Il Becco del Grifone – n. 34

La morte del Papa Leone XIII

Dettaglio del Postergale della cappella di San Bernardino in Cattedrale.

La malattia e la morte del papa, un tempo vescovo di Perugia. Le impressioni di quei giorni nella stampa dell’epoca.

Correva l’anno 1903, Leone XIII aveva 93 anni ed era il più anziano pontefice nella storia della chiesa. Era anche l’anno in cui si celebrava il 25° anniversario dalla sua elezione al soglio pontificio e da tutta la cristianità giungevano a Roma messaggi augurali e preziosi donativi. Il Papa, da parte sua, ancora vigile nella mente, disponeva che quella ricorrenza fosse ulteriore occasione per compiere opere di carità e che, per quanto possibile, nessuno fosse dimenticato…neppure i perugini.

Il settimanale IL PAESE, giornale da lui fondato e sostenuto negli anni perugini, seguiva passo passo quegli eventi che dovevano apparire ai lettori locali come qualcosa straordinario.

Il 21 febbraio 1903 si legge: “Nella faustissima ricorrenza del XXV° anniversario dalla sua esaltazione al Pontificato, il S. Padre non ha voluto dimenticare la sempre diletta Perugia. Con un atto di sovrana beneficenza ha rivolto il suo pensiero anche ai poveri della nostra città destinando loro Ventimila lire, delle quali metà a sollievo degl’indigenti e metà come fondo per le tanto benemerite nostre Cucine Economiche. (anche a quei tempi la nostra diocesi era munita di mense per i poveri al cui sostentamento ognuno contribuiva con quanto poteva)

Se l’Orbe cattolico volge in questi giorni con più alto sguardo i suoi occhi alla rocca incrollabile del Vaticano, se i figli devoti si fanno un dovere di recare a Roma l’obolo della loro fede e del loro amore, il munifico Vegliardo a guisa di un mare benefico vuole riversare questa carità dei figli doviziosi a tanti e tanti indigenti che nei nostri giorni specialmente assediano le città, i paesi e le campagne”.

Tuttavia, l’età comincia farsi sentire, tanto che nel mese di luglio il Papa è costretto a letto e le sue condizioni, come spesso accade in età molto avanzata, precipitano rapidamente.

11 luglio: “LA MALATTIA DI S. S. LEONE XIII. Con affetto speciale di figli prediletti noi abbiamo pregato ai piedi di quella cara Vergine delle Grazie, a cui tante Volte Leone XIII confidò i suoi dolori e le sue speranze; ma la voce medesima del nostro Padre ci suona in questo momento all’orecchio come una profezia dolorosa…”.

 

Il 20 luglio il Papa si spegne. La notizia fa rapidamente il giro del mondo e il 25 luglio viene dato alle stampe un numero del settimanale interamente dedicato a lui.

Vi leggiamo: “LA MORTE. L’ultimo giorno di Leone XIII. Le buone speranze dei giorni innanzi andarono presto svanite. La mattina del lunedì il seguente laconico bollettino pubblicato alle 9 lasciava prevedere che la catastrofe era prossima. Il bollettino diceva: «Nella notte il S. Padre ha riposato solo a brevi intervalli. Le condizioni generali si mantengono gravi. Pulsazioni 91. Respirazione 32. Temperatura 36 ,6. – Firmati Lapponi – Mazzoni. La respirazione si fece difficilissima, affannosa con frequenti e lunghe soste e faticosissime riprese, molestata da un leggero catarro che il morente non aveva forza di espellere. Venne subito chiamato l’ Emo Card. Vannutelli, Penitenziere Maggiore che recossi immantinente nella stanza del S. Padre. Infatti Sua Santità per un improvviso affollamento di umori al petto, fu sul punto di mancare, tanto che dall’Emo Card. Penitenziere furono recitate le preci per la raccomandazione dell’anima e fu impartita al Santo Padre la Benedizione in articulo mortis. Il Santo Padre conservava tuttavia la piena lucidità di mente; questa anzi può dirsi che fosse perfetta, tanto che verso quell’ ora chiamò a sé Mons. Angeli e con voce fioca gli domandò notizie di un affare che aveva affidato a Mons. Volpini. Il Santo Padre rivolse pure, con piena lucidità di mente, la parola all’Emo Oreglia, Camerlengo, ed agli altri Cardinali che circondavano il suo letto raccomandando loro la Chiesa, che in questi tempi così torbidi è combattuta da tanti nemici. Ad uno de’ suoi intimi il Papa strinse fortemente la mano.

Alle 12,30 quasi tutti i componenti il sacro Collegio si trovavano già riuniti nell’appartamento pontificio. All’ una e mezzo il Santo Padre ha perduto ad intervalli la conoscenza, ed il respiro si è fatto affannoso. L’ affollamento del catarro gli ha occupato il petto. Prima della crisi, il Papa aveva ricevuto il Cardinale Rampolla ed il Carnale Pierotti, al quale ha parlato con fervore della devozione del Rosario. Nella stanza del Santo Padre si trattennero (oltre il prof. Lapponi ed il cav. Centra) anche il Cardinale Vives che, con ammirabile zelo, Lo avea in questi giorni assistito del conforto della preghiera, e gl’instancabili segretari particolari Monsignor Angeli e Monsig. Marzolini. I Cardinali, entrati nella camera del Santo Padre, Gli baciarono la mano, e poi si trattennero nella sala della biblioteca privata.

Il Corpo diplomatico non entrò nella stanza del Venerando Agonizzante. Verso le 13, Sua Santità ricevette la Sua Famiglia Segreta, che Gli baciò la mano, poi la Famiglia Nobile, ed infine i Suoi tre nepoti Conti Lodovico, Camillo e Riccardo Pecci, che ha riconosciuto e benedetto. Può dirsi che la lucidità di mente del Santo Padre si è mantenuta fino all’ estremo.

Alle ore 14 entrò nella Camera del Papa il prof. Mazzoni, il quale dichiarò che nulla ormai rimaneva a farsi dall’arte medica e che la catastrofe era imminente. Alle ore l4,45 si fecero passare nella camera pontificia i due pronipoti del Santo Padre, figli del conte Lodovico Pecci. Attorno al letto trovavansi tutti i Cardinali convenuti in Vaticano.

Verso le 15,30 Sua Santità riprese alquanto la conoscenza e sebbene con molta fatica, pure rivolse ai presenti poche parole.

Alle 15, 50 il Sommo Pontefice venne colto da un altro insulto di catarro, e 10 minuti dopo, alle 4, Sua Santità spirava placidamente nel bacio del Signore”.

 

Come ai nostri tempi, i lettori dell’epoca erano curiosi di sapere cose succedeva dopo la morte del Papa ed i cronisti, con dovizia di particolari, resocontano cosa accade nella segretezza delle stanze pontificie: “Dopo la Morte. La salma di Leone XIII venne composta sul letto, coperto d’una coltre rossa. Le mani del Pontefice furono sovrapposte in croce sul petto: il capo coperto del camauro: sotto il mento venne passato un fazzoletto bianco che gli fasciava la gola. Sulle spalle del defunto era la mozzetta rossa. Il cadavere venne così composto dal prof. Lapponi, aiutato dal cav. Centra, da Seneca e Di Castro. I medici assistenti, appena spirato redigono il certificato di morte. La salma viene composta nel letto di morte, confidata ad un distaccamento di Guardie Nobili. Penitenzieri della Basilica Vaticana salmeggiano nelle sale attigue. Il Card. Camerlengo col Collegio dei Chierici di Camera, con Mons. Maestro di Camera ed i quattro Camerieri Segreti Partecipanti, compirono infine la cerimonia della ricognizione del cadavere. Il Decano dei Protonotari Apostolici lesse, infine, l’atto di ricognizione in ginocchio”.

Anche la morte dell’anziano papa è accompagnata da un estremo atto di carità verso i perugini. 25 luglio: “ALL’ULTIM’ORA. Mons. Arcivescovo ci comunica che ha ricevuto, alle 3 pomeridiane di quest’oggi, lettera di Mons. Marzolini colla data – Vaticano 24.7.03 – nella quale gli annunzia che la santa memoria di Papa Leone XIII ha lasciata una copiosa elargizione per i poveri di Perugia, esprimendo la sua volontà con queste parole: «Lire ventimila per le famiglie povere di Perugia da distribuirsi a cura di Mons. Arcivescovo. Non si prescrivono, ma si raccomandano suffragi.»”

Le ultime parole della mesta cronaca vengono dedicate alla ormai abbandonata pratica dell’imbalsamazione del corpo del pontefice che, per diversi giorni, veniva esposto alla visione dei fedeli presso la cappella del Santissimo Sacramento nella Basilica vaticana: “La imbalsamazione della preziosa Salma di Sua Santità venne a meraviglia eseguita dai Sanitari Palatini, sotto la direzione del Professore Lapponi, Direttore dell’Igiene dei S.S. P.P. A.A. Assistevano il Professor Lapponi, i dottori Capparroni, Salucci, Battistini, Masciarelli ed Amici. Il Dottor Laugeli, farmacista segreto di Sua Santità, apprestò il completo materiale per l’imbalsamazione. Le Guardie Nobili del distaccamento di servizio trasportarono la Salma del Santo Padre dalla stanza mortuaria all’ anticamera segreta, ove ebbe luogo l’operazione, che durò più di quattro ore. Si estrassero i Precordi, che imbalsamati furono indi racchiusi in una urna di terra. Sull’urna, alta circa un metro, è stata posta questa iscrizione: Praecordia Sanctae Memoriae Leonis Papae XIII: obit die XX Julii MCMIII.

Dopo la lunga operazione la Salma fu rivestita dai Cappellani Segreti della sottana bianca con fascia serica, con mozzetta rossa, scarpe rosse crociate ed il camauro sul capo: il Santo Padre veniva quindi trasportato nella sala del Trono trasformata in camera ardente”.