A Perugia, sabato 27 aprile, più di duecento tra volontari e operatori Caritas, sacerdoti e diaconi permanenti hanno accolto l’invito della Caritas diocesana a partecipare alla Giornata di formazione nel tempo di Pasqua tenutasi al Centro Mater Gratiae. Ospite e relatore dell’incontro è stato Ernesto Olivero, fondatore del Sermig-Arsenale della Pace di Torino, presentato dal cardinale Gualtiero Bassetti. «Ernesto ha incontrato Gesù sin da bambino e ha un sogno – ha detto il cardinale –, quello di abbattere la fame e l’ingiustizia nel mondo stando nella Chiesa. Ha realizzato dei progetti umanitari con l’aiuto di molte persone, soprattutto giovani, in diverse parti del mondo, dando vita ad altri due Arsenali della Pace in Brasile e in Giordania. Ernesto ha creato queste opere di carità, che noi potremo dire che sono dei patrimoni, ma lui non possiede nulla. L’unica proprietà che ha è una corona del Rosario, che è molto logora nel recitare diciassette rosari al giorno e in questa sua preghiera ci siamo tutti noi. Stare continuamente in colloquio con Dio è la riprova di quello che concretamente egli testimonia».
«Ernesto è un uomo che non va canonizzato in vita – ha proseguito Bassetti –, è ancora una creatura che cammina come noi, ma è entrata nella logica cristiana di don Primo Mazzolari: “Quando da Dio hai ricevuto tutto non si può dare solo qualcosa”. A insegnarcelo che si vive donando al prossimo è Gesù stesso, che sulla croce ha donato tutto anche sua madre. Ernesto è un esempio di questo donarsi all’altro, come lo sono stati Madre Teresa di Calcutta, il nostro venerabile Vittorio Trancanelli e altre figure di santità».
Prima di ascoltare l’esperienza del Sermig dalle labbra del suo fondatore, sono intervenuti padre Giulio Michelini (Ofm), preside dell’Istituto Teologico di Assisi, che ha offerto una meditazione sul messaggio della «carità del Risorto» che il tempo di Pasqua trasmette ai cristiani, e il diacono Giancarlo Pecetti, direttore della Caritas perugina, che ha presentato le opere realizzate da Olivero attraverso l’Arsenale della Pace.
«Oggi c’è una fame incredibile di Dio e i cristiani devono riconquistare la loro credibilità – ha affermato il fondatore del Sermig –. Oggi la gente ha paura di essere ingannata e bisogna riconquistarla con il silenzio e con i fatti concreti. I fatti devono parlare, altrimenti tutti gli scandali che ci sono stati impediscono alle persone di pensare che Dio le aspetta per un appuntamento speciale».
Ernesto Olivero, attraverso le sue opere di carità, ha precorso quanto oggi esorta a fare Papa Francesco, essere Chiesa in uscita, povera tra i poveri, che «deve aprire le porte delle sue chiese notte e giorno per accogliere chi ha fame di Dio».
Parlando di come devono essere realizzate e portate avanti le opere della Chiesa, Olivero ha detto che «devono avere bilanci trasparenti e credibili agli occhi della gente. Queste opere devono sapere di Dio e non sapere degli uomini». Ha raccontato che il bilancio finanziario del Sermig-Arsenale della Pace, in cui trovano quotidianamente ospitalità più di 3.500 persone nelle sedi di Torino, del Brasile e del Giordania, è stato vagliato su sua richiesta dalle autorità competenti in materia prima di essere presentato dalle stesse.
«Oggi siamo in uno dei momenti più drammatici della storia – ha evidenziato Olivero –, perché le cose che diciamo come cristiani, per essere vere, dobbiamo noi crederci per primi, dimostrando di viverle senza chiacchiere». E riguardo ai cristiani martiri e perseguitati nel mondo, Olivero ha portato l’esempio concreto dell’«Arsenale dell’Incontro realizzato in Giordania, in pieno Islam». In questo luogo, ha evidenziato, «noi ci vogliamo incontrare sulla sofferenza. Accogliamo bambini disabili cristiani e musulmani senza parole, i fatti devono parlare. Quando i fatti parlano la comunione c’è, l’unità c’è nella diversità. Sono state dette troppe parole. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Oggi è il tempo del silenzio e dei fatti concreti e noi andiamo d’accordo con i musulmani e siamo uniti dai bambini disabili, che prima erano scartati da tutti. Noi li amiamo e l’amore porta concordia»..