
Camminando lungo il Borgo Bello verso l’abbazia di San Pietro, in prossimità dell’omonima porta del secolo XV attribuita ad Agostino di Duccio e Polidoro di Stefano, alzando lo sguardo al di sopra dell’arco, s’impone un affresco dalle notevoli dimensioni raffigurante la Madonna del Rosario. Vi è unita un’iscrizione, ormai difficilmente leggibile, che ricorda ai passanti lo speciale ed antico legame esistente tra i perugini e la Madre di Dio, tanto forte per i nostri antenati, da denominare Perugia, in numerosi documenti sia civili che ecclesiastici con l’appellativo di “Città di Maria”.
Un prima forma pubblica di tale attestazione l’abbiamo dagli Annali Decemvirali (anno 1629, carta 140) il 5 gennaio 1629. Il priore Francesco Ridolfino, prima della consueta riunione dei priori, dei consoli, degli uditori del cambio e dei camerlenghi delle arti di Perugia, prendendo la parola propose: “…se piaccia dedicare la Città di Perugia alla Vergine Maria e quella in futuro titolare e chiamare AUGUSTA PERUGIA, CITTA’ DELLA BEATA MARIA. La proposta fu accolta all’unanimità oltre che con particolare entusiasmo: …tutti con voto unanime e concordemente a viva voce esultando e giubilando posero la città e i suoi cittadini sotto la protezione della gloriosa Vergine Maria e ordinarono e decretarono che la città d’ora innanzi si chiamasse AUGUSTA PERUSIA CIVITAS BEATAE MARIAE”.
Tale voto fu rinnovato solennemente, ma in forma diversa il 22 gennaio 1631. Il priore Francesco Graziani dichiarò che il consiglio era stato adunato proprio “…allo scopo di eleggere la Vergine del Santissimo Rosario Madre di Dio patrona e avvocata della nostra città. La proposta ebbe unanime approvazione e fu decretato che: … per l’avvenire e in ogni tempo la stessa Augusta città di Perugia risplenda insignita di questo titolo, quasi di preziosissimo diadema URBESQUE VIRGINIS SANCTISSIMI ROSARII NUNCUPETUR” (Ann. Decemv. 1631 carta 1).
Ciò che colpisce, in questa ed altre occasioni è che tali intenti non venivano proposti dall’autorità ecclesiastica ma bensì da quella civica, in un contesto sociale certamente impregnato dalla fede cristiana ma dove le diverse prerogative sia civili che religiose erano ben chiare e distinte.
Temendo che se ne perdesse la memoria, dopo 85 anni, il 12 dicembre 1716, tale voto viene rinnovato con apposita delibera decemvirale. Non va taciuto che appena due mesi prima, il 2 ottobre 1716 in occasione di una tremenda epidemia, lo stesso consiglio dei decemviri decreta di far richiesta di una speciale esposizione della reliquia del Santo Anello e di offrire in pegno un prezioso cuore d’oro massiccio (ancora custodito dentro la cassa dalle 12 chiavi), a perenne ricordo. Di tale avvenimento si conserva nella serie degli Acta Ecclesiastica regolare rescritto presentato al vescovo di Perugia Vitale Giuseppe De’ Buoi che concede quanto richiesto. Leggiamo dalla cronaca di quell’evento: “… per la qual cosa l’ill.mo e reverendissimo Signore Vitale Giuseppe De’ Buoi, vescovo meritissimo di Perugia dopo il Sacrosanto Sacrificio della Messa celebrato nella sua chiesa cattedrale, subito dall’altere maggiore si recò alla cappella di San Giuseppe, dove il SS.mo Pronubo Anello della Madre di Dio suole essere custodito con ogni cura. Ed apparendo ivi per volere di tutto il generale consiglio il Sacratissimo Anello esposto solennemente agli occhi e alla venerazione di tutti, e gli Ill.mi Signori Decenviri pregando genuflessi, allora il provvido e piissimo Presule ad eccitare meglio la sincera e assidua devozione verso la Vergine volle lodevolmente rendere anche più celebre questo giorno con una orazione tanto solenne quanto sotto ogni riguardo ornatissima. Quindi il nobile uomo Galeotto Baglioni, secondo capo del senato dell’Augusta, recitata la formula su riferita con alta e intellegibile voce, ma al tempo stesso con profonda umiltà rinnovò per tutti la promessa del voto, offrendo un cuore d’oro, che dall’Ill.mo Vescovo fu appeso alla teca argentea del Santissimo Anello, cosicché dovesse rimanervi in perpetuo a procurare a noi la felicita e a maggior gloria di Dio e della Madre sua” (Ann. Decemv. 1716 carte 22 e 23).
Più vicino ai nostri giorni, il Vescovo Gioacchino Pecci, questa volta di sua iniziativa, dedicò una cappella in San Domenico, a ricordo del voto solennissimo del 1629 ed il 7 settembre 1873 infine, su suggerimento del beato Pio IX, consacrò, dinnanzi all’immagine della Madonna delle Grazie, città e diocesi di Perugia all’Immacolata.
Questi e molti altri segni (gonfaloni, dipinti votivi, cappelle e santuari mariani…) testimoniano la costante e profonda devozione dei perugini verso la Madre di Dio. Ci auguriamo che le vicende del passato si traducano ai nostri giorni in una sorta di memoriale capace aiutarci a vivere e a trasmettere la fede del presente.
Nelle immagini:
- Perugia, borgo XX giugno, L’arco di Porta San Pietro
- Il Cuore d’oro del voto del 1716, al cui interno è custodita una pergamena con la memoria della supplica
- Stemma di Vitale Giuseppe De’ Buoi, vescovo di Perugia dal 1711 al 172