Il cardinale Gualtiero Bassetti sul rapporto giovani e lavoro: “sono troppi anni che parliamo della disoccupazione giovanile. Dobbiamo cercare di chiudere questo cantiere nel più breve tempo possibile e inaugurare un nuovo edificio”

“‘Giovani e lavoro: un cantiere che non ammette ritardi’ è un tema a me molto a cuore e su cui molte volte mi sono espresso”. Lo ha sottolineato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, intervenendo all’incontro promosso dalla Pastorale sociale e del lavoro dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, il 22 giugno, a Compignano di Marsciano (Pg).  “Parlare del rapporto tra i giovani e il lavoro – ha precisato il cardinale – significa affrontare tre questioni, a mio avviso, di grande importanza”, che sono, ha aggiunto, “la dignità della persona umana, la famiglia e il futuro della nostra società”.

No all’idolatria del lavoro. Il presidente della Cei, nel soffermarsi sulla “dignità”, ha evidenziato che “attraverso il lavoro gli esseri umani partecipano alla con-creazione del mondo. Se noi riconosciamo questa sacralità, se noi assumiamo la consapevolezza che possiamo fare del bene con le nostre opere, allora anche la nostra umanità si arricchisce e la vita acquista un significato nuovo. L’assenza di lavoro – o il suo opposto, l’idolatria del lavoro – svilisce invece l’animo umano e porta molti giovani alla rassegnazione, all’umiliazione e alla perdita di speranza”. Entrando nel merito del rapporto giovani e lavoro, il cardinale Bassetti ha parlato delle vicende lavorative “non moralmente accettabili”, riferendosi, ha detto, “ad esempio, alla pratica dei lunghi tirocini gratuiti; oppure ad alcune forme di collaborazione con remunerazioni discutibili; ad alcuni orari di lavoro troppo impegnativi; e infine, nel caso delle donne, a quella sottile condizione di ricatto morale, più o meno esplicita, che si viene a creare in alcune situazioni lavorative in caso di gravidanza”.

Giustizia ed equità. “Abbiamo un grande obiettivo che, come avrebbe detto La Pira, è direttamente ispirato dal Vangelo – ha auspicato Bassetti –: costruire un mondo del lavoro che sappia valorizzare appieno il talento dei nostri giovani e che possa permettere di armonizzare la vita familiare con quella lavorativa. Per fare tutto questo, occorre costruire in definitiva una società più giusta. Una società che sappia coniugare lo sviluppo economico del nostro Paese con le legittime aspirazioni dei nostri ragazzi. ‘Praticare la giustizia e l’equità – si legge nel libro dei Proverbi – è cosa che il Signore preferisce ai sacrifici’. Giustizia ed equità: due principi sacrosanti che dobbiamo tradurre concretamente nel mondo lavoro. E lo dobbiamo fare non solo perché bisogna rispettare alcuni ideali, ma per amore dei nostri giovani, per amore dei nostri figli, per amore delle nostre famiglie. Questo è il comandamento di Gesù: il comandamento dell’amore”.

Un edificio in cui essere protagonisti. “Avete scelto un bel titolo per questo incontro che mi permetto di citare alla conclusione del mio intervento come invito all’impegno attivo: “Giovani e lavoro. Un cantiere che non ammette ritardi”. È proprio così: sono troppi anni che parliamo della disoccupazione giovanile. Dobbiamo cercare di chiudere questo cantiere nel più breve tempo possibile e inaugurare un nuovo edificio. Un edificio in cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze possano veramente sviluppare la loro personalità e, soprattutto, essere i protagonisti del mondo di oggi e della società del futuro”.