E’ stato promosso dall’Istituto “Conestabile-Piastrelli”, prestigiosa istituzione culturale di ispirazione cristiana di Perugia, il convegno dal titolo: “Lavoro, coesione sociale, sostenibilità integrale” svoltosi nel pomeriggio del 20 marzo in una gremita Aula Magna del Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi, che ha visto la collaborazione dello stesso Dipartimento nell’organizzazione dell’evento. Numerosi gli studenti presenti, come anche i docenti e i cittadini sensibili al tema discusso con un particolare approfondimento dei problemi occupazionali in Italia ed in Umbria e come affrontarli. A quest’ultimo aspetto è stata dedicata una tavola rotonda sulle “Politiche per la sostenibilità integrale in Umbria” a cui hanno partecipato diversi soggetti istituzionali, del mondo imprenditoriale e sindacale e la Caritas diocesana che ha portato la sua esperienza del progetto “Sosteniamo il lavoro”.
«L’Istituto “Conestabile-Piastrelli” – ha ricordato il suo consigliere, dottor Gianfranco Faina, coordinatore del gruppo di studio lavoro e sociale – è attivo da tempo sui temi dell’impegno dei cattolici per il bene comune nella società, in sintonia con l’attenzione che la Cei e la Chiesa diocesana stanno dedicando al problema della crisi del lavoro e alle sofferenze sociali che essa provoca. Abbiamo istituito un gruppo di studio – ha sottolineato il coordinatore – al quale hanno collaborato anche alcuni docenti universitari per studiare le prospettive evolutive sul lavoro, sul quale si stanno scaricando i riflessi negativi delle turbolenze e delle profonde trasformazioni che il mondo sta attraversando a seguito della bolla finanziaria che ha provocato la crisi economica».
Nel portare il suo saluto, il presidente dell’Istituto “Conestabile Piastrelli”, il professor Gianfranco Maddoli, ha ringraziato quanti sono intervenuti al convegno e quanti l’hanno sostenuto sin dalla sua fase progettuale, come il cardinale Gualtiero Bassetti. Il presule, trovandosi a Roma in questi giorni per impegni con la Cei, ha voluto inviare ai partecipanti un suo breve ma significativo messaggio in cui ha evidenziato che «il tema trattato è di grande attualità ed interesse in un contesto in cui il lavoro è sempre più un bene prezioso senza il quale non c’è capacità di crescita per le persone e per la società. Il lavoro non è il fine – ha sottolineato il cardinale, ma è certamente il mezzo con cui si salvaguardia la dignità di ogni persona e si crea prosperità e coesione sociale. Esso però deve collocarsi sempre in una prospettiva di crescita equilibrata e sostenibile per l’ambiante del quale siamo custodi e non padroni. Sono questi i temi fondamentali per la società di oggi che meritano ogni attenzione e sui quali certamente rifletterete».
Ad arricchire la riflessione auspicata dal cardinale Bassetti è stato il professor Enrico Giovannini, già ministro del Lavoro, per alcuni anni presidente dell’Istat (dove avviò i lavori per gli indicatori del benessere sociale), fondatore dell’Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile (ASVIS).
«Con l’adozione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – ha detto Giovannini –, nel settembre 2015 il mondo ha compreso di essere davanti ad un bivio: o proseguire con le tendenze attuali, con modello di sviluppo attuale, con un’altissima probabilità di schiantarsi non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale, oppure cambiare direzione come molti scienziati da oltre quarant’anni dicono di fare. Il mondo si è impegnato per cambiare il modello di sviluppo verso un modello che riconcili l’economia, la società, l’ambiente e le istituzioni».
«Nel 2015, con la pubblicazione dell’enciclica Laudato sì di papa Francesco – ha evidenziato l’ex ministro – c’è stato un contributo importante alla riflessione globale proprio perché il concetto di ecologia integrale riconduce a unità il mondo dell’economia, della società e dell’ambiente. Abbiamo capito che sostenibilità non è solo una questione ambientale, ma può anche essere sociale ed economica e lo è! Cosa fare dunque? Da un lato l’Agenda 2030 disegna un insieme di politiche diverse su cui tutti i Paesi si sono impegnati, tra cui l’Italia, ma su cui siamo molto indietro. Per riuscire a portare il mondo su uno sviluppo sostenibile serve tecnologia, governance e cambiamento di mentalità, ma il nostro Paese è indietro su tutti e tre questi fronti. L’Europa è una grande opportunità e nei prossimi mesi dovremo discutere di cosa vorremo fare di quest’Unione europea e io sorrido quando qualcuno pensa che l’Italia da sola possa affrontare le enormi sfide che la transizione a un modello di sviluppo sostenibile comporta. Spero che, trovando il giusto bilanciamento tra decisioni nazionali e decisioni europee, l’Europa possa continuare a essere quel campione di sviluppo sostenibile che già è e possa, addirittura, diventare ancora più leader nel mondo in questo campo».