S. Em.za Rev.ma Cardinale Gualtiero Bassetti
Nato il: 07-04-1942 Ordinato Sacerdote il: 29-06-1966
Il motto episcopale del cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, “In charitate fundati” – che richiama il significativo passo della Lettera agli Efesini di san Paolo (Ef 3, 17-19) -, ben sintetizza lo stile di questo Pastore della Chiesa universale chiamato da papa Francesco a far parte del Collegio Cardinalizio durante il Concistoro del 22 febbraio 2014. Uno stile che non è venuto meno, anzi si è consolidato, nel difficilissimo periodo della pandemia da Covid-19 e della guerra in Ucraina. Non ha lasciato soli sacerdoti, uomini e donne a vita consacrata, diaconi, seminaristi e il popolo di Dio affidato alle sue cure. Per tutti ha avuto sempre parole di incoraggiamento e gesti concreti di solidarietà, sia diretti o attraverso la Caritas diocesana per quanti sono in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria e nell’accoglienza dei profughi, da ultimi gli ucraini. Le prime realtà che ha visitato dopo un primo allentamento del lockdown (seconda metà di aprile 2020), sono state il Carcere di Capanne e l’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia. In questo nosocomio, a seguito del contagio da Covid-19, diagnosticato il 28 ottobre 2020, è stato ricoverato dal 31 ottobre al 17 novembre (in terapia intensiva dal 3 al 13 novembre), per poi essere trasferito, per cure riabilitative, presso l’Ospedale “A. Gemelli” di Roma dove è stato dimesso il 3 dicembre successivo facendo ritorno a Perugia.
«Sono stati momenti difficili per me e lo sono per chiunque si trovi in una condizione di sofferenza e veda minacciata la propria vita. Ma posso testimoniare di avere sentito anche la compagnia di alcuni angeli, che mi hanno ricordato quelli che erano al fianco di Gesù». È quanto ha scritto il cardinale nel messaggio di ringraziamento rivolto agli operatori del “Gemelli” nel lasciare questo ospedale, rivolgendo un suo pensiero di gratitudine anche ad un’altra categoria di angeli, gli operatori della comunicazione. «Mi sono sentito custodito da persone, che erano attente alla mia persona prima ancora che al mio ruolo, che hanno raccontato un uomo malato prima ancora che la malattia di un cardinale. Grazie a questa loro attenzione ho sentito vicina la presenza di tante persone che hanno pregato per me».
Il carcere e l’ospedale sono i luoghi di maggiore sofferenza nel corpo e nello spirito per i quali ha sempre avuto una particolare attenzione testimoniata per tutto il suo episcopato perugino-pievese.
Episcopato per il quale il Santo Padre gli ha confermato la guida con la formula “donec aliter provideatur” (finché il Papa non dispone diversamente), dopo la rinuncia da lui presentata per raggiunti limiti di età, al compimento dei 75 anni, il 7 aprile 2017, nominandolo presidente della Cei, il 24 maggio successivo, dopo essere risultato il primo della “terna” votata dai vescovi italiani nel corso della loro 70a Assemblea generale ed elettiva (Vaticano, 22-25 maggio 2017). Nel commentare a una giornalista del quotidiano La Nazione i suoi 80 anni di età, ha detto: «Nel mio cuore sono sempre quel giovane prete fiorentino che iniziò il percorso nella Chiesa degli anni Sessanta, con il sorriso e la speranza, che ancora oggi conservo»; quello stesso sorriso con cui ha saputo comunicare ai giovani, in primis ai suoi tanti allievi di seminario, «la gioia del sacerdozio».
Gualtiero Bassetti, già vice presidente della Cei (2009-2014) e presidente della Conferenza episcopale umbra (2012-2017), per un decennio visitatore apostolico dei Seminari d’Italia (2001-2011), è membro delle Congregazioni per i Vescovi e per il Clero, del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e dall’agosto 2019 membro della Congregazione per le Chiese orientali. È un cardinale al servizio degli “ultimi” facendo sentire concretamente la vicinanza della Chiesa di Cristo alle persone in difficoltà, disagiate, emarginate, sofferenti, gli “scarti della società”. Nel contempo, richiama costantemente i cristiani ai loro doveri verso i fratelli che vivono difficili situazioni di povertà umana e materiale, oltre a non far mancare la sua attenzione a quanti sono “distanti” dalla Chiesa, perché la Parola di Dio, che annuncia la salvezza, va fatta conoscere a tutti, nessuno è escluso. Non da ultimo, continua ad essere fedele al suo stile di vescovo: «operare per la comunione nella Chiesa».
Le radici di Gualtiero Bassetti affondano fra le montagne che dividono la Toscana e l’Emilia Romagna: nasce il 7 aprile 1942 a Popolano di Marradi, in provincia di Firenze ma nella Diocesi di Faenza-Modigliana. È il primo di tre figli e viene alla luce nel comune che ha dato i natali al poeta Dino Campana.
Dopo aver trascorso l’infanzia a Fantino, nell’Arcidiocesi di Firenze, nel 1956 entra nel Seminario di Firenze. Il 29 giugno 1966 viene ordinato presbitero nel duomo di Santa Maria del Fiore dal cardinale Ermenegildo Florit. Inviato come vice parroco nella comunità di San Salvi, nel 1968 è chiamato in Seminario come assistente al Minore e responsabile della pastorale vocazionale. Nel 1972 viene nominato rettore del Seminario Minore. Nel 1979 il cardinale Giovanni Benelli gli affida l’incarico di rettore del Seminario Maggiore, a soli 37 anni. Nel 1990 il cardinale Silvano Piovanelli lo nomina suo pro-vicario e nel 1992 lo chiama a diventare vicario generale dell’Arcidiocesi di Firenze.
Il 3 luglio 1994 papa Giovanni Paolo II lo elegge vescovo di Massa Marittima-Piombino. Viene ordinato vescovo l’8 settembre dal cardinale Piovanelli nella basilica di San Lorenzo a Firenze; dieci giorni più tardi fa il suo ingresso nella Diocesi a lui affidata.
Il 21 novembre 1998 viene eletto vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, dove fa il suo ingresso il 6 febbraio 1999. Inizia il suo ministero in terra d’Arezzo con il Giubileo del 2000, al quale dedica la sua prima Lettera pastorale. Dalla GMG di Roma in poi, la vicinanza ai giovani sarà una costante del suo episcopato: insieme per il mondo nelle Giornate mondiali della Gioventù, accanto a loro nei luoghi e nei tempi della vita della Diocesi.
Promosso da papa Benedetto XVI alla sede arcivescovile metropolitana di Perugia-Città della Pieve, il 16 luglio 2009, fa il suo ingresso in diocesi il 4 ottobre dello stesso anno, giorno della solennità di san Francesco di Assisi, Patrono d’Italia. Ha pubblicato nel febbraio del 2012 il Direttorio Come sono belle le tue tende, nel quale ha disposto la riorganizzazione dell’Archidiocesi perugino-pievese in Unità Pastorali. Con la Lettera pastorale Il tuo volto, Signore, io cerco (14 ottobre 2012) ha introdotto la sua comunità diocesana nell’Anno della fede. A fine 2013 ha iniziato la Visita pastorale conclusa nel 2017. Le prime realtà incontrate sono quelle del mondo del lavoro, degli immigrati, della sanità, dell’università. «Il titolo della mia Visita, “Devo fermarmi a casa tua”, dice tutto, ma il mio principale desiderio – sottolinea il cardinale – è quello di conoscere capillarmente il territorio, rendermi conto fino in fondo anche delle bellezze, delle fragilità, delle ricchezze e delle povertà di questa stupenda Chiesa che il Signore mi ha affidato».
Ha molto in comune con il suo illustre predecessore, il cardinale Gioacchino Pecci (papa Leone XIII), che fu vescovo di Perugia dal 1846 al 1878, entrato nella storia come il “Papa riformatore e sociale” e il “Papa dei lavoratori”, che, nello scrivere l’enciclica Rerum novarum, formulò i fondamenti della Dottrina sociale della Chiesa.
Il cardinale Bassetti è un Pastore molto sensibile alle problematiche sociali, in particolare al mondo del lavoro e al ceto meno abbiente. Fin dal suo breve ma intenso episcopato al servizio della Diocesi di Massa Marittima-Piombino, fu vicino alle famiglie dei minatori e dei lavoratori delle Acciaierie alle prese con una crisi difficile. Vicinanza al mondo del lavoro che ebbe anche da vescovo della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Anche nella Diocesi umbra ha saputo ben coniugare la sua azione pastorale con quella sociale non perdendo occasione di far sentire la voce della Chiesa in diverse difficili situazioni accentuate dal perdurare della crisi economica.
Eletto nel 2012 alla guida della Conferenza episcopale umbra, la presiede con spirito di collegialità, condividendo con i confratelli vescovi le scelte da compiere nei vari ambiti pastorali.
Molto attento alla famiglia, la “Chiesa domestica”, senza la quale la società non ha futuro, il cardinale Bassetti è stato chiamato da papa Francesco a far parte della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia (Città del Vaticano, 4-25 ottobre 2015).
Ha scritto le Meditazioni della Via Crucis presieduta da papa Francesco il Venerdì Santo 2016 al Colosseo, sviluppando nelle quattordici stazioni il tema della sofferenza dell’uomo di oggi, della famiglia, delle persecuzioni e delle tragedie delle migrazioni, sul filo conduttore dell’amore e del perdono.
Impegnato anche a livello culturale, ha promosso vari eventi tra cui il convegno internazionale dal titolo: “Custodire l’umanità. Verso le periferie esistenziali” (Assisi-Santa Maria degli Angeli, 29-30 novembre 2013). Ha collaborato con «L’Osservatore Romano», curando la rubrica “Dialoghi” dell’edizione italiana de Il Settimanale del quotidiano della Santa Sede. Ha pubblicato con Marcianum il volume dal titolo: La Gioia della Carità (2015).
Particolarmente attento alle giovani generazioni, che definisce “le rondini che vanno verso la primavera” – per usare un’espressione del sindaco “santo” di Firenze Giorgio La Pira -, il cardinale Bassetti non si lascia sfuggire occasione per stare in mezzo a loro, per raccogliere le loro istanze di fede, soprattutto per avvicinare i “lontani”. Sin da vescovo in terra toscana ha sempre promosso l’idea di un “patto educativo” fra comunità ecclesiale, istituzioni, realtà formative per rispondere all’emergenza educativa. A Perugia ha incoraggiato la “Missione Giovani 2011” delle Pastorali giovanile ed universitaria condotta con successo da numerosi ragazzi e ragazze come occasione di evangelizzazione da offrire ai coetanei nei luoghi da loro maggiormente frequentati, in primis l’Università.
Attento alla sofferenza dei giovani e contro ogni forma di violenza fisica e psicologica perpetuata nei loro confronti, è rimasto particolarmente scosso dalla tragica vicenda di Ovidio Stamulis, il ragazzo di 17 anni ucciso brutalmente a Piegaro, in Umbria, nel 2012, di cui il cardinale ha celebrato le esequie. «Ricordo che gli amici di Ovidio mi dissero – ha raccontato nell’intervista rilasciata al quotidiano La Nazione –: “Dov’era Dio quando accadeva questo?”. Io risposi solo: “Era con Ovidio, Dio è sempre con chi soffre”. Da allora conservo nel mio ufficio la foto di questo ragazzo, un dolore costante».
Nei piani pastorali affronta i temi della vita, della famiglia, della riscoperta dell’identità battesimale, della parrocchia dal volto missionario e comunità educante, della giustizia sociale. Nei numerosi messaggi che ha rivolto ai fedeli e agli uomini di buona volontà delle tre Diocesi da lui guidate nei suoi ventotto anni di vescovo, si è soffermato spesso sulle morti nel lavoro e sulla crisi occupazionale, sulla politica che ha bisogno di un «sussulto profetico», sulla legalità nella gestione della cosa pubblica, sullo shopping domenicale che snatura il giorno del Signore, sulle gravi piaghe sociali del nostro tempo quali la prostituzione, il consumo di sostanze stupefacenti, di alcool e il gioco d’azzardo, che rendono l’uomo schiavo e vittima di queste povertà estreme.
L’attenzione al mondo del lavoro si concretizza nelle numerose visite del cardinale Bassetti alle aziende, alle associazioni di categoria e trova un punto fermo nella Lettera pastorale che il primo maggio 2004 ha pubblicato con il titolo Nella crisi: la speranza oltre ogni paura, che quasi preannuncia le difficoltà del terremoto economico-finanziario dell’ultimo quindicennio a cui ha risposto, prima ad Arezzo e poi a Perugia, con interventi concreti a sostegno delle famiglie in difficoltà a causa della perdita del lavoro, attivando o rilanciando progetti di solidarietà gestiti dalla Caritas.
Da presidente della Cei ha promosso l’incontro di riflessione e spiritualità di respiro internazionale “Mediterraneo, frontiera di pace”, svoltosi a Bari dal 19 al 23 febbraio 2020, che ha riunito sessanta vescovi cattolici di venti Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. «Una profezia», ha definito questo incontro lo stesso cardinale, prendendo spunto dalla visione di Giorgio La Pira: «Un mare che unisce e non divide…, il “grande lago di Tiberiade” in cui si affacciano le civiltà che appartengono alla “triplice famiglia di Abramo”. Il loro incontro, dopo secoli di divisione, può cambiare la storia non solo del Mediterraneo, ma del mondo intero». E a tutti i partecipanti a “Mediterraneo, frontiera di pace”, il presidente della Cei ha donato la sua pubblicazione dal titolo: “Una profezia di pace”, edita da LEV (febbraio 2020). Si tratta di una interessante raccolta di interventi pubblici del cardinale sulla strada tracciata dal sindaco “santo” di Firenze, principi ispiratori dell’incontro internazionale di Bari, del quale sono poi usciti gli Atti. In questa pubblicazione il presidente della Cei definisce il Mediterraneo «un laboratorio speciale dell’umanità e la cartina di tornasole della sua capacità di crescere nel bene» e «le Chiese sono chiamate ad essere fermento, fra i popoli del Mediterraneo, della coscienza che tutti ‘”siamo nella stessa barca”. Le Chiese del Mediterraneo ci sono con rinnovata conoscenza della responsabilità che deriva dalla loro storia e dalle loro comuni e antichissime origini. Il cammino è appena iniziato». Tant’è vero che l’esperienza dell’incontro di Bari, sempre da presidente della Cei, il cardinale l’ha ripetuta due anni dopo a Firenze, dal 23 al 27 febbraio 2022. In occasione di questo secondo appuntamento a cui hanno partecipato, oltre i vescovi di venti Paesi dell’area del Mediterraneo, anche i sindaci delle città metropolitane del Mare Nostrum, ha dato alle stampe il volume “Il pane e la grazia. La profezia di La Pira per la Chiesa e il mondo di oggi”. Una pubblicazione in cui l’autore evidenzia l’originalità del pensiero profetico di La Pira e, soprattutto, si configura come una proposta per la Chiesa e il mondo di oggi. Proposta che ambisce e promuove, come scrive lo stesso La Pira, uno «sforzo gigantesco di solidarietà mondiale» per raggiungere un obiettivo «di fraternità e di pace». E sulla scia dell’evento di Firenze, l’Archidiocesi perugino-pievese, in collaborazione con le due Università di Perugia, ha promosso il 19 maggio 2022 il convegno dal titolo “Giorgio La Pira: un ponte di speranza”. A tenere la lectio magistralis è stato invitato lo storico Andrea Riccardi, già ministro e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, rendendo merito a Bassetti di avere «reintrodotto la figura di La Pira nel cattolicesimo italiano senza forzature, ma con tenacia».
Da sempre sensibile al mondo dei media, il cardinale ha curato per il settimanale cattolico umbro La Voce la rubrica: “Il pane e la grazia. Incontri, dialoghi e riflessioni”. Inoltre non manca di far pervenire direttamente alcuni suoi scritti a parrocchie, comunità religiose e di vita consacrata, associazioni e movimenti laicali e a quanti sono impegnati nelle realtà pastorali diocesane attraverso la newsletter “Nuntium Perusinum”. Significativo il suo scritto (30 ottobre 2020) dal titolo: “L’Eucaristia al centro della vita dei cristiani”. «…Da quando sono in isolamento per la positività al Covid-19 – ha scritto Bassetti –, ho la possibilità di comunicarmi ogni giorno nella mia camera, avendo portato una piccola pisside vicino alla porta della stanza. Era necessaria questa esperienza di malattia per rendermi conto di quanto siano vere le parole dell’Apocalisse in cui Gesù dice all’angelo della Chiesa di Laodicèa: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3, 20). L’Eucarestia, soprattutto in questo periodo così difficile, non può essere lasciata ai margini delle nostre esistenze ma dev’essere rimessa, con ancora più forza, al centro della vita dei cristiani. L’Eucarestia non è soltanto il Sacramento in cui Cristo si riceve – l’anima è piena di grazia e a noi è dato il pegno della gloria futura – ma è l’anima del mondo ed è il fulcro in cui converge tutto l’universo. In definitiva, l’Eucarestia è pro mundi salute, ovvero per la salvezza del mondo, e pro mundi vita, per la vita del mondo (Gv 6, 51). Nell’Eucarestia Gesù rinnova e riattualizza il suo sacrificio pasquale di morte e resurrezione, ma la Sua presenza non si limita a un piccolo pezzo di pane consacrato. Quel pane consacrato trascende dallo stesso altare, abbraccia tutto l’universo e stringe a sé tutti i problemi dell’umanità, perché il corpo di Gesù è strettamente unito al corpo mistico che è tutta la Chiesa. Non c’è situazione umana a cui non possa essere ricondotta l’Eucarestia. Anche le vicende drammatiche che stiamo vivendo in questi giorni in Italia – come l’aumento della diffusione dell’epidemia, la grave crisi economica per molti lavoratori e per tante imprese, l’incertezza per i nostri giovani della scuola – non sono al di fuori della Santissima Eucarestia. Mi ricordo che Padre Turoldo ci insegnava queste cose con grande chiarezza. E più vado avanti negli anni, più cerco di sperimentarle e più le sento vere. Non c’è consolazione, non c’è conforto, non c’è assenza di lacrime che non abbia il suo riferimento a Gesù Eucarestia.
Questo è un piccolo messaggio che voglio indirizzare ai miei preti, ai consacrati, ai giovani, alle famiglie e ai bambini dell’Archidiocesi. Vorrei che in questo periodo di così grave sofferenza non sentissimo la croce come un peso insopportabile ma come una croce gloriosa. Perché la Sua dolce presenza e la Sua carezza nell’Eucarestia fanno sì che le braccia della croce diventino due ali, come diceva don Tonino Bello, che ci portano a Gesù».
Il cardinale Gualtiero Bassetti ha rimesso nelle mani di papa Francesco, il 19 maggio 2022, il suo mandato di vescovo e di presidente della Cei, divenendo arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve il 27 maggio successivo, a conclusione dell’Assemblea generale elettiva della Cei.
Significativo è il volume biografico del giornalista Quinto Cappelli dal titolo: “Le radici di una vocazione. I primi maestri del card. Bassetti: don Pietro Poggiolini e don Giovanni Cavini” (Edizioni San Paolo, Milano 2021). L’autore, attraverso la meticolosa narrazione storica di questi due sacerdoti-maestri e del contesto in cui vissero, fa conoscere al lettore l’origine della “chiamata” al sacerdozio del cardinale, perché, a detta dello stesso Bassetti, scrive Cappelli, «fede e vocazione si trasmettono per contagio». Cappelli, nel suo volume, riporta integralmente l’aggiornamento precedente di questa nota pubblica con il titolo: “Biografia ragionata del cardinal Bassetti”.
A cura di Riccardo Liguori
Direttore dell’Ufficio stampa diocesano di Perugia
*Nota biografica aggiornata al 27 maggio 2022*
Lo stemma scelto da mons. Bassetti è un tipico stemma di parte Guelfa composto da uno scudo
di forma sannitica.
Lo scudo è cosi araldicamente descritto: partito, nel primo d’azzurro, alla torre d’argento merlata alla ghibellina, chiusa e finestrata del campo, movente da una cotissa di rosso e sormontata da un putto nascente di carnagione, biondi i riccioli, alato d’argento, avvolto in un nastro di rosso, avente nella destra un ramo d’ulivo fogliato e fruttato al naturale; nel secondo d’azzurro all’avambraccio destro di carnagione, vestito di una manica di rosso, uscente dal bordo dello scudo, tenente un alberello di ulivo sradicato, fogliato e fruttato al naturale sormontato dalla cometa (6) posta in fascia d’oro; al cantone sinistro del capo d’argento caricato del giglio di Firenze di rosso.
Il motto: IN CARITATE FUNDATI, che è in lettere maiuscole lapidarie romane è caricato su di un cartiglio svolazzante: il tutto al naturale e foderato di rosso.
Nella punta allo scudo, è collocato il Pallio, insegna della Giurisdizione Metropolitana e segno di comunione con il Romano Pontefice.
E’ rappresentato da un nastro di lana (bianca) circolare, con due pendenti, nel davanti e nel didietro, terminanti con due lingue di nero e caricato o “ornato” di crocette patenti sempre di nero.
Lo scudo, accollato ad una croce doppia trilobata d’oro, è timbrato da un cappello prelatizio (galero) di colore rosso, dal quale pendono 30 (trenta) fiocchi, (15 [quindici] per lato), dello stesso, disposti 1, 2, 3, 4, 5.
Gli ornamenti esteriori su descritti, in araldica indicano la Dignità Cardinalizia.
LE FIGURE
Come abbiamo detto, lo stemma scelto da mons. Bassetti racchiude in sé sia le figure proprie della casata dei Bassetti, a destra, sia le figure proprie del Vescovo, a sinistra.
Proprie della Casata
Le figure proprie della casata sono date da un Castello, un Angelo e una fascia.
Il Castello rappresenta un dominio feudale, una signoria, che simboleggia un’antica e cospicua nobiltà. Poiché è d’argento in campo azzurro è emblema anche di virtù forte.
L’angelo, che l’araldica pone tra le figure chimeriche, rappresenta invece l’amore di Dio, mentre la fascia è una pezza onorevole di prim’ordine.
Da notare anche i colori utilizzati: argento, rosso e nero. L’argento fu il colore dei Guelfi e dei Bianchi d’Italia e simboleggia amicizia, equità, giustizia, purezza, ecc. Il rosso indica invece audacia, valore, fortezza, nobiltà cospicua e dominio, mentre il nero è simbolo di stabilità e costanza.
Proprie del Vescovo
Le figure scelte dal Vescovo per rappresentare la sua missione spirituale nonché il suo impegno pastorale sono un Destrocherio, ossia la figura di un braccio destro che esce dal fianco sinistro dello scudo, che reca in mano un ramoscello di olivo sradicato, una cometa d’oro e un giglio di Firenze rosso in campo bianco.
Il destrocherio è una figura araldica che indica impegno; l’oggetto di questo impegno è, di solito, rappresentato da quello viene indicato o stretto nella mano. In questo caso il ramoscello d’olivo sradicato simboleggia non solo l’impegno di essere portatore di pace, ma di voler trapiantare una pace ben più profonda, ossia quella di Cristo nel cuore dei suoi fedeli. Simboleggia in ultima analisi, quindi, una forte volontà pastorale di evangelizzatore.
La cometa d’oro è un altro riferimento al desiderio di evangelizzare. Come essa è stata la guida per i Magi così il Vescovo si impegna ad essere la guida per la sua Chiesa.
La presenza, infine, del giglio rosso di Firenze in campo bianco, collocato nel cantone sinistro del capo, vuole ricordare la sede di provenienza dove il nostro Pastore e Vescovo ha svolto l’importante e intensa attività di Vicario Generale.