«Bisogna creare le condizioni perché le persone possano scegliere di muoversi, di migrare, ma anche di restare e questo è un fatto umano. Dio ha creato la terra per gli uomini, affidando questo bel giardino alle loro cure, ma i confini alle nazioni li abbiamo messi noi». Lo ha sottolineato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, aprendo la Giornata di formazione per operatori e volontari promossa dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve tenutasi il 17 ottobre, presso il Centro Mater Gratiae del capoluogo umbro.
I Corridoi umanitari. Nel rispetto delle disposizioni sanitarie per prevenire il contagio da Covid-19 hanno preso parte circa 80 operatori e volontari impegnati nei servizi caritativi diocesani e parrocchiali. Ad introdurre la Giornata dedicata al tema dei “Corridoi umanitari”, è stato il direttore della Caritas don Marco Briziarelli, che ha raccontato la sua esperienza di neo sacerdote vissuta, nel 2017, nell’accompagnare il cardinale Bassetti all’aeroporto di Pratica di Mare per accogliere, in qualità di presidente della Cei, un gruppo di famiglie profughe giunte in Italia attraverso il progetto dei “Corridoi umanitari” condiviso dal Governo, dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Caritas italiana. Attualmente a Perugia ci sono due famiglie siriane cristiane giunte in Italia grazie a questo progetto. Una terza famiglia potrebbe arrivare prossimamente, ma è indispensabile, per questo tipo di accoglienza, il coinvolgimento di molti per una loro dignitosa integrazione. «Questo momento di formazione – ha auspicato il direttore don Briziarelli – si trasformi nel desiderio concreto di accogliere una terza, quarta… famiglia». Significative al riguardo le testimonianze dei membri delle due famiglie siriane accolte e dei coniugi Giancarlo e Maria Luisa Pecetti, già responsabili della Caritas diocesana, che molto si sono prodigati per il progetto dei “Corridoi umanitari” a Perugia.
Le testimonianze. La Giornata di formazione ha aiutato a comprendere meglio questo impegno-aiuto a favore di persone richiedenti protezione internazionale, con l’ascolto delle interessanti testimonianze di Mario Marazziti, giornalista e scrittore, già presidente della Commissione affari sociali della Camera dei Deputati, e di Luciano Morini, referente perugino della Comunità di Sant’Egidio, impegnato nel progetto “Corridoi umanitari”. Ad introdurre le due testimonianze la riflessione di padre Giulio Michelini (Ofm), preside dell’Istituto Teologico di Assisi (ITA), che ha parlato della narrazione biblica della migrazione ad opera di Dio.
La grande giustizia. «C’è una libertà fondamentale dell’uomo da tutelare anche in nome di Dio, quella di migrare – ha proseguito nel suo intervento il cardinale –. Questo lo vediamo anche con tanti nostri giovani che scelgono di andare all’estero per motivi di lavoro. Però gli uomini non devono essere costretti a migrare a causa delle loro disumane condizioni di vita. La più grande giustizia sarebbe quella di portate in tutto il mondo, soprattutto nelle nazioni più povere un equilibrio. Anni fa erano state intraprese politiche di sostegno a questi Paesi con la remissione del loro debito da parte degli Stati più ricchi; una forma di giustizia rilanciata da san Giovanni Paolo II durante il Giubileo del 2000. Benedico di cuore tutti coloro che si impegnano per queste forme di giustizia, affinché tutti possano essere liberi di partire e liberi di restare».
La povertà interiore. «La Caritas ha il compito di aiutare i poveri – ha ricordato Bassetti –. Noi vediamo oggi che le povertà si moltiplicano perché il povero non è soltanto quello a cui manca il necessario per vivere. La povertà è soprattutto quella interiore, la solitudine, la povertà è quella di chi viene da me e mi chiede: “Mi spiega perché Dio mi ha messo al mondo, che senso ha la mia vita? Occorre aiutare i nostri fratelli smarriti a ritrovare il significato profondo della vita. Questo è il compito primario di ogni cristiano e la Caritas ci deve stimolare in questo senso».
Covid-19: «Non è il momento di ripiegarsi su sé stessi».
Il cardinale è intervenuto anche sull’evoluzione della pandemia in Italia e in Umbria. «Si è accentuato anche da noi il contagio da Covid-19 e vedo tanta preoccupazione. E’ giusto essere preoccupati, ma nella gioia di poter essere ancora più utili agli altri, perché questo è lo scopo del cristiano. Quando c’è un’emergenza, una situazione complessa, non è il momento di ripiegarsi su sé stessi, ma fare di tutto per reagire e questo fa bene alle persone che ci stanno vicino. Bisogna fare tutto quello che la carità ci chiede e naturalmente nel rispetto di quelle regole che ormai conosciamo così bene, perché ci vengono dette in continuazione e alle volte creano qualche tensione e paura. Non deve essere la paura a spingerci, perché ci porta a chiuderci, ad essere egoisti, ma deve essere l’amore che abbiamo verso gli altri, cominciando dalla nostra famiglia, a portarci a rispettare quelle regole che in questo momento sono così necessarie».