
Quella che, con il mese d’ottobre, ha aperto i battenti presso il Museo diocesano non è una mostra rivolta soltanto ai cultori dell’arte. Il rientro a Perugia dopo due secoli della “nostra” Pala di Monteluce – commissionata dalle Clarisse a Raffaello, trafugata alla fine del Settecento e oggi conservata nella Pinacoteca Vaticana – rappresenta qualcosa di più dell’arrivo di un capolavoro rinascimentale.
Nel gioco di sguardi degli Apostoli, chini sul sepolcro della Madonna, c’è l’umanità intera con le sue – le nostre – inquietudini, paure e fallimenti. È uno smarrimento che sboccia in stupore e meraviglia per la sorpresa di quell’urna fiorita, lembo di Cielo che accarezza la terra e la ricollega alla sorgente.
Il percorso della mostra – dal Crocifisso alle tavolette della predella, per giungere alla Pala dell’Incoronazione della Vergine – è pari a quello indicato dai sassolini bianchi lasciati lungo la strada da Pollicino, tracce che consentono di uscire dal bosco e con i fratelli far ritorno a casa.
don Ivan, Vescovo
