“Cari amici, cari fratelli e sorelle del Luna Park, che gioia rivedervi! L’anno scorso, in questa stagione, ero giunto alla fine. Proprio in questi giorni, dopo la festa d’Ognissanti, il Covid mi aveva colpito in maniera violenta ed aggressiva, ma sono qui anche per le vostre tante preghiere”. Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, all’omelia della celebrazione eucaristica sulla pista di un autoscontro al Luna Park di Pian di Massiano di Perugia, venerdì 5 novembre, davanti alle famiglie degli operatori dello spettacolo viaggiante nel capoluogo umbro ogni anno, tra i mesi di ottobre e novembre, eccetto nel 2020 a causa della pandemia. Diverse di queste famiglie hanno trascorso il periodo più critico del lockdown nel capoluogo umbro ricevendo sostegno umano e materiale dalla vicina parrocchia San Giovanni Battista di Ferro di Cavallo, dalla Caritas diocesana e dal Sacro Convento di Assisi.
Generosità ricambiata. Un aiuto che è stato ricambiato da queste famiglie nel raccogliere delle offerte per le opere della Caritas a favore di persone in difficoltà, oltre ad aver ospitato i bambini delle famiglie del Villaggio della Carità di Perugia in alcune delle 124 attrazioni del Luna Park. Anche lo scorso anno, nel periodo più difficile della pandemia, queste famiglie sono venute in Caritas a portare dei giochi per i bambini più bisognosi, un “raggio di sole, segno di una relazione e di una amicizia che abbiamo costruito insieme”, l’ha definito il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, nell’accompagnare il cardinale in visita al Luna Park insieme all’incaricato diocesano della pastorale dei circensi, fieranti e operatori dello spettacolo viaggiante e parroco di Ferro di Cavallo don Francesco Medori. Parole di viva gratitudine per il cardinale e la Chiesa perugina sono state espresse dal “portavoce” del Luna Park, Enzo La Scala, che rinsaldano un lungo e forte legame di amicizia tra Bassetti e “la grande famiglia dello spettacolo viaggiate”, così definita dallo stesso presule.
Soffrire con dignità. “Chi ha avuto il Covid – ha proseguito il cardinale nell’omelia – ha sperimentato, come me, l’angoscia di non poter respirare e la vita è davvero il respiro, l’ossigeno… Sono con voi per ringraziare insieme il Signore dello scampato pericolo, ma anche per pregare per tutti coloro che non ce l’hanno fatta, per i grandi disagi che tutti abbiamo affrontato, ma particolarmente voi, per il vostro stile di vita nomade perché alle difficoltà di tutti si sono aggiunte quelle della vostra condizione di vita. Quanto avete sofferto, ho letto anch’io alcuni vostri messaggi, ma avete sofferto con dignità, perché un uomo, un cristiano non rinuncia mai, in nessuna situazione, alla sua dignità. La nostra dignità deriva dall’essere figli di Dio come ci ricorda san Paolo. Possiamo dire che il Signore è stato nostro padre e che è fedele e si è ricordato di noi”.
Un segno di testimonianza. “Ci conosciamo con qualcuno di voi da 27 anni, da quando ero vescovo di Massa Marittima e ci vedevamo a Follonica e poi ad Arezzo e oggi a Perugia. Cari amici dello spettacolo viaggiante la vita è più forte della morte, la speranza non ci abbandona mai ed eccoci qui, ancora una volta. Quest’anno anch’io sono salito su una vostra giostra (big apple subway, n.d.r.). L’ultima volta fu nel 1968, quando avevo 26 anni ed ero rettore del Seminario Minore di Firenze, e oggi l’ho voluto fare per sperimentare la gioia di allora e dare un segno di testimonianza, perché fare divertire la gente, soprattutto i bambini, è il dovere più grande che abbiamo. I nostri bambini con la pandemia si sono intristiti e hanno bisogno di recuperare energie vitali, di stare insieme e questo è molto bello”.
La vita è una cordata. “E’ una grazia che siate potuti ripartire con dignità dopo il difficile periodo del Covid. Quante persone abbiamo conosciuto e incontrato nella vita che a causa della pandemia non ci sono più e oggi sentiamo la loro mancanza. La nostra fede ci dice che vivono in Dio, la nostra fede ci dice che ogni lacrima sarà consolata. Beati quelli che piangono, beati i miti. Per il mondo i beati sono i prepotenti, i più forti, ma queste persone vincono le battaglie ma non le guerre della vita, perché queste le vincono i miti che conquisteranno il mondo. Continuiamo a volerci bene, ad aiutarci, ad essere solidali, a tenerci per mano come fratelli, perché la vita è una cordata come quando ci si trova a scalare una montagna, con un cuor solo e un’anima sola, come ci chiedono gli Atti degli Apostoli”.