San Costanzo: «Educati all’amore senza aspettare nulla in cambio»

Le parole dell'arcivescovo alla solenne concelebrazione della festa del Patrono in una gremita cattedrale di Perugia

«San Costanzo con il suo servizio episcopale ha saputo raccogliere il mandato che Gesù affida ai suoi nell’ultima Cena, mandato che custodisce l’essenza del cristianesimo: “Come il Padre ha amato me, io ho amato voi” – dice Gesù -: anche voi “amatevi gli uni gli altri”». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis nell’omelia della solennità del Patrono dell’Arcidiocesi e della città di Perugia, il 29 gennaio mattina, in una gremita cattedrale di San Lorenzo, alla presenza di numerosi rappresentanti delle Istituzioni civili e militari e degli Ordini cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro.

Una concelebrazione eucaristica con diversi sacerdoti diocesani religiosi e diaconi, allietata dalla Corale Laurenziana, al cui termine l’arcivescovo ha inteso rivolgere un sentito ringraziamento a tutti i presenti e alle autorità che fin dal pomeriggio della vigilia (il 28 gennaio) hanno animato la tradizionale e suggestiva processione della “luminaria” per le piazze e le vie del centro storico fino alla basilica di San Costanzo.

“Luminaria”, simbolo visivo di quella comunione ed unità tra la città civile e religiosa, nel fare memoria della testimonianza del Santo patrono Costanzo, martire per la fede in Cristo. L’arcivescovo ha poi espresso gratitudine a mons. Vittorio Gepponi per il ministero svolto alla Chiesa perugina ed umbra come coordinatore del Servizio per la tutela dei minori, servizio affidato alla dott.ssa Luciana Stazi, e come vicario episcopale per la Vita consacrata. A quest’ultimo incarico l’arcivescovo ha chiamato il domenicano padre Marko Baron, parroco di San Domenico. Sempre mons. Maffeis ha annunciato l’ordinazione sacerdotale del giovane seminarista Samuele Betti, in programma il prossimo 28 giugno (ore 18), nella cattedrale di San Lorenzo.

Nel commentare la Parola di Dio proclamata alla celebrazione della Festa del Patrono, l’arcivescovo ha detto: «Amare diventa un mettere in gioco la propria vita, come risposta e prolungamento di quanto abbiamo ricevuto: l’unione con Cristo, che ci è stata data nel battesimo e che viene alimentata dal pane della Parola e dell’Eucaristia, rimane illusoria, se non si traduce in dono, se non diventa sorgente di responsabilità: “Vi ho scelti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”».

«L’esperienza che educa all’amore – ha spiegato mons. Maffeis –, ci è data grazie all’incontro con persone che si sono rivelate capaci di amare senza aspettare nulla in cambio: persone che con la loro vita buona ci fanno sentire di essere già immersi in un mistero, in un cuore che pulsa, perché raggiunto dall’amore e chiamato all’amore Di queste persone vivono le nostre famiglie, vive la Chiesa e la stessa Città dell’uomo. Più ancora di quel che può esprimere la nostra povera e spesso tardiva riconoscenza, il Signore benedica questi nostri cari e li ricompensi, tanto che siano ancora fra noi, quanto che già vivano presso di Lui», ha concluso l’arcivescovo.

 

Fotogallery della solenne concelebrazione eucaristica della Festa del Patrono San Costanzo in cattedrale (29 gennaio)