Il banco e la cattedra, due sguardi

«Il banco e la cattedra sono due sguardi».

È con queste parole che Roberto Contu apre il suo ultimo libro, Il banco e la cattedra, edito da Aguaplano ed uscito in tutte le librerie il 23 maggio 2024.

Con il suo stile di scrittura tanto delicato quanto dirompente, Contu riesce a toccare corde del cuore che pensavamo di aver smarrito nei banchi di scuola, quelli della nostra memoria.

Tra le pagine ed il ritmo scorrevole delle parole dell’autore, si percepisce la sensibilità di un professore che, nel contatto e nel dialogo incessante coi propri alunni, si apre al sentire: si rende vulnerabile, è invaso da dubbi su di sé nonostante i vent’anni di professione, è consapevole di essere sempre «sul bordo dello sbagliare tutto», ma ammette anche che, alla fine di tutto, è proprio a causa di quei dubbi e di quegli interrogativi resi pietra angolare del proprio modo d’essere e di agire se è ancora possibile combinare qualcosa di buono a scuola.

Questo libro non è solamente un libro sulla scuola, ma è un libro sul , sull’io, sul riconoscere il senso del proprio desiderio attraverso lo sguardo di un altro: dal racconto di lezioni durante le quali l’autore spiega Dante alla classe, si passa d’improvviso a ponderare sulla fatica del quotidiano, sulla forza della morte, paragonabile solo a quella dell’amore, come in questo passo:

«La morte che non ci spieghiamo, ma anche e soprattutto il morire che ne è premessa storica, ovvero la mia stanchezza di adesso, quella tua che stai leggendo, i mostri che qualche studente aveva dentro, mentre faceva finta di ascoltarmi in classe, il trascinarsi di certe giornate, una reazione che non abbiamo capito, le domande appese di una vita, i nostri corpi che non passano, tutti i pesi del mondo, l’eterna e spossante inerzia che muove verso il basso».

Quella di Roberto Contu è una narrazione poetica che scorre e che attira, che morde tanto la carne quanto l’intelletto per quanto sia pungente, che tocca nel profondo e non lascia vuoti: perché lo spazio tra il banco e la cattedra non è realmente una distanza vuota e priva di significato, ma è un «pieno» nel quale ogni giorno accade la vita.

 

(A cura della Libreria delle Volte)