«Il Giovedì Santo ci insegna a come vivere la sostanza del Vangelo. La vita vera non è stare in piedi, dritti e fermi nel proprio orgoglio; la vita secondo il Vangelo è piegarsi verso i fratelli e le sorelle, soprattutto più deboli, e mettersi a loro disposizione e servizio». Lo ha evidenziato il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nell’omelia della Messa in Coena Domini del Giovedì Santo (9 aprile), nella cattedrale di San Lorenzo, vuota, senza fedeli rimasti a casa a causa di questa pandemia. E a tutti loro, nell’introdurre l’omelia, ha rivolto il suo saluto attraverso i mezzi della comunicazione, che trasmettono in diretta le celebrazioni eucaristiche pro populo presiedute dal cardinale da domenica 15 marzo (Umbria Tv, Umbria Radio Inblu e social media ecclesiali).
Degenti, carcerati, famiglie e anziani. Il presule ha voluto ricordare «in questa celebrazione, così significativa – ha sottolineato –, tutti i degenti degli ospedali e delle cliniche, e coloro che, con amore, li assistono. Un saluto ai carcerati e in particolare alle carcerate di Capanne, dove ogni anno mi sono recato a celebrare la Messa in Coena Domini, con la suggestiva e familiare lavanda dei piedi. Penso a tutte le famiglie, soprattutto a quelle numerose, che devono stare in casa con bambini piccoli, e spesso in appartamenti ristretti. Penso agli anziani delle case di riposo, e ringrazio il Signore che non ci siano stati, fra loro, almeno fino ad ora, dei casi di contagio. Più aspra è la tempesta, più siamo tentati di arrenderci, più sentiamo la nostra impotenza e più il Signore ripete a ciascuno di noi: “non temere, figlio mio, io sono con te!”».
L’umanità di Gesù. «Cari fratelli e sorelle, che mi ascoltate – ha proseguito presule –, siamo dinanzi ad una pagina del Vangelo di Giovanni dove Gesù manifesta fino in fondo tutta la sua umanità. Sente un bisogno estremo di stare con i suoi: “prima di passare da questo mondo al Padre – dice l’evangelista Giovanni avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”, il che vuol dire fino al dono totale di sé stesso. Sì, stasera Gesù vuole stare con i suoi: quelli di ieri e quelli di oggi, noi compresi. È il suo ultimo giorno di vita, la sua ultima sera, l’ultima volta che sta coi suoi discepoli: se li era scelti, li aveva curati, li aveva amati, li aveva difesi».
L’istituzione dell’Eucaristia. «Egli diviene cibo per noi, carne della nostra carne. Quel pane e quel vino sono il nutrimento per la nostra povera vita: curano le malattie, ci liberano dai peccati, ci sollevano dall’angoscia e dalla tristezza. Non solo. Ci rendono più simili a Lui, ci aiutano a vivere come Gesù viveva, a desiderare le cose che Lui desiderava. Quel pane e quel vino fanno sorgere in noi sentimenti di bontà, di servizio, di affetto, di tenerezza, di amore e di perdono. Appunto, i sentimenti di Gesù».
Pane spezzato e vino versato. «Una delle cose che più mi affligge in questo periodo, e sono certo che è anche la preoccupazione dei miei sacerdoti – ha detto il cardinale –, è quella di non potervi comunicare con il corpo e il sangue di Cristo. “Gesù, fa che passi presto questo calice, e tutti i tuoi figli possano tornare ad unirsi a Te con il sacramento del Tuo corpo e del Tuo sangue”. Il gesto della lavanda dei piedi, che noi purtroppo stasera dobbiamo omettere, mostra cosa significhi per Gesù essere pane spezzato e vino versato per noi e per tutti».
Il comandamento dell’amore. Attraverso il gesto della lavanda dei piedi il cardinale Bassetti ha evidenziato il significato cristiano dell’inginocchiarsi, «l’ultima grande lezione di amore da vivo di Gesù», ricordando le sue parole: «“Vi ho dato l’esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi…”. Fratelli, il mondo ci educa a stare in piedi, ed esorta tutti a restarci, con orgoglio. Il Vangelo del Giovedì Santo esorta i discepoli a chinarsi e a lavarsi i piedi l’un altro: e questo è il comandamento nuovo, il comandamento dell’amore»