«La Concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, nell’imminenza della Santa Pasqua, promuove tre eventi culturali all’insegna della fede, della cultura e dell’arte, rientranti nel progetto di promozione artistica curato da tempo dal Capitolo della stessa Concattedrale e del Museo del Duomo, oltre che dell’intera Città». Ad annunciarlo è l’arciprete e parroco don Simone Sorbaioli, nel presentare questi tre importanti appuntamenti. Si tratta della presentazione del restauro di un antico “Ecce Homo”, dell’inaugurazione della mostra delle pregevoli opere dell’artista Marta Perugini “εἰκόνα – L’icona come finestra sul cielo di Dio” e del concerto per la Pasqua dell’orchestra “Camerata Strumentale Città di Prato”.
Il restauro dell’“Ecce Homo” è stato presentato nel pomeriggio del 31 marzo, ultimo venerdì di Quaresima, una scultura lignea risalente al XVII secolo, esposta per molti anni in una nicchia del transetto sinistro della concattedrale, quasi dimenticata. «Dopo una attenta analisi – spiega don Simone Sorbaioli – sono state rinvenute alcune tracce pittoriche nascoste da una recente tinta nera con la quale l’opera era stata maldestramente ricoperta. La scultura è stata traslata nel laboratorio di restauro di Rita Bellatreccia la quale ne ha riportato alla luce le tinte originali, riscoprendone così il grandissimo valore artistico. Il restauro è avvenuto grazie al contributo volontario dei fedeli: segno di un comune sentimento di amore per il bello che necessariamente conduce il credente a Dio». L’“Ecce Homo” sarà esposto fino a Venerdì Santo, 7 aprile, giorno nel quale la fede e la pietà popolare pievese si manifestano con tante iniziative intorno alla passione di Gesù, prima fra tutte la processione con l’antichissimo Cristo Morto.
La mostra dell’artista Perugini. Il primo aprile, alle ore 16.30, in duomo, verrà inaugurata la mostra dell’artista Marta Perugini dal titolo: “εἰκόνα – L’icona come finestra sul cielo di Dio”. Il percorso espositivo, allestito dai volontari del Museo del Duomo, vuole unire la fede che scaturisce dal fatto reale della resurrezione di Cristo con la simbologia ad essa intimamente connessa che si esprime nell’arte pittorica dell’icona: finestra che permette all’osservatore credente di affacciarsi alla contemplazione del mistero. La mostra sarà ospitata nelle cripte del duomo ed osserverà il seguente orario: da giovedì a domenica, dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 15 alle 18, con ingresso gratuito.
Il concerto per la Pasqua. Lunedì Santo, 3 aprile, alle ore 21, nella concattedrale, vedrà esibirsi l’orchestra “Camerata Strumentale Città di Prato” che eseguirà di Francesco Durante i Concerti n. 8 e n. 1 e di Giovanni Battista Pergolesi lo Stabat Mater, per soprano, contralto, archi e basso continuo. Ad assumere la guida di questa prestigiosa orchestra è il maestro Simone Ori, pratese, che per tanti anni ha dato il suo contributo artistico alla vita della “Camerata” suonando l’organo o il clavicembalo. Nel consolidare la sua figura professionale, le sue collaborazioni sono richieste da orchestre, ensemble, direttori di primissimo piano in Italia e all’estero, particolarmente nel repertorio barocco e classico. Le voci di due autorevoli specialiste, Francesca Lombardi Mazzulli, soprano, e Lucia Napoli, mezzosoprano, assicurano un’esecuzione in grado di restituire tutto lo splendore e la commozione d’un capolavoro immortale quale lo Stabat Mater di Pergolesi. Opera che trasfigura l’immagine di Maria che contempla il supplizio del figlio crocifisso in una bellezza essenziale e dolente, modello di pathos spirituale per tutti i compositori a venire e potentissima fonte di ispirazione ancora ai nostri giorni. Accanto a questa insuperata “Pietà” scolpita in musica, il concerto offre l’opportunità rara di ascoltare due gioielli strumentali di Francesco Durante, che fu maestro di Pergolesi e di tanti altri illustri compositori formatisi nei conservatori napoletani. Tra le poche eccezioni in un vastissimo catalogo prevalentemente liturgico figurano questi Concerti di Durante per archi, il cui connubio di dottrina e fantasia certifica la grandezza di uno dei più venerati musicisti del Settecento partenopeo.