«Vittorio Trancanelli, in questa pandemia, non avrebbe fatto tanti discorsi, perché la sua testimonianza cristiana, ma anche di uomo e di medico, era molto puntuale, attenta e vicina alle sofferenze più importanti e alle situazioni di povertà. Avrebbe fatto molta attenzione alle persone che hanno sofferto di più: i malati che non hanno potuto avere accanto i loro cari. Sicuramente la sua presenza avrebbe dato un tocco particolare di umanità e di fede a queste persone in totale solitudine». E’ la riflessione di mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello e amico del venerabile servo di Dio Vittorio Trancanelli (1944-1998), nell’intrattenersi con alcuni giornalisti al termine della celebrazione eucaristica del 22° anniversario della morte del noto chirurgo perugino scomparso dopo una grave malattia all’età di 54 anni.
I partecipanti. Celebrazione che si è tenuta lo scorso 24 giugno, nell’area antistante alla chiesa dell’Ospedale di Santa Maria della Misericordia di Perugia dove riposano i resti mortali del venerabile, a cui hanno partecipato diversi sacerdoti e fedeli. Presenti la moglie Rosalia Sabatini Trancanelli, il professor Fausto Santeusanio, presidente dell’associazione “Alle Querce di Mamre”, fondata dal venerabile, il dottor Antonio Onnis, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera, e il dottor Enrico Solinas, postulatore della causa di canonizzazione del medico “santo” perugino.
Uomo di pochi gesti. «Vittorio – ha proseguito il vescovo Cancian – era un uomo di pochi gesti, ma molto significativi. In uno dei nostri incontri mi raccontò che dopo un’operazione non lasciava solo il paziente, perché per lui quel momento era importante. Si metteva vicino al letto della persona operata per capire come evolveva la situazione. Non l’ho mai visto trasmettere ansietà e, nell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, avrebbe trasmesso serenità, pace, speranza e fiducia sia nella scienza che ancor più nella fede».
La santità è sempre giovane. Mons. Cancian, durante l’omelia, oltre a soffermarsi sulla coincidenza del giorno del ritorno alla Casa del Padre di Vittorio Trancanelli con quello della ricorrenza della nascita di san Giovanni Battista – che la Chiesa celebra il 24 giugno -, ha accostato la santità del medico “santo” perugino a quella di un giovanissimo, che il prossimo ottobre sarà proclamato beato: Carlo Acutis (1991-2006), il cui corpo riposa nel Santuario della spogliazione di Assisi. Ad una domanda di un giornalista (perché accostare queste due figure?), il presule ha risposto: «La santità è sempre giovane e lo spirito di Vittorio era sempre sereno, fiducioso, che esprimeva speranza come quello di un giovane come Carlo Acutis. Io ho vissuto quest’esperienza con la beata Madre Speranza di Gesù, morta a 90 anni, che aveva degli occhi luminosi, molto vivaci, presenti e lo stesso ho notato quando incontrai Madre Teresa di Calcutta, poche settimane prima che morisse. Anche in persone anziane la santità si esprime in un volto giovanile. Ma è anche l’attualità dei santi – ha concluso mons. Cancian – che li fa essere sempre giovani, presenti nell’incarnare dei valori transculturali e transgenerazionali. Sono valori di sempre, sia umani che cristiani».
Diverse grazie ricevute. L’umanità di Vittorio Trancanelli, insieme alla sua umiltà, come ha ricordato il postulatore Solinas, «oggi porta il nostro venerabile servo di Dio ad essere conosciuto in tutta l’Italia. La Postulazione della causa – ha annunciato il dottor Solinas – sta valutando due casi di presunte guarigioni inspiegabili per la scienza medica avvenute per intercessione di Vittorio Trancanelli. Abbiamo tante testimonianze di devoti che lo pregano e diverse sono le grazie ricevute per sua intercessione. Preghiamo tutti il Signore affinché presto possa essere proclamato beato».