
Auguri di Natele “perugini” con un testo di Nuvoletta Giugliarelli tratto da : “Cristo l’à ditto ma acussì v l’arconto”.
Nuvoletta Giugliarelli, nata nel 1945 a Castel del Piano, frazione del Comune di Perugia, ha vissuto a Ponte San Giovanni, dove ha esercitato la sua professione di insegnante elementare conducendo numerose, esperienze pedagogiche e realizzando significativi progetti sia individuali sia in collaborazione con i colleghi. Da ricordare l’introduzione del quotidiano a scuola già dai primi anni settanta, il Progetto” Bambini d’Europa” con scuole elementari di Scozia, Francia e Germania, il Progetto Lettura triennale “Cresce meglio chi legge”. Ha conseguito il grado accademico di Magistero in Scienze Religiose presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi della Pontificia Università Lateranense. Il suo contributo e il suo impegno in ambito culturale, politico, sociale è stato sempre rivolto al suo territorio. La passione per il dialetto perugino l’ha condotta ad una partecipazione attiva e assidua alle varie attività dell’Accademia del Dónca fin dal 2006. Nel 2009 ha pubblicato: N dialetto è mejo (Morlacchi Editore) e molte sue poesie sono inserite nelle antologie Perugia e l su dialetto, n’amor da faje l verso (2007), Perugia te l dice n verzi (2008), Verzi ngrifati (2009), Noaltri Perugine (2010), Dillo m Perugino, ché vien mejo (2011), L mèjo d i Poeti Perugini (2012), Velimna – l’Etrusco colpisce ancora – (2010), Minimetro… che passion! (2009) e Cristo l’à ditto ma acussì v l’arconto (2015). Si è spenta recentemente a Perugia, il 17 agosto di quest’anno.
Vi proponiamo dai testi di Nuvoletta, il racconto della parabola del ricco stolto, con l’augurio che le prossime feste di Natale siano per ciascuno di noi l’occasione per scorgere, nel mistero del Verbo incarnato, la fonte della vera ricchezza, quella che davvero riempie la vita di ogni uomo.
Il ricco stolto
Gesù arcomandava de nn avecce avidità,
la vita n dipende da quil che uno cià.
E arcontò sta storia d n òmo, poretto,
che l’intelligenza je faceva difetto:
“La terra d n òmo éva dato mbompò
e, come sistemà tanta robba, lu ragionò:
penzò d fa più grossi i magazzini
che quje d prima èrono armasti cinini.
Ce volle mette l grano e tutti i su beni
e tanti anni sarìono stati per lu sereni:
s saria arposato, ben magnato e bevuto
e, per tutta la vita, siguro, avria goduto.
Ma Ddio j disse ch’era davero stolto
ché q(u)la notte la vita j’avria chiesto
e alora la robba che l’éva ardunata affà?
Tutto quillo preparato di chi sarà?
Chi amucchia amucchia sempre per lu
nun è ricco quanno è, con Dio, lassù.”
A l’improviso gni persona pol murì
e… i tesori ènno n cielo, no tuquì!
La Parabola del ricco interpretata dai bambini della scuola primaria “La Fonte” di Pieve di campo.
Il ricco stolto – Gesù raccomandava di non avere avidità, / la vita non dipende da quello che uno ha / e raccontò questa storia di un uomo, poveretto, / a cui l’intelligenza faceva difetto:// “La terra di un uomo aveva dato molto / e, come sistemare tanta roba, lui ragionò: / pensò di fare più grossi i magazzini / che quelli di prima erano rimasti piccolini. // Ci volle mettere il grano e tutti i suoi beni / e tanti anni sarebbero stati per lui sereni: / si sarebbe riposato, ben mangiato e bevuto / e, per tutta la vita, di sicuro, avrebbe goduto. // Ma Dio gli disse che era davvero stolto / perché quella notte la vita gli avrebbe chiesto / e allora la roba che l’aveva radunata a fare? / Tutto quello preparato di chi sarà? // Chi accumula accumula sempre per sé non è ricco quando è, con Dio, lassù.” / All’improvviso ogni persona può morire/ e… i tesori sono in cielo, no qui!