“L’Eucaristia non è soltanto un rito a cui si assiste, ma, soprattutto, è il sacrificio di Cristo che si rinnova e a cui si partecipa e nel quale tutti, tutti, siamo parte attiva”. Lo ha ricordato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’inizio dell’omelia della solennità del Corpus Domini, domenica 6 giugno, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, commentando il passo del Vangelo il cui “il Signore prepara con attenzione e cura la cena di Pasqua, ma rende partecipi gli Apostoli, coinvolgendoli”. Una celebrazione che non è culminata, per il secondo anno consecutivo, a seguito della pandemia, con la tradizionale e suggestiva processione del Santissimo Sacramento per le vie principali del centro storico del capoluogo umbro. Tutto si è svolto in San Lorenzo con l’adorazione e la benedizione eucaristica impartita dal cardinale ai fedeli. Fedeli presenti in numero esiguo, come ha notato lo stesso presule nel parlare di “fede inaridita” a causa della pandemia ma non solo.
Guai se si raffreddasse la fede. “Il primo luogo che dobbiamo preparare per questa festa non è qualche cosa di esteriore, ma è il nostro cuore – ha sottolineato Bassetti –. Ai tempi di san Francesco, dicono i biografi, la società umbra si era molto inaridita, ma oggi, purtroppo, anche per via della pandemia – dico anche – perché non le vanno date tutte le colpe, ci siamo un po’ inariditi tutti e lo vedo anche nella Chiesa italiana. Tante persone, che si sono abituate a partecipare alla Messa stando a casa, hanno difficoltà a tornare in chiesa… Vedo oggi la nostra cattedrale semi vuota… Spero che presto si possa tornare a quella partecipazione di popolo di Dio che gremiva le nostre chiese e guai a noi se ci arrendessimo e si raffreddasse il grande patrimonio della nostra fede che nasce dall’Eucaristia”.
Il nostro cuore come il Cenacolo. “Purtroppo stamani non possiamo portare Gesù Eucaristia per le vie della nostra città e per le nostre case – ha proseguito il cardinale –, ma il nostro cuore deve essere una grande sala, quella sala del Cenacolo che ha accolto Gesù e gli Apostoli. E’ il nostro cuore che si deve fare accoglienza, che deve essere inclusivo. Guai a noi se escludessimo qualcuno dalla nostra vita, il Signore finirebbe per escludere noi. Non c’è niente di inclusivo come la Comunione, ma non possiamo nemmeno avvicinarci, come purtroppo qualche volta capitata, all’Eucaristia con una certa superficialità”.
Gesù è il pane di vita. Il cardinale Bassetti, commentando le parole della scrittrice Susanna Tamaro lette in una recente intervista, ha evidenziato: “‘L’uomo mangia Dio, se ne ciba, entra con Lui in un rapporto di intimità diretta, e questo è il dramma che, purtroppo, spesso l’abitudine finisce per avere la meglio’, ma è Dio che entra nella nostra vita. Rischiamo di arrivare a comunicarci distrattamente o peggio, quasi per abitudine, come facciamo con il pane quotidiano che si arriva perfino a sprecarlo, finendo nei cassonetti. Il pane unico e speciale, che è il corpo di Cristo, con quanta attenzione, con quanta partecipazione, con quanta fede noi lo riceviamo? E’ giusto che noi ci poniamo queste domande. Gesù è il pane di vita e se è il pane di vita vuol dire che ci fa vivere, che dà la vita come avete sentino nel Vangelo. Le sue parole sono estremamente chiare: ‘prendete, mangiate e bevete, perché chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui’”.
Un pezzetto di Cielo. “Nel pane naturale di cui ci nutriamo c’è il sapore della vita, nell’Eucaristia c’è tutto il sapore di Cristo, tutto l’amore di Cristo che offre la vita per noi. Il Signore ha scelto la forma più povera, ma anche la più pura per potersi incontrare con la nostra vita. Guai ad essere superficiali nei confronti dell’Eucaristia”, perché, ha commentato il cardinale a conclusione dell’omelia, “anche questa nostra povera terra bagnata da tante lacrime, comprese le ingiustizie, le guerre e le sofferenze, con l’Eucaristia può diventare terra di Cielo. E noi cristiani abbiamo questo compito e questo grande impegno di testimoniare che anche la nostra povera terra può diventare un pezzetto di Cielo”.