Molti i fedeli che hanno preso parte alla solenne celebrazione del Corpus Domini a Perugia, domenica 23 giugno, presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nella cattedrale di San Lorenzo. Presenti anche il sindaco Andrea Romizi e alcuni rappresentanti dell’Amministrazione comunale. Al termine si è svolta la tradizionale processione per le vie del centro storico fino alla basilica di San Domenico, che ha visto la partecipazione di numerosi parroci, religiosi, religiose e membri di diverse confraternite e degli ordini cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro. Significativa è stata la sosta del Santissimo Sacramento davanti alle sedi delle Istituzioni civili e politiche del capoluogo umbro, con preghiere per coloro che sono chiamati ad operare per il bene comune.
Dinanzi al mistero della fede.
Il cardinale Bassetti ha esordito nell’omelia dicendo: «la liturgia di questa domenica ripropone, con la narrazione fatta dall’Apostolo Paolo nella lettera ai Corinti, le parole di Gesù così forti e concrete: “Questo è il mio corpo”, “questo il mio sangue”. Davvero siamo dinanzi al mistero della fede, come ogni sacerdote proclama dopo la consacrazione. Ed è un mistero grande, quello dell’Eucaristia. Non tanto, nel senso di una cognizione intellettiva, quanto piuttosto perché si tratta di un incredibile atto di amore. “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. È il mistero di una continua e particolarissima presenza. Gesù, infatti, nell’Eucaristia non è solo presente realmente (e sarebbe già una cosa immensa), ma è presente come corpo spezzato e come sangue “versato”, un memoriale che continua nella storia».
Cristo attraversa le nostre strade per servire e dare la vita per tutti.
«In tale senso, la festa del Corpus Domini – ha evidenziato il cardinale – è la festa di un corpo che può mostrare le ferite, la festa di un corpo dal cui costato esce “sangue ed acqua”, come mostra l’Apostolo Giovanni. Che dire dinanzi all’Eucaristia: Lui ci ha davvero amati, ed ha dato tutto se stesso per noi! Nella tradizione di questa festa, grazie a Dio da noi ancora viva, e lo dimostra la vostra presenza in cattedrale, l’Eucaristia attraversa le strade della città e dei paesi, spesso addobbate con fiori per il passaggio del Signore. È giusto e doveroso far festa. Abbiamo particolarmente bisogno che nelle nostre strade, talvolta profanate, continui a passare uno che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita per tutti. Ma, si badi bene, il Signore vuole essere riconosciuto anche in ciascuno dei suoi fratelli, soprattutto di quelli chiamati ultimi e “scarti”».
Proteggere in ogni modo il nostro corpo e la nostra vita. L’esempio del sindaco di Rocca di Papa.
«Vedete fratelli, noi siamo tesi a proteggere in ogni modo il nostro corpo e la nostra vita, e se ciò è fatto nel modo debito è anche un dovere – ha commentato il presidente della Cei –. C’è anche la vita dei nostri fratelli, dei più piccoli da proteggere, dal concepimento fino all’ultimo respiro. E’ un dovere che ci viene da quell’ostia santa e Gesù sia davvero per noi stimolo ed essere premurosi verso il nostro prossimo, a non risparmiarci dalla fatica, al nostro sfuggire da ogni responsabilità gravosa. E mi viene in mente e voglio sottolineare un episodio che ha riempito in questi giorni le cronache dei giornali nazionali, un episodio che mi ha profondamente toccato. Si tratta del sindaco di Rocca di Papa, Emanuele Crestini, morto in seguito alle ustioni riportate a causa di un’esplosione per una fuga di gas che ha investito il palazzo comunale. E’ stato l’ultimo a uscire, quando aveva gran parte del corpo già ustionato, per poter mettere in salvo i presenti. Ci siamo tutti commossi dinanzi a quest’uomo, a questo servitore dello Stato. Sono gesti umani – per quello che riguarda le nostre responsabilità – che dovrebbero essere messi in pratica, non solo ammirati, e farci riflettere profondamente e chiederci: se mi trovassi in quella condizione, sarei disposto a dare la vita per i fratelli? Emanuele Crestini era una creatura come noi, un uomo che ha sentito questo profondo dovere. Ben venga allora la processione del Corpus Domini, Gesù attraversi le nostre strade non soltanto per ricevere un esteriore tributo di festa, ma piuttosto perché possa attraversare, oltre che le strade, i nostri cuori e renderli simili al suo cuore! È Quanto ci ha detto San Paolo nella lettera che è stata proclamata: il Signore si è fatto nutrimento per gli uomini, perché noi tutti fossimo trasformati in un solo corpo, quello di Cristo, perché potessimo anche noi avere i suoi stessi sentimenti».
Guai disprezzare il Corpo del Signore nelle sua membra, soprattutto le più fragili.
«C’è un’ultima considerazione che è legata al Vangelo della moltiplicazione dei pani – ha concluso il cardinale Bassetti –. Le nostre strade quotidianamente sono attraversate dai poveri, quelli di casa nostra, quelli che arrivano da lontano. Ricordiamoci che tutti siamo il corpo di Cristo! E guai se disprezzassimo il Corpo del Signore nelle sue membra, soprattutto le più fragili! Mi pare importante l’ammonimento di San Giovanni Crisostomo: “se volete onorare il Corpo di Cristo non disdegnate quando è ignudo. Mentre onorate il Corpo Eucaristico dentro il Tempio, non trascurate l’altro Cristo che è afflitto dal freddo e dalla nudità. Ambedue sono il corpo reale del Signore”. E Cristo, dice san Giovanni Crisostomo, non è mai diviso a meno che siamo noi a dividerlo!».