“La cronaca di cento anni fa testimonia le tante difficoltà incontrate nella realizzazione di questo Museo. La presenza di ciascuno di voi, oggi, esprime che quella fatica non smette di incontrare attenzione e condivisione… L’opera d’arte, in particolare, è un grande linguaggio simbolico: con le sue forme, i suoi colori, la sua storia riveste e rende accessibile la verità, esprimendo una bellezza che affascina, che riempie di stupore, che offre una ricchezza di spunti con cui leggere il significato nascosto nel segno”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Ivan Maffeis intervenendo, il pomeriggio del 17 febbraio, alla cerimonia inaugurale del nuovo allestimento del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, nell’anno del centenario della sua nascita (1923-2023). Evento che ha visto una folta partecipazione di perugini insieme alla presenza delle massime autorità civili e del mondo culturale, dalla presidente della Regione Donatela Tesei al sindaco Andrea Romizi, alla presidente Ilaria Borletti Buitoni del Comitato ministeriale per le celebrazioni del V centenario della morte del Perugino (1523-2023). Sono intervenuti anche il vescovo di Civita Castellana Marco Salvi, già ausiliare di Perugia con delega per i beni culturali diocesani, e la presidente della Fondazione Perugia Cristina Colaiacovo, benemerita Istituzione che ha finanziato il progetto del nuovo allestimento museale, parte fondante, insieme al sottostante percorso archeologico, dell’“Isola San Lorenzo” del complesso monumentale della cattedrale.
L’alto interesse. Un caloroso saluto ai numerosi convenuti è stato espresso dall’arciprete della cattedrale Fausto Sciurpa, come fece nel 1923 il suo predecessore, Camillo Rasimelli: “La designazione che ci avete usata di accettare il nostro invito ci commuove e ci allieta. Ci commuove, perché la vostra presenza addimostra l’alto interesse che prendete alla nostra impresa, che è manifestazione e culto dell’arte e ci rassicura del vostro favore. Ci allieta, perché sentiamo di essere uniti in questo ideale che attraverso le concezioni e le forme dei grandi artisti, ispirati alla fede sincera, ci fa vedere Iddio”.
A presentare il progetto di questo allestimento è stato il curatore, l’arch. Alessandro Polidori, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali, mentre il dott. Luca Nulli, rappresentante diocesano nel citato Comitato ministeriale, ha coordinato gli interventi rievocando la storia dei primi cento anni del Museo con uno sguardo al futuro.
L’arcivescovo Maffeis. Sul futuro dell’arte si è soffermato l’arcivescovo Maffeis richiamandosi alla notizia riportata dai quotidiani nazionali del 17 febbraio, che hanno dato “ampio risalto alla conclusione dell’XI edizione delle campagna ‘I luoghi del cuore’ promossa dal FAI”, ha commentato il presule facendo notare che “all’invito ‘Narrate, gente, la vostra terra’, lanciato dallo scrittore Antonio Scurati, ha risposto oltre un milione e mezzo di persone”. Facendo suo il commento del Corriere della Sera, Maffeis ha detto: “Colpisce un elemento molto chiaro e omogeneo: i primi tre ‘Luoghi del cuore’ e ben 45 tra i 100 più votati in tutta Italia sono legati alla devozione religiosa popolare. È la prova che, come ha detto il presidente del FAI, ‘se la pratica della fede è in crisi, alcuni edifici e contesti continuano a rappresentare eloquenti testimonianze di identità, di appartenenza, di affezione. Un dato sul quale riflettore per comprendere i sentimenti più diffusi e condivisi’, nonché ‘il legame tra i diversi territori, i singoli cittadini e le intere comunità’. In altre parole, il nostro patrimonio testimonia quanto l’arte abbia saputo ispirarsi e veicolare tematiche legate alla fede, contribuendo a plasmare una cultura che fa parte del nostro mondo spirituale. Esperienza religiosa ed artistica sono accomunate dal tentativo di portare a parola la profondità della realtà, nel rispetto della sua dimensione trascendente e in quanto tale in ultima analisi indispensabile”.
Il vescovo Salvi. “Ho incontrato e conosciuto persone assetate di bellezza, desiderose di rispondere ad una esigenza che il cuore di ciascuno di noi ha, quello, appunto, della bellezza”. Così ha esordito, nel suo intervento, il vescovo Salvi, che ha indicato la ‘rotta’ del progetto “Isola San Lorenzo” nei quattro anni di vescovo ausiliare di Perugia; progetto che ha affidato alle ‘cure’ della società benefit Genesi. “Noi abbiamo la fortuna di avere questa bellezza sotto gli occhi e spesso non accorgersene – ha proseguito Salvi –. Quando si entra in un luogo bello, in uno spazio architettonico, in una chiesa…, si incontra sempre una vita. In un momento di grande confusione e molta fragilità dove la nostra società non ha più punti di riferimento a cui guardare, dove c’è parecchia precarietà, abbiamo bisogno di una proposta o di ipotesi che possano ridarci speranza del vivere attraverso la bellezza, che, come diceva un autore russo, può salvare il mondo. Quando abbiamo dinanzi a noi opere d’arte s’incontra l’umanità… Un artista, un architetto, attraverso le loro opere, ci raccontano chi sono, la loro proposta di vita non è qualcosa di statico. Difronte ad ogni espressione artistica si può dialogare. Sulla bellezza, anche nella mia Diocesi di Civita Castellana, si può trovare un sentiero comune da percorrere insieme tra Istituzioni, perché siamo tutti impegnati affinché il bene dell’umano possa realizzarsi. Sono energie buone che possono dare una speranza nuova a questa caotica società”.
La presidente Colaiacovo. Ha espresso viva soddisfazione per l’opera del nuovo allestimento ricordando che “il 2023 è un anno importante per l’arte e la cultura di Perugia, perché le celebrazioni del cinquecentenario della morte del Perugino hanno attivato diverse iniziative per la salvaguardia e la valorizzazione del nostro patrimonio storico e artistico. Siamo orgogliosi di aver potuto dare il nostro sostegno a queste iniziative, a partire da quelle che danno lustro alla nostra città e che sono anche occasione di rinnovamento… Un panorama così ampio di proposte culturali contribuisce a rendere più attrattivo il nostro territorio in una chiave anche turistica e quindi di sviluppo economico. Di questo siamo consapevoli, motivo per cui l’arte e la cultura rivestono per noi una grandissima importanza e continuano ad essere uno dei settori di intervento più rilevanti della nostra attività. Questo progetto è una delle tappe di un accordo di collaborazione di qualche anno fa tra la Fondazione e l’Archidiocesi dal titolo “Verso il Perugino ma oltre”, perché le attività che stiamo inaugurando lasceranno traccia anche dopo il V centenario. A questo accordo si aggiungono altre collaborazioni con l’Archidiocesi, che riguardano anche la chiesa della Santissima Annunziata a Fontignano dove è custodita la tomba del Perugino. Abbiamo sposato la visione e la narrazione dell’Archidiocesi che vuole valorizzare il proprio patrimonio storico-artistico per comunicare l’antico, il nuovo, il sacro e il bello e per unire idealmente tutti gli uomini nel linguaggio universale dell’arte”.
Il direttore Polidori. “Capita raramente di celebrare i cento anni di un museo e averlo potuto fare così da vicino per la propria città, lo ritengo un grande privilegio”. Ha detto l’architetto Polidori all’inizio del suo intervento di presentazione del nuovo allestimento, aggiungendo: “Mi fa piacere che siano stati richiamati tanti riferimenti storici di questo museo, perché l’operazione che abbiamo condotto non ha stravolto il lavoro compiuto da chi ci ha preceduto. Abbiamo pensato ad un progetto che realizzasse un qualcosa di bello, di importante e sostenibile dal punto di vista economico”, perché l’“‘Isola San Lorenzo’ è anche questo. Importante è stata la valorizzazione di questo luogo identitario per Perugia e per il territorio circostante. Basti pensare che sotto la cattedrale c’è un percorso archeologico che racchiude le origini della nostra città fin dal VII secolo a.C. e nel riemergere dal sottosuolo, le sale del Museo contengono e sono in grado di raccontarci le tante storie vissute da coloro che ci hanno preceduto”. Nel progettare la valorizzazione dell’“Isola San Lorenzo” per renderla più fruibile a livello turistico, l’architetto Polidori ha sottolineato che “era sotto gli occhi di tutti che le diverse anime del complesso monumentale della cattedrale fossero l’una imprescindibile dalle altre, perché non si può parlare del museo senza citare la cattedrale, non si può comprendere il percorso archeologico, la Perugia sotterranea, senza aver passeggiato nel chiostro superiore della cattedrale e non si può non raccontare la presenza secolare dei canonici senza aver ammirato i loggiati sovrapposti del chiostro inferiore. C’è una storia che si interseca in tutte le direzioni”.