8 aprile 2023 Veglia pasquale

Un evento che riapre tutti i giochi. Due donne vanno verso il sepolcro. Donne che, a differenza degli apostoli, erano rimaste anche ai piedi della croce. Donne che ora si sentono consegnate al dolore e all’impotenza che la morte di una persona amata porta nel cuore di chi rimane. Il loro recarsi alla tomba di Gesù è un gesto di affetto che esprime quell’intima nostalgia, che ci impedisce di staccarci dai nostri defunti; è memoria e riconoscenza per quanto ci hanno donato. Questi sentimenti “all’alba del primo giorno della settimana” si incontrano con la notizia sconvolgente di un evento che riapre tutti i giochi: “Non abbiate paura! Gesù Crocifisso è risorto dai morti”.

Sottratta alla morte l’ultima parola. Questo è l’annuncio che risuona su tutta la terra in questa notte santa, in questa Veglia che è la madre di tutte le celebrazioni cristiane. Un annuncio che canta la fedeltà di Dio, il Dio della vita, il Dio che vince il male, il Dio che sulla vicenda di Gesù, come sulla vicenda di ciascuno di noi, sottrae alla morte l’ultima parola.

“Gesù Crocifisso è risorto dai morti”: non è un annuncio facile né da comprendere né da esprimere a parole, tanto è sorprendente. Eppure, è un annuncio che incontra la domanda più forte che ci portiamo dentro: come scrive Nietzsche, “ogni desiderio reclama eternità, profonda eternità”. Sì, “tutta la vita chiede l’eternità”. Più che una speranza, è una necessità, diversamente, la vita resterebbe un conto che non torna, un’incompiuta.

Ieri all’Hospice raccoglievo questa urgenza nella voce spezzata di una donna, nei giorni scorsi è morto il fratello. Nello smarrimento che la morte porta con sé, questa donna avvertiva con chiarezza che suo fratello non poteva essere stato semplicemente cancellato, quasi fossimo foglie che il vento del tempo o della malattia disperde…

Questa attesa trova compimento nel Cristo. La sua risurrezione diventa la chiave di lettura di tutto. Nel buio che ci avvolge, Lui è la luce, come abbiamo cantato accogliendo il simbolo del cero; in Lui le pagine della Sacra Scrittura che abbiamo meditato trovano pienezza e ci coinvolgono nelle grandi opere che Dio ha compiuto per il suo popolo, per la Chiesa, per l’intera umanità. In Lui ci è rivelato il valore infinito di ciascuno di noi, la dignità e la sacralità di ogni vita umana, che trova il suo significato e fiorisce in una relazione di comunione con Dio e di fraternità con gli altri.

Camminare in una nuova vita. Tutto questo ha inizio dall’acqua del battesimo, in cui è annegato “l’uomo vecchio”, come ci ha ricordato San Paolo; dal grembo del fonte battesimale noi nasciamo nuove creature, che nel pane della Parola e nel pane dell’Eucaristia trovano la forza di “camminare in una vita nuova”.

Un salutare scossone. Grazie a Sofia, Omar, Kamel, Eleonora, Henok e Milad: la loro scelta di ricevere il battesimo per vivere da cristiani diventa un forte richiamo per noi, che il battesimo l’abbiamo ricevuto tanti anni fa e forse l’abbiamo conservato in naftalina, come succede con certe tovaglie, talmente belle che finiscono per restare in un cassettone, inutilizzate, sempre in attesa dell’occasione buona…

Da questi giovani ci viene un salutare scossone a far nostra un’esistenza pasquale, che profuma per ogni gesto d’amore, di compassione, di solidarietà, di servizio, di preghiera, di perdono e di tenerezza di cui la sappiamo arricchire.

 

Don Ivan, Vescovo