“Con lui torna ad accendersi la vita”

“Nel mistero di questa Notte Santa, ciascuno di noi è qui per cercare un suo posto nel presepe. La notizia, che riempie di speranza, è che – attorno a questo “bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” – questo posto c’è: per me, per te, per ciascuno”.

Così il Vescovo Ivan nella Notte di Natale, in una Cattedrale gramita di fedeli. Di seguito, la continuazione dell’omelia.

La tradizione ci rappresenta il presepe popolato da tante figure, che rimandano alla vita quotidiana: accanto ai pastori, ci sono il falegname e il calzolaio, la lavandaia, il pescatore, il fabbro… Questa sequenza di mestieri – come ha indicato in questi giorni Papa Leone – “ci ricorda che tutte le nostre attività, le nostre occupazioni quotidiane, acquistano il loro senso pieno nel disegno di Dio, che ha il suo centro in Gesù Cristo”.

È come dire che ognuno di noi partecipa a questa Notte Santa con tutta la propria storia personale, familiare e professionale: l’impegno del lavoro e delle responsabilità che la vita ci ha affidato non solo non distolgono dal canto degli angeli, ma sono la nostra voce, la voce della nostra risposta.

Natale celebra la vita, da quella che nasce nel grembo materno a quella che ti chiama ogni giorno a affrontare il mare aperto: la vita accade nella misura in cui sappiamo stare nella realtà, uscire dal porto di sicurezze effimere e affidarci, alzare la vela e dar fiducia.

Per farlo abbiamo bisogno di poco: bastano una mangiatoia e il calore di una Madre che ci avvolga con lo sguardo del cuore. Dio stesso non ha chiesto di più per nascere. È entrato nudo nel tempo, rivestito della fragilità che accompagna ogni figlio d’uomo.

Non vergognarti delle tue fragilità, non temere le tue debolezze; soprattutto, non fermarti a una cultura che ti spinge a nasconderle per abbracciare modelli di perfezione che spesso finiscono per rivelarsi – se non impossibili – addirittura disumani.

Solo chi riconosce con umiltà le proprie povertà sa anche accogliere l’annuncio liberante della misericordia – “Oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” – e più non giudica gli altri: si china, piuttosto, su di loro, si fa riflesso di quella compassione solidale che ha portato il Signore a farsi prossimo alle persone incontrate.

Torna anche tu a tendere una mano, a prenderti cura, a sentire non il peso ma la gioia per la presenza dell’altro: “Sulla terra non c’è spazio per Dio, se non c’è spazio per l’uomo”, ha sottolineato poco fa Papa Leone. Dove ci si accoglie e le relazioni sono custodite, Dio si fa presente, Dio torna a nascere. E con lui, torna ad accendersi la vita. La tua, la vita della famiglia, della comunità, della stessa società.

“In un contesto umano e culturale troppo frammentato – sono ancora parole del Papa – il Natale del Signore reca con sé il dono della pace e ci invita a diventarne segno profetico … E questo avviene se noi per primi viviamo come fratelli e facciamo brillare nel mondo la luce della comunione”.

Buon Natale a ciascuno, a tutti.

 

don Ivan, Vescovo