Aperto con la solenne celebrazione eucaristica in cattedrale del centenario della presenza Salesiana nel capoluogo umbro. Il cardinale Bassetti: «Celebrare cento anni è un dono e, insieme, una responsabilità… Tutto ciò testimonia quanto abbia inciso nel nostro tessuto sociale l’opera educativa e formativa offerta lungo un secolo»

«E’ molto bello, cari giovani, vedere la cattedrale piena della vostra significativa speranza. Don Bosco vi sorride dal Cielo, come in questo momento sorride a voi, alla vostra vita, al vostro impegno, alle vostre gare sportive il vostro vescovo». A sottolinearlo è stato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nell’introdurre la solenne celebrazione eucaristica di apertura del centenario della presenza Salesiana a Perugia (1922-2022), nella cattedrale di San Lorenzo, il 31 gennaio pomeriggio, giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di san Giovanni Bosco. Concelebranti sono stati il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, l’arciprete della cattedrale mons. Fausto Sciurpa, e il direttore dell’Istituto Salesiano don Giovanni Molinari. Hanno preso parte alla celebrazione i rappresentanti delle Istituzioni civili del capoluogo umbro e numerosi allievi ed ex allievi dell’Opera Don Bosco, animata da tre sacerdoti e da quattro coadiutori salesiani. Molto attiva è anche l’Associazione Ex Allievi, che conta circa 150 iscritti, mentre 300 sono i giovani dell’Oratorio e Polisportiva Salesiana e 90 gli allievi del Cnos Fap (Centro nazionale opere salesiane-Formazione aggiornamento professionale). A quest’ultima realtà è dedicato il secondo evento del centenario, in calendario il prossimo primo aprile (ore 10), ospitato nella storica Sala dei Notari del Palazzo comunale dei Priori. Si tratta di un convegno di rilevanza nazionale dedicato al tema: “Formarsi per non fermarsi. Attese e aspettative dei giovani”.

Presenza bella e significativa. «Vogliamo celebrare i cento anni della presenza dei Salesiani a Perugia – ha proseguito il cardinale –. Cento anni sono tanti ed è stata una presenza bella e significativa quella di centinaia e centinaia di giovani che sono passati dai Salesiani per la scuola, per lo sport e per la formazione. E a tante persone è rimasta impressa la cara immagine di Don Bosco. Vi auguro, cari figli, che sia così anche per la vostra vita». E nell’omelia ha esordito dicendo: «Celebrare cento anni della vostra presenza nella nostra Archidiocesi è un dono e, insieme, una responsabilità. Con grande rispetto, ammirazione e gratitudine, Cari figli di Don Bosco, i nostri occhi non possono non guardare indietro a coloro che vi hanno preceduto, sopportando con dignità le non poche fatiche e sofferenze del loro tempo. È grazie a loro se noi oggi possiamo celebrare questa giornata e questa ricorrenza. La presenza salesiana, qui a Perugia, risale al 1922 quando fu aperto nella parte vecchia della città un orfanotrofio con annesso convitto per ragazzi indigenti che venivano a studiare in città. Nel piccolo ambiente fiorì anche un oratorio molto stimato. Era l’amato “Penna Ricci”, nel popolare rione di Porta Sant’Angelo. Sono sicuramente migliaia i giovani che in questi decenni sono passati e, direi, sono cresciuti grazie alle opere salesiane: le scuole, anzitutto, ma anche gli oratori, il Convitto, il Centro di formazione professionale. Tutto ciò testimonia quanto abbia inciso nel nostro tessuto sociale l’opera educativa e formativa offerta lungo un secolo».

Ricordando le parole del Papa.  «Ieri, all’Angelus (30 gennaio, n.d.r.), papa Francesco – ha commentato Bassetti – ha ricordato san Giovanni Bosco, dicendo: “Pensiamo a questo grande Santo, padre e maestro della gioventù. Non si è chiuso in sagrestia, non si è chiuso nelle sue cose. È uscito sulla strada a cercare i giovani, con quella creatività che è stata la sua caratteristica. Tanti auguri a tutti i salesiani e le salesiane!”».

Convertirsi per accogliere i “piccoli”. Soffermandosi sulla pagina del Vangelo del giorno in cui «il Signore mette al centro della sua attenzione i “piccoli”», il cardinale ha precisato che «non si tratta solo dei bambini, come quel bambino che – abbiamo sentito – Gesù chiama e mette in mezzo per rispondere alla domanda su chi sia il più grande. I piccoli sono quelli che non contano (e i bambini, nel mondo antico, erano tra questi), sono quelli che non hanno potere, che non comandano, e che restano ai margini… Anche per accogliere i “piccoli” nel nome di Gesù è necessario convertirsi, ed è proprio quello che san Giovanni Bosco ci ha insegnato a fare. Il suo esempio è stato tra i più luminosi nella Chiesa, e per questo egli è uno dei santi più importanti tra quelli che il papa emerito Benedetto XVI nell’Enciclica Deus caritas est (n. 40) ha definito “modelli insigni di carità sociale”, “portatori di luce all’interno della storia, [uomo] di fede, di speranza e di amore”».

È nei giovani la nostra speranza. «I Salesiani sono dunque il frutto di questo invito di Gesù ad accogliere i piccoli – ha precisato Bassetti –. Sappiamo quanto sia ancor più necessario in questo nostro tempo. Se pensavamo che nella nostra società e nel nostro continente non vi fossero più emergenze a riguardo dell’educazione delle nuove generazioni, purtroppo abbiamo appreso invece che proprio la pandemia di Covid-19 ha causato – solo per fare un esempio – un enorme incremento dei casi di depressione tra gli adolescenti. Io stesso la settimana scorsa, aprendo i lavori del Consiglio Permanente della Cei, ho avuto occasione di dire che “le statistiche sono indubbiamente preoccupanti: i figli stanno peggio dei genitori, i nipoti peggio dei nonni. In Italia la povertà cresce al diminuire dell’età. Oltre l’80% delle diocesi segnala la prevalenza di povertà e bisogni legati al mondo giovanile. I giovani forse sono i più colpiti dalla pandemia”. Ho anche aggiunto, però, che “proprio i giovani possono anche essere gli artefici di questo “cambiamento d’epoca”, di questa inversione di tendenza”.

È nei giovani la nostra speranza, e don Bosco questo l’aveva capito bene, e voi, carissimi Salesiani, siete coloro che, in prima linea, continuate a lavorare con loro, a credere in loro, a investire in loro».