“L’antifona d’ingresso della Messa di oggi ci introduce mirabilmente in ciò che in voi sta per compiersi per opera dello Spirito Santo… E nel prefazio non è forse racchiusa quella che è l’opera, la missione di ogni diacono e di ogni presbitero?”. Con queste parole, pronunciate all’inizio dell’omelia, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti si è rivolto ai due giovani, il seminarista Claudio Faina e fra’ Gabriele Rocchi, da lui ordinati diaconi transeunti (prossimi al sacerdozio), domenica pomeriggio 12 settembre, nella cattedrale di Perugia, durante la celebrazione conclusiva della festa diocesana della Madonna della Grazia, compatrona dell’Archidiocesi la cui effige è dipinta su una colonna della navata centrale (opera attribuita alla scuola del Perugino). La celebrazione, animata dal Coro diocesano “Voci di Giubilo”, è terminata, come è tradizione, davanti alla tanto venerata immagine della Madonna della Grazia con la recita della preghiera di affidamento alla sua protezione della città e dell’Archidiocesi, scritta da papa Leone XIII quando era vescovo di Perugia (1846-1878).
No a ministri rattrappiti. Il cardinale Bassetti – sempre nell’omelia con non pochi moniti e richiami anche forti – si è soffermato sul significato del diaconato: “Ma cosa significa, in concreto, essere diaconi? Significa essere servi, ma servi di chi? Servi perché? La risposta è semplice: per mettere in pratica ciò che la Vergine Maria dice ai servi delle Nozze di Cana (il passo del Vangelo di domenica scorsa, ndr): ‘Qualsiasi cosa vi dica fatela!’ Nella Chiesa non ci possono essere ministri rattrappiti o ministri tristi, perché siamo tutti servi della gioia del Risorto. Quando guardandoci attorno nelle nostre comunità, che siano parrocchie, conventi poco conta, troviamo vite segnate dal ripiegamento su se stesse, segnate dal rimpianto o dalla tristezza, è perché quelle vite sono state segnate da una pochezza di generosità nella risposta e nella fedeltà al Signore”.
No alla tristezza spirituale. “Per noi discepoli del Risorto non può esserci tristezza spirituale – ha proseguito il presule –, perché Gesù Cristo ci costituisce servi della gioia. Scriveva san Paolo: ‘Noi siamo i servi della vostra gioia’. E voi carissimi, siate nella Chiesa come i diaconi, i servi della gioia dei fratelli. Sarete coloro che spezzano il pane, che è il corpo di Cristo, per saziare la fame dei fratelli, per amalgamare nell’unità i dispersi, per chiamare a vicinanza i lontani, per ridare vita, perdono e speranza a chi è perduto. Questa è la missione del diacono e del prete. Voi avrete la gioia di vedere Gesù quando nella Chiesa vi farete servi dell’Eucaristia, ma anche quando annuncerete la Parola di Dio e vi immergerete nella preghiera comunitaria e personale”.
Sentirsi mano di Dio. “Vorrei esortarvi con tutta la forza e la passione, se ne sono ancora capace, di non allontanarvi mai dall’esperienza personale dell’incontro con il Signore… Il diacono, infine, è il servo del perdono, della misericordia. Maria è Madre della Grazie e della Misericordia. Sentitevi, cari figli, la mano aperta di Dio, perché chi non si sente mano di Dio, credetemi, va poco lontano… La mano tesa verso ogni distanza, verso ogni lontananza”, perché, ha sottolineato il cardinale, “non siete mandati ad imputare, ad accusare, a rendere conto, siete mandati ad invitare, a incontrare, a offrire. La Misericordia è l’amore che si rivolge ha chi è lontano ed è un amore gratuito e immotivato”.
Senza amore e carità non c’è verità. Bassetti ha concluso le sue riflessioni “con una parola forte”, come lui stesso l’ha definita: “diffidate sempre di una Chiesa, o di figure di preti e di vescovi che usino la verità come un’arma, che usino la verità senza carità, perché lo ‘statuto’ del Cristianesimo non è solo verità, ma è verità nell’amore e nella carità. Una verità senza amore, l’ha ripetuto tante volte il Papa, è una verità che uccide. Una verità senza amore è quella stessa verità che ha portato Cristo sulla croce, perché i sommi sacerdoti dei giudei lo crocifissero – ricordatelo bene – in nome di Dio; lo crocifissero per salvare la verità; lo crocifissero convinti di rendere gloria a Dio”.
Alla Chiesa servono persone ardenti. “Ma voi, cari Claudio e Gabriele, siete mandati per essere i diaconi, cioè i servi di una verità che per essere integra deve essere misericordia, deve farsi casa, accoglienza; servi di una verità a braccia tese che vi spingerà e vi porterà sempre al cuore del Padre. Alla Chiesa servono persone umanamente rette, servono dei cuori traboccanti, servono delle persone ardenti come Francesco d’Assisi; servono diaconi e preti vicini e dentro la vita della gente così come è. Badate bene che tutto questo è risorsa, è forze ed è energia per l’evangelizzazione”.
La nostra Chiesa, il vostro scrigno. Il cardinale Bassetti, al termine dell’omelia, si è nuovamente rivolto ai due ordinandi diaconi dicendo loro: “Credo che la nostra amata Chiesa perusino-pievese abbia bisogno di diaconi così, di preti così, di consacrati così, di laici e di famiglie così e, soprattutto, abbia bisogno di giovani che per amore di Gesù Cristo si giocano la vita e sul Vangelo, come avete fatto voi cari Claudio e Gabriele, si giocano la pelle. Spero che questa nostra Chiesa, nell’accogliervi come un dono prezioso di Dio, possa davvero essere il vostro scrigno”.