«Un paio di mesi fa, incontrandoci per la celebrazione dei cent’anni di presenza salesiana a Perugia, abbiamo ripreso l’intuizione, cara a don Bosco, dell’educazione come “cosa del cuore”. Con la vostra disponibilità a frequentare la vita dei ragazzi, ad ascoltarli e a lasciarvi coinvolgere, a mescolarvi a loro – amando ciò che loro stessi amano e divenendo nel contempo fra loro interpreti dell’amore di Dio e promotori della loro crescita umana – voi Salesiani ci avete testimoniato che non esistono “casi irrecuperabili”». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis nel rivolgersi agli educatori, formatori e operatori dell’Istituto Salesiano “Don Bosco” di Perugia durante l’omelia della celebrazione eucaristica della solennità dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre mattina, presso la palestra di questa significativa istituzione educativa che ha celebrato di recente i primi cento anni di presenza nel capoluogo umbro (1922-2022), come ha ricordato lo stesso presule. Concelebranti sono stati il direttore del “Don Bosco” don Claudio Tuveri e il confratello don Wieslaw Dec, alla presenza di numerose famiglie di allievi ed ex allievi salesiani, frequentatori del Centro di formazione professionale “CFP-CNOS”, dell’Oratorio e della società sportiva “PGS”. La celebrazione è terminata con il “cerchio mariano” attorno all’altare animato dai più piccoli degli allievi, che avviene, il giorno dell’Immacolata, in tutte le Casa Salesiane presenti in 134 Paesi del mondo, in ricordo della grande devozione di san Giovanni Bosco per la Beata Vergine Maria.
Grazie ai Salesiani tanti giovani, anche a Perugia, strappati alla strada.
Mons. Maffeis ha incentrato la sua omelia, il cui testo integrale è consultabile sul sito www.diocesi.perugia.it (sezione “arcivescovo-omelie”), proprio sui giovani e su una delle categorie di persone più emarginate della società, quella dei detenuti, rendendo partecipi i fedeli di alcuni passaggi di due lettere dal carcere ricevute nei giorni scorsi. Entrambi gli scritti contengono richieste di aiuto nel cercare un lavoro dignitoso nell’espletamento della pena. «Sono testimonianze vive e “scomode” – ha commentato l’arcivescovo –, che confermano la bontà dell’intuizione di don Bosco e del cammino che, sulle sue orme, avete intrapreso. “Non possiamo avere Dio per Padre, se non abbiamo la Chiesa per Madre”, ripeteva il nostro Santo. E la maternità della Chiesa si esprime nel farsi accanto, nel condividere, nel sostenere, nell’offrire forme concrete di aiuto. Non dimentichiamoci di questi nostri fratelli, che hanno bisogno di trovare una porta aperta per non finire accartocciati nella disperazione. A volte mi chiedo dove sarei io, se non avessi trovato persone, che mi hanno offerto prospettive e percorsi di vita… Torna alla mente la cronaca della Festa dell’Immacolata del 1922 a Perugia: nelle cronache si sottolinea il raccoglimento e la devozione dei circa 200 giovani che quel giorno si accostarono alla Comunione, “dei quali gran parte, prima della venuta dei Salesiani a Perugia, preferiva alla Chiesa la strada”».
«Il mistero che celebriamo – l’Immacolata Concezione della Vergine – assicura che questa nostra storia – ha evidenziato mons. Maffeis avviandosi alla conclusione –, pur segnata dal “no” del male del peccato, rimane nelle mani di Dio e della sua Provvidenza. Nell’umiltà e nella disponibilità di Maria riconosciamo la vittoria di Dio e il “sì” di una nuova umanità, della quale chiediamo la grazia di poterne essere partecipi».