Perugia, 2 febbraio 2023
Cari fratelli e care sorelle, il primo pensiero è di ringraziamento al Signore per la vostra presenza: non mi riferisco semplicemente a questa celebrazione nella Giornata a voi dedicata, ma a quello che rappresentate per l’intera comunità ecclesiale – e per lo stesso vivere sociale – nella varietà dei carismi e delle istituzioni di cui siete espressione.
La nostra preghiera vuol raggiungere anche coloro che, per età e condizioni di salute, non hanno la possibilità di essere qui: li sentiamo partecipi in maniera diversa, ma ugualmente vera, come sentiamo vicine spiritualmente le nostre sorelle claustrali.
Insieme ci facciamo prossimi a Papa Francesco: il viaggio che in questi giorni lo vede pellegrino nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan riporta l’attenzione sul dramma di popolazioni provate negli anni da conflitti che hanno fatto milioni di vittime, di sfollati e rifugiati, di bambini-soldato. In un tale contesto risplende con forza ancora maggiore la generosità di consacrati e consacrate che – per quanto esposti a sequestri, violenze e attentati – non rinunciano a spendersi per il Regno.
Significativamente, la Chiesa ha collocato la Giornata della Vita Consacrata nel giorno della Presentazione di Gesù al tempio. Nell’istituire questa Giornata, Giovanni Paolo II ha visto proprio nella presentazione di Gesù “un’eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti sono stati chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero ed obbediente”.
In voi riconosciamo la fisionomia di Simeone e di Anna, ossia di quanti attendono e riconoscono la luce, fino ad esserne segno profetico in mezzo agli uomini. Questa luce ha il volto di Gesù: ed è una luce che riporta ciascuno di voi alle radici della propria vocazione. Quanto è importante, quanto è bello non perdere – sia a livello personale che comunitario – la memoria di questo incontro che ha segnato in maniera indelebile la vita; incontro continuamente ricercato, coltivato nella preghiera quotidiana, custodito nel cuore, incontro più grande e più forte di ogni possibile momento di smarrimento; incontro che vi ha dato uno
sguardo contemplativo sulle vicende umane, proprio come è stato per Anna e per Simeone, capaci di quella vigilanza che permette loro di andare oltre la fragilità e la debolezza di un bambino per intuire in lui il compimento della speranza e la salvezza delle genti.
È il primato di Dio che voi ci testimoniate. E, lo sappiamo per esperienza, quando si riconosce questo fuoco, ecco che arriva a riscaldare e illuminare i rapporti, le relazioni con gli altri: penso alle mille forme con cui i vostri carismi si sono incarnati, secondo modalità e compiti che altro non sono che declinazioni del primo verbo evangelico: sono voci del verbo servire. Voi questo servizio l’avete praticato dando alla vostra vita la forma del Vangelo e quindi l’attenzione ai bisognosi.
Vivendo con umiltà e fiducia questo primato di Dio, potremo affrontare insieme con serenità anche il cambiamento d’epoca che stiamo attraversando. Non scoraggiatevi mai! Il Signore è fedele.
Maria, Madre delle Grazie,
tu che sei la Consacrata per eccellenza,
aiutaci a custodire la nostra vocazione nel silenzio dell’ascolto,
consapevoli che nulla è impossibile a Dio.
Donaci di rinnovare ogni giorno con fiducia il nostro sì.
Sostienici nel nostro umile servizio a Dio e ai fratelli.
Rendici per tutti sentinelle che nella notte del mondo
anticipano i segni di quella luce che non conosce tramonto.
“Don Ivan Maffeis, vescovo”