
La Quaresima, ormai inoltrata, solitamente coincide, per i cristiani, con un periodo di astensione dai dolci, dalla carne e in generale dai cibi grassi, così almeno ci suggerisce l’immaginario comune. Oggi, questo precetto, non è più così severo, ma anche in passato, per i motivi più disparati, esistevano delle deroghe che i vescovi potevano concedere nei limiti della propria diocesi. Non tutti, infatti, potevano o dovevano attenersi alle rigide prescrizioni quaresimali, perciò, tramite i cosiddetti “indulti” venivano appunto concessi, per così dire, dei “permessi speciali”.
Il documento che oggi ci accompagna nel viaggio tra i cibi concessi in Quaresima è appunto un indulto emanato nel 1797 dal vescovo di Perugia Alessandro Maria Odoardi e conservato nell’ archivio diocesano alla serie Bandi ed Editti.
Nel testo, che tuttavia risulta abbastanza comune a tutte le diocesi e istituti religiosi, si specifica che: “La scarsezza specialmente de Cibi Quaresimali di questo anno, da Noi esposta al Regnante Sommo Pontefice PIO VI, per cui oltremodo gravosa a questi Popoli renderebbesi della imminente Quaresima la rigorosa osservanza… il concedere agli Abitanti in questa Città, e Diocesi la Dispensa di potersi cibare nel divisato corso Quaresimale di Latticini, Uova, e Carni, delle quali suol farsi uso tutto l’anno”. Qui si parla in special modo di pesce fresco od essiccato, alimento non reperibile in grande quantità nei nostri territori, nonostante la presenza di laghi pescosi.
Prosegue lo scrivente. “…ai dispensati, i quali consigliamo, ed esortiamo a compensare questo benigno Indulto con la maggiore frequenza dei Sagramenti, orazioni, visite delle Chiese, in ispecie ove rimane esposto il Santissimo Sagramento a forma di Quarantore, recita del Santo Rosario, Limosine, ed altre opere di pietà secondo la capacità, e Stato di ognuno”.
Chi era dunque dispensato? I viaggiatori, ma anche chi doveva mangiare alla tavola altrui ove, contro sua voglia, si fossero portati cibi di grasso… Inoltre i curatori di anime, ed i confessori erano autorizzati a permettere l’uso dei cibi grassi nei giorni di digiuno alle persone malaticce, ma solo nei singoli casi.
Ecco il testo dell’indulto:
ALESSANDRO MARIA DE MARCHESI ODOARDI, PATRIZIO ASCOLANO NELLA MARCA
Per grazia di Dio, e della Santa Sede Apostolica Vescovo di Perugia.
La scarsezza specialmente de Cibi Quaresimali di questo anno da Noi esposta al Regnante Sommo Pontefice PIO VI, per cui oltremodo gravosa a questi Popoli renderebbesi della imminente Quaresima la rigorosa osservanza, ha mosso il clementissimo di rimettere al Nostro arbitrio, e coscienza il concedere agli Abitanti in questa Città, e Diocesi la Dispensa di potersi cibare nel divisato corso Quaresimale di Latticini, Uova, e Carni, delle quali suol farsi uso tutto l’anno; Noi quindi in nome della Santa Sede Apostolica concediamo sì fatta dispensa, eccettuati i primi quattro giorni della Quaresima, il mercoledì dei Quattro Tempi, il venerdì, e Sabbato di ciascuna settimana, e gli ultimi quattro giorni della Settimana Santa dal Mercoledì inclusivamente a tutto il Sabbato, inculcando nel tempo medesimo la indispensabile obbligazione del Digiuno da osservarsi dai Dispensati, i quali consigliamo, ed esortiamo a compensare questo benigno Indulto con la maggiore frequenza dei Sagramenti, orazioni, visite delle Chiese, in ispecie ove rimane esposto il Santissimo Sagramento a forma di Quarantore, recita del Santo Rosario, Limosine, ed altre opere di pietà secondo la capacità, e Stato di ognuno, procurando in questo Santo tempo di salutar penitenza d’ implorare la Divina Misericordia, e fare sì, che alla maggiore indulgenza del Santo Padre il fervore, e la pietà Cristiana corrisponda. Perugia dal Palazzo Vescovile questo dì 25 febbraio 1797
ALESSANDRO MARIA VESCOVO DI PERUGIA.
Remigio Silvestrini Canc. Vesc.
La Pasqua, infine, scioglieva i precetti della Quaresima, chi poteva, festeggiava la Resurrezione del Signore con un banchetto, magari condiviso con parenti, amici e vicini.