I monaci dell’Eremo di Montecorona preoccupati per le famiglie sfollate a causa del terremoto del 9 marzo

«Siamo vicini con la preghiera a tutte loro e alle autorità civili, affinché abbiano la saggezza e la forza per prendere decisioni che tengano conto delle persone in difficoltà…»

«Come tutti, le scosse del terremoto del 9 marzo scorso ci hanno sorpresi e anche impauriti». A dirlo, in una toccante testimonianza raccolta dall’Ufficio stampa diocesano di Perugia, sono i dodici monaci della Famiglia Monastica di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di San Bruno che abitano, in clausura, l’Eremo di Montecorona (secolo XVI), nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve. È situato sulla sommità di una collina, nella zona dell’Alta Umbria interessata dal sisma di due settimane fa che ha costretto più di 700 persone a lasciare le proprie abitazioni inagibili e la chiusura di diverse attività produttive, mettendo a dura prova le località di Pierantonio, Pian d’Assino, Badia di Montecorona e Sant’Orfeto, tra i comuni di Perugia ed Umbertide.

I monaci, nel proseguire il loro racconto, esprimono preoccupazione non per il loro monastero, che «non ha sofferto danni tali da rendere inagibile l’insieme della struttura – affermano –, salvo tre ambienti che dopo una verifica sono stati considerati per ora inagibili», ma per le tante persone sfollate di Pierantonio e Pian d’Assino che «non possono più abitare nelle loro case per il momento, tra cui alcune famiglie a cui siamo legati. La nostra vicinanza si esprime tramite la preghiera quotidiana per gli sfollati. Preghiamo anche per le autorità civili, affinché abbiano la saggezza e la forza per prendere decisioni che tengano conto delle persone in difficoltà e diventino operative in tempi brevi».

Nell’avviarsi alla conclusione del loro racconto, i monaci dell’Eremo di Montecorona affidano «tutti al Signore nostro Creatore Provvidente e Padre Buono, fondamento saldo su cui ci possiamo appoggiare, affinché ci protegga e mantenga viva in noi la speranza», ricordando quanto scritto nel Salmo 45,1 della Bibbia: “Dio è per noi rifugio e forza. Aiuto sempre vicino nelle angosce”.

Chi sono i monaci di Betlemme? La loro famiglia monastica è nata come ordine femminile, in Francia, nel 1950, e successivamente riconosciuta dalla Santa Sede. Oggi è presente in diversi Paesi con circa trenta monasteri. Il ramo maschile, costituito nel 1976, anima alcuni monasteri in Francia, Israele e Italia, tra cui quello Montecorona. “I monaci si dedicano all’assiduo ascolto della Parola di Dio e alla preghiera del cuore in una vita di solitudine, di silenzio, di comunione liturgica e fraterna, d’obbedienza e d’umile lavoro” (dal Decreto di riconoscimento della Santa Sede). La Regola di vita di questi religiosi si inserisce nell’alveo della tradizione spirituale che fa capo a san Bruno, patriarca dei monaci solitari d’Occidente. Essa prevede, all’interno di una vita di clausura, una forte dimensione di solitudine e di silenzio, unita alla presenza di un intenso vincolo comunitario. Ed è quello che si vive tra le mura dell’Eremo di Montecorona formato da diciotto celle solitarie, una chiesa ed edifici per la vita comunitaria degli stessi monaci.

L’ultima volta che questa comunità monastica ha lasciato la clausura è stato in occasione dell’arrivo a Perugia del nuovo arcivescovo Ivan Maffeis, lo scorso 11 settembre, incontrandolo nella vicina abbazia di San Salvatore in Montecorona. Monsignor Maffeis, nelle ultime due settimane, non ha fatto mancare la sua presenza e vicinanza alle popolazioni terremotate dell’Alta Umbria, come tutta la Chiesa particolare attraverso la Caritas diocesana.