Domenica 2 giugno, festa dell’Ascensione di Gesù al Cielo, il centro storico di Perugia ha ospitato un significativo evento della Chiesa perugino-pievese: il 7° Meeting “E io vi ristorerò…” nella sofferenza la speranza, promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale della salute. Un’iniziativa itinerante rivolta a ospiti, operatori e volontari di strutture per anziani, malati e disabili e alle loro famiglie, coinvolgendo in sette anni le Zone pastorali dell’Archidiocesi e diverse realtà socio-sanitarie e assistenziali-caritative territoriali.
Dall’estrema unzione alla Pastorale della salute.
Il 7° Meeting ha visto nel pomeriggio, presso la Sala dei Notari del Palazzo comunale dei Priori, l’interessante conferenza sul tema dell’animazione della Pastorale della salute nel territorio. A relazionare è stato invitato don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale Cei della pastorale della salute, da anni impegnato su questo delicato ambito ecclesiale e sociale. Ha ricordato, attraverso un puntuale excursus, l’evoluzione della Pastorale della salute, che all’origine era quella «dell’estrema unzione». Poi «il Concilio Vaticano II ha ridefinito quest’ambito sacramentale denominandolo “unzione degli infermi” e collocandolo in una logica di accompagnamento nel tempo della malattia. Successivamente c’è stato un ulteriore passo in avanti con la creazione del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, così da andare l’oltre l’azione sacramentale. In tempi più recenti siamo passati dalla Pastorale sanitaria a quella della salute, promuovendo un’azione pastorale nei luoghi, nei tempi, nei momenti in cui la salute diventa fragile. La Chiesa ha fatto tutto questo cammino – ha evidenziato don Angelelli –, perché la Pastorale della salute è trasversale a tutti gli ambiti pastorali, ma l’impressione è che nelle comunità parrocchiali pochi se ne sono accorti».
Dall’assistenza ospedaliera a quella domiciliare.
Altro aspetto trattato dal direttore dell’Ufficio Cei è stato quello del «mutamento della sanità attraverso la diminuzione dei tempi dei ricoveri ospedalieri e la riduzione degli ospedali a causa dei tagli». Questo, ha affermato don Angelelli, «ha comportato che i luoghi di cura sono sempre più per situazioni patologiche acute. Mancano strutture per le cure intermedie e tante patologie vengono vissute dal paziente tra le mura domestiche. I problemi maggiori sono oggi nei territori e nei domicili di malati, disabili e anziani. Recendomi in diverse regioni rilevo che sempre più spesso le persone si ritrovano da sole, a domicilio, a far fronte a una quantità di problematiche e non sempre ci sono i servizi sul territorio. L’auspicio della nostra Chiesa è quello di essere sempre più vicino a queste persone in difficoltà, oltre ad auspicare che lo Stato attivi quei servizi territoriali, domiciliari che possono sollevare le famiglie nel momento della difficoltà, accompagnandole nei migliori percorsi di cura». Al riguardo don Angelelli ha fatto un esempio: «E’ sempre più difficile gestire a casa una persona malata di Alzheimer per cinque, otto, dieci anni. Una famiglia rischia di andare in fortissima sofferenza dal punto di vista umano, relazionale ed anche economico. Per questo la Pastorale della salute deve essere in grado di aiutare queste persone a casa loro»
Le realtà ambulatoriali solidali, di prossimità.
La Chiesa è aiutata in questo, ha ricordato il sacerdote, dalla «nascita di molte realità ambulatori solidali, di prossimità e di azioni messe in piedi dalle Caritas (come nel caso del “Consultorio medico” presso il “Villaggio della Carità” di Perugia, n.d.r.). Una volta queste strutture erano rivolte a persone immigrate, senza fissa dimora, con gravi disagi sociali… Oggi a queste strutture – rileva don Angelelli – si stanno rivolgendo sempre più italiani, che non sono più nella condizione economica di curarsi».
Una rete non sostitutiva dello Stato, ma sussidiaria.
«La Pastorale della salute – ha ricordato il responsabile Cei – si sta muovendo da una logica sanitario-ospedaliera a quella territoriale-domiciliare, strutturandosi a livello parrocchiale», auspicando che questo possa avvenire, se non è già avvenuto, anche a Perugia. Un aiuto in tal senso ci sarà con il varo, tra meno di un anno, di un vademecum per la figura del coordinatore parrocchiale di Pastorale della salute. Si tratta di una «persona – ha detto don Angelelli – che mette insieme il volontariato, i movimenti, i ministri straordinari dell’Eucaristia, i diaconi e le forze buone della parrocchia per creare una rete solidale sul territorio. Questa rete non è sostitutiva dello Stato, ma sussidiaria, che deve affiancare lo Stato perché faccio lo Stato».
No alle culture dell’individualismo e dello scarto.
Non da ultimo, il direttore dell’Ufficio Cei ha ricordato che «non possiamo dirci cristiani se non usciamo dalle nostre strutture e ci facciamo prossimi nei luoghi e nei tempi della sofferenza e per farlo non c’è bisogno di una grande organizzazione. La Pastorale della salute ha un modo strategico e profetico, perché in questo momento la cultura predominante dell’individualismo sfrenato va nel senso esattamente opposto al messaggio evangelico del farsi prossimi». Ad esempio, ha sottolineato don Angelelli, «dedicare un po’ del nostro tempo per andare a trovare la persona sola anziana, malata, disabile… che abita a cento metri da casa, noi abbiamo messo in moto una rivoluzione di amore che lascerà il segno profondo. E’ questa la lotta alla cultura dello scarto che, per sconfiggerla, non bisogna essere volontari-professionisti della Pastorale della salute, ma “semplici” cristiani».
Per la buona riuscita del Meeting impegnati in diversi.
Questo 7° Meeting della salute è proseguito con la celebrazione eucaristica della domenica dell’Ascensione nella cattedrale di San Lorenzo presieduta da mons. Fausto Sciurpa insieme a don Massimo Angelelli e a mons. Saulo Scarabattoli, vicario episcopale della Prima Zona pastorale dell’Archidiocesi (Perugia città), animata dalla Pastorale diocesana della salute, che ha visto impegnati diversi suo membri per la buona riuscita di questa iniziativa, in primis il suo direttore, il dottor Stefano Cusco, insieme alla dott.ssa Gabriella Angeletti, responsabile della Pastorale regionale Ceu della salute, al dottor Mario Dottorini, presidente AMCI Perugia, e a Maurizio Santantoni, dell’Associazione perugina di volontariato (Apv).
“Mille voci per la bontà”.
Particolarmente seguito è stato lo spettacolo serale canoro-musicale “Mille voci per la bontà”, in piazza IV Novembre, animato dalle corali delle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi sulla gradinata della cattedrale, con la partecipazione del tenore fra’ Alessandro Brustenghi, che ha parlato anche della sua vocazione. Durante questo concerto conclusivo del 7° Meeting (alcuni momenti sono visionabili nel servizio video realizzato per il sito: www.umbriaoggi.news) si sono esibiti 350 coristi dei cori delle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi, magistralmente coordinati da Antonio Salemme, e ci sono state delle testimonianze lette da alcuni artisti locali sulla figura del venerabile medico chirurgo Vittorio Trancanelli, sulla “storica visita” di papa Francesco all’Istituto Serafico di Assisi del 4 ottobre 2013 e letti alcuni scritti del cardinale Gualtiero Bassetti sulla sua Visita pastorale a luoghi di cura e sofferenza. E il cardinale Bassetti, presente al concerto in piazza, ha definito l’evento del 7° Meeting con queste parole: «Sono contento perché la nostra Chiesa ha intrapreso un cammino sinodale. Sinodale vuol dire camminare insieme. In questa piazza, questa sera, ci sono Parrocchie insieme, Zone e Unità pastorali insieme, quindi è insieme che dobbiamo camminare e testimoniare l’amore del Signore anche con il canto. Siamo diventati Chiesa in uscita, perché questi incontri si facevano prima dentro la cattedrale, dentro le chiese, oggi in piazza, accogliendo l’invito di papa Francesco, quello di “essere Chiesa in uscita”».
L’attualizzazione dell’Ascensione.
Il cardinale si è soffermato anche sulla domenica dell’Ascensione. «Questa di stasera – ha detto – è stata una bella e grande sorpresa incastonata nella festa dell’Ascensione, la festa del mandato di Gesù ai discepoli e a tutti noi: “Andate nel mondo ad annunciare il Vangelo”. E questa sera un po’ di mondo l’abbiamo anche nella nostra splendida piazza, rappresentato dal coro diocesano multietnico che si è esibito con gli altri cori; è l’attualizzazione dell’Ascensione, il mondo che si ritrova unito, un cuor solo e un’anima sola. E poi c’è un altro aspetto della festa di oggi, che lo sottolinea l’evangelista Marco: Gesù, mentre si distacca dai suoi discepoli nel salire al Cielo, benedice loro e benedice tutta l’umanità. E l’ottimismo che vorrei trasmettervi è che noi siamo in quella benedizione».