Il carattere mite e garbato che lo accompagna va di pari passo con la semplicità e la chiarezza di parola. Sullo sfondo della storia del Paese, ripercorre a braccio i cent’anni dell’Università per Stranieri. Raccoglie e rilancia le testimonianze di studenti provenienti dagli angoli del mondo e ricorda loro che “nessuno qui è straniero”. Al sostantivo “diversità” unisce l’aggettivo “preziose” e spiega che l’incontro e lo scambio arricchiscono vicendevolmente.
Non sono parole dovute o di circostanza: in una stagione come l’attuale, che “registra fenomeni contradditori tra disorientamenti e grandi opportunità”, sottolinea il ruolo decisivo della cultura. Richiama il valore di quanti se ne fanno interpreti, la cui “professionalità nella docenza va di pari passo con la disponibilità umana”, al punto che – come sa ogni educatore – è quest’ultima a rendere “efficace l’insegnamento e a conferirgli valore”.
Il Presidente Sergio Mattarella si congeda con un sorriso, che esprime un’ostinazione contagiosa a rimanere fiduciosi nel futuro dell’umanità.
don Ivan, Vescovo
(Nella foto, l’accoglienza di Perugia al Presidente della Repubblica, mercoledì 12 febbraio)