Al centro dell’incontro “Borghi e comunità” tenutosi a Perugia, il 18 settembre, nell’ex oratorio della Confraternita di Sant’Antonio Abate in corso Bersaglieri, promosso dall’associazione “Borgo Sant’Antonio Porta Pesa”, si è parlato di “comunità e valori”. Il ruolo della Chiesa locale è stato illustrato dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti. «Tanta bellezza e umanità – ha commentato il presule – si sono potute incarnare nella nostra terra per una stupefacente concomitanza di valori umani e cristiani. Si sono concentrate nelle nostre contrade sensibilità diverse, a volte anche distanti, ma in tutte primeggiava la ricerca del bello e del buono che serve alla vita. Fede e pietà si sono sempre ben accompagnate al profondo senso di solidarietà promosso dagli antichi, e che il cristianesimo ha ben coltivato. C’è ancora un sentire comune fra queste mura: esso prende vita dal senso di responsabilità e partecipazione che affonda le proprie origini in un humus comune».
«L’oratorio dove ci troviamo, magistralmente restaurato, con gli affreschi attribuiti all’Appiani – ha sottolineato il cardinale –, è stato luogo di preghiera e di accoglienza. Esso ci ricorda che alla base della tradizione cristiana, fin dall’età apostolica e dei padri, non vi poteva essere ecclesia, comunità, che non avesse accanto due elementi essenziali per la sua missione: il luogo dell’iniziazione cristiana, ove si insegnava la Parola di Dio e si catechizzavano coloro che erano destinati alla vita di fede; e un luogo di carità ove prima i diaconi, e poi persone volenterose, si prendevano cura dei poveri. Una realtà a due facce, indistinguibili, costitutiva della Chiesa, sin dalle sue origini. I movimenti confraternali, sviluppatisi grandemente nell’evo di mezzo, non hanno fatto altro che seguire questa tradizione delle origini, pienamente ispirata alla visione evangelica».
«Anche la vicina confraternita, detta di San Giovannino – ha ricordato Bassetti –, aveva al centro l’attenzione per una rinnovata comprensione della Parola di Dio, ispirandosi all’ultimo profeta d’Israele, precursore del Cristo: Giovanni Battista, la “voce che grida nel deserto”. Anche quell’edificio, che fino a tre anni fa versava in stato di rovina, ora è finalmente restaurato. Anch’esso, secondo la tradizione secolare di questo Borgo, sarà un luogo di preghiera, di accoglienza e di cultura. L’oratorio risulterà completamente restaurato, con i suoi affreschi e le dodici tele antiche ivi conservate. Piccoli appartamenti e camere singole accoglieranno famigliole e persone in difficoltà. L’ultimo piano sarà destinato ad attività culturali. Molti studiosi hanno già deciso di lasciare le loro raccolte perché giovani ricercatori possano consultarle. Artisti di Perugia hanno donato diversi quadri destinati ad abbellire gli ambienti comuni. Desidero fugare ogni perplessità e rassicurare che l’assistenza ai bisognosi – purtroppo ve ne sono molti ancora tra le nostre mura, per i più vari motivi, come la crisi economica, la separazione delle famiglie, la perdita repentina del lavoro – sarà assicurata con grande dignità, discrezione e rispetto. L’armonia che ha sempre segnato la vita di questo Borgo andrà preservata e vivificata, con la buona volontà di ciascuno».
«Sono grato a quanti si sono impegnati in questi anni nel recupero e nella promozione della vita religiosa e sociale. Esprimo il mio apprezzamento per la valorizzazione della chiesa parrocchiale di Sant’Antonio, un avamposto della città verso il contado di Porta Sole, con la sua festa che richiama l’armonia del creato, tra uomini, animali e ambiente. Il recupero dell’oratorio di Sant’Antonio, e ora anche quello di San Giovannino, sono tutti elementi che fanno della città un corpo vivo e rendono la vita migliore per tutti».
«La diocesi, per parte sua – ha assicurato il presule –, sarà sempre vicina a quanti, con la buona volontà e il sacrificio, sapranno farsi interpreti di questo divenire della vita. Richiamandoci a valori di un umanesimo condiviso, dobbiamo sempre porre l’uomo al centro di ogni azione; aiutarlo nella crescita e formazione; stargli vicino nel momento della prova; accoglierlo nella sofferenza e nella povertà. Se la carità, come i padri della Chiesa insegnano, comporta una responsabilità, è anche vero che essa “non avrà mai fine”, come dice san Paolo; tutto il resto svanirà, ma l’amore cristiano coincide con la vita eterna, perché Dio è amore».
Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione, ha parlato dell’imminente visita di papa Francesco ad Assisi: «sarà anche per noi motivo di stimolo e di impegno per guardare al futuro con maggior speranza. L’esperienza di questi mesi, con la diffusione dell’epidemia, ci ha tutti sconvolti e, per certi versi, cambiati. La nostra vita si è rivelata più fragile di quello che pensavamo, e il senso di solidarietà ci aiuta a superare i momenti difficili. Dobbiamo far tesoro della sofferenza di questo tempo per non rinchiuderci di nuovo nel nostro privato, ma incentivare quegli sforzi di valorizzazione della vita sociale, dai piccoli gesti di amore quotidiano, fino all’impegno per una vita più seria. E il Borgo è il luogo ideale per sviluppare questo senso di appartenenza e di identità solidale».