Dopo le due ultime “edizioni” in tono minore per la pandemia, la festa di sant’Agata celebrata a Perugia il giorno della sua memoria liturgica, il 5 febbraio, ritorna nella sua ampiezza di fede, cultura e socialità, assumendo un particolare significato da come si evince dal titolo degli eventi che la caratterizzano: “La mia medicina è Cristo”. Lo disse la Santa all’Apostolo Pietro che le apparve in prigione per guarire il suo fisico menomato dopo che i romani le recisero il seno perché cristiana. Tematica che ha indotto il rettore di questo luogo sacro, monsignor Fausto Sciurpa, arciprete della cattedrale di San Lorenzo e studioso della Santa siciliana, a rivelare un suo desiderio-auspicio che nutre da tempo nell’approfondire la spiritualità di sant’Agata, protettrice anche delle donne affette da gravi patologie al seno.
Scrigno di bellezza interiore. «Questa chiesa diventi un piccolo santuario, senza dargli tanta enfasi, per queste donne che, purtroppo, non sono poche nella nostra città – commenta il sacerdote –. Un luogo che favorisca una maggiore venerazione di sant’Agata senza incentivare attese “miracolistiche” – precisa –. Un luogo sacro e scrigno prezioso non soltanto d’arte e di storia del XIV secolo, ma di bellezza interiore, di trasmissione di serenità nella sofferenza per contribuire a dare migliori prospettive di vita a tante donne».
La trasfigurazione. «La medicina, come disse Agata a Pietro, per quanto possa curare il corpo – afferma monsignor Sciurpa –, non riesce a curare l’interiorità dell’essere umano nell’affrontare la sua patologia. Accanto il lavoro del medico quanto più professionale ed efficace possibile, è il lavoro di qualche altra dimensione che aiuta a trovare il modo di trasfigurare la malattia, anche la più dura, al punto di trovare in essa spunti di vita, di bellezza e di ricchezza da donare agli altri, pur tenendo presente che non tutte le persone sono credenti. Per coloro che lo sono, si vuole mettere a disposizione questa chiesa per incontri dove conoscersi, confrontarsi, ascoltare la Parola di Dio, approfondire la testimonianza di questa grande Santa. Agata, ancora oggi, ci testimonia che la sofferenza, il dolore, la privazione, la fragilità con cui dobbiamo confrontarci e lottare quotidianamente, affinché non si inaridisca il nostro cuore e la nostra anima, ci permette di vivere umanamente e cristianamente questa situazione trasfigurandola».
Una storia sconosciuta. Questo, monsignor Sciurpa, lo ha sottolineato illustrando il programma della festa della Santa nella sala “Monsignor Luigi Piastrelli” della canonica di Sant’Agata. «In questi ambienti – ricorda con un pizzico d’orgoglio don Fausto – venne accolto, intorno alla metà degli anni ’30, Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI, un particolare della storia perugina sconosciuto a molti». Montini era amico di monsignor Piastrelli, parroco di Sant’Agata dal 1908 al 1975, del quale don Sciurpa fu il successore fino alla soppressione della Parrocchia. «Don Luigi Piastrelli – precisa il rettore di Sant’Agata – fu un prete “modernista” e per questo guardato con diffidenza dalla Chiesa di allora, oggi un precursore del Concilio Vaticano II di cui il noto sacerdote perugino visse con gioia e speranza i lavori di una Chiesa che si apriva al mondo e il primo decennio del post-Concilio».
Il programma della festa. Tre i pomeriggi che caratterizzano le celebrazioni perugine in onore sant’Agata, venerdì 3, sabato 4 e domenica 5, tutti alle ore 17.30, che si terranno nella chiesa a lei intitolata situata all’inizio di via dei Priori per chi la percorre venendo da corso Vannucci. Venerdì l’incontro dal titolo: “Storia di una santa e di una Chiesa: S. Agata”, a cura di monsignor Fausto Sciurpa, con intermezzi musicali “Dai salmi di dolori e guarigione” presentati dal medico Luciano Carli; sabato “La parola dell’uomo sulla sofferenza” e “La parola di Dio sulla sofferenza” a cura del professor Luigi Alici e del professor padre Giulio Michelini (Ofm); domenica la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis animata dalla Corale Laurenziana della cattedrale. Al termine la “festa in amicizia” nel complesso della canonica di Sant’Agata. «Il motivo di fondo di questi tre pomeriggi a Sant’Agata – conclude monsignor Sciurpa – è da ricercarsi nella storia e nella testimonianza cristiana di questa martire del III secolo che è ancora di insegnamento per la nostra epoca».