Si è tenuta nella serata del 15 ottobre, nel complesso parrocchiale Santa Famiglia di Nazareth in San Sisto di Perugia, l’annuale Veglia diocesana di preghiera, “cuore” dell’Ottobre missionario, guidata dal vescovo ausiliare mons. Marco Salvi. Presenti insieme ad un nutrito gruppo di fedeli il parroco don Claudio Regni, il direttore dell’Ufficio diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese don Giovanni Marconi e il vicario parrocchiale don Marco Briziarelli, presidente dell’associazione “Amici del Malawi”, da poco rientrato dalla “Missione giovani” in questo Paese africano con quattordici ragazzi e ragazze. La Veglia è stata preceduta dalla “cena di solidarietà” preparata dalla locale comunità peruviana nei locali parrocchiali, il cui ricavato è andato a “Missio” per il Fondo mondiale di solidarietà a favore delle missioni di tutto il mondo.
Particolarmente significative sono state le testimonianze di alcuni giovani missionari, come quelle di una coppia (lui umbro, lei dell’Amazzonia), di un volontario dell’Operazione Mato Grosso, che ha ricevuto il mandato missionario da mons. Salvi (al termine degli studi si recherà in missione), e di due ragazze del progetto “Missione giovani in Malawi”. Queste sono state colpite dai bambini degli asili, che non conoscevano le caramelle e che dividevano il loro unico pasto giornaliero con i coetanei del villaggio che stavano per strada. «E’ un gesto di condivisione estrema in cui abbiamo colto la presenza di Dio – hanno commentato le ragazze –. Questo non può non farci cambiare, perché in Malawi abbiamo vissuto qualcosa di magico, che ci fa sentire più serene di quando siamo partite. Adesso vogliamo annunciare la bellezza che abbiamo visto nell’incontrare il Signore attraverso tanti bambini, ma anche tanti anziani».
«Come tutti i viaggi missionari – ha spiegato don Marco Briziarelli –, anche questo è quello di un’Africa che ti entra nel cuore, che cura le tue ferite e che ti riempie di doni e ti dona la possibilità di una vita nuova. Quest’anno è stato un viaggio particolare, che ci ha portato a stare vicino alla gente dei villaggi e alle persone più umili. Ci portiamo le lacrime e la gioia di tante persone che hanno indossato il primo paio di scarpe a 79 anni e vedere i nostri giovani lavare i piedi a questi anziani e poi accompagnandoli nei primi passi. E’ stato proprio un metterci a servizio di questo popolo desiderando che cammini insieme con noi».
Per la giovane coppia italo-amazzonica «il bello di essere missionari – ha raccontato il marito – è quando finisce una missione e se ne aprono delle altre. Nel nostro caso la nuova missione è stata quella di creare una famiglia intercontinentale pur sapendo delle difficoltà a cui andavamo incontro, ma con l’aiuto di Dio le abbiamo superate. La nostra famiglia è aperta, non è chiusa in quattro mura domestiche, proprio per le difficoltà incontrate all’inizio, con una metà più povera, quella che si trova in Amazzonia. Continuiamo nella vita di tutti i giorni la nostra missione anche con la nostra testimonianza, perché la “rivoluzione” che ci chiede il Papa parte dal nostro modo di vivere. Abbiamo apprezzato tante cose come il contatto con la natura attraverso l’esperienza in Amazzonia».
La Veglia si è conclusa con le parole di incoraggiamento del vescovo Salvi dopo aver ascoltato le testimonianze. «Dio ci fa vivere circostanze imprevedibili e situazioni non programmate – ha commentato il presule –. Ma Dio continuamente circonda la nostra vita con tenerezza e questo inizia con il battesimo prima ancora che noi rispondiamo a quell’Amore, prima ancora che poniamo delle condizioni Dio ci offre questa possibilità. Ancora oggi, secondo le testimonianze che abbiamo ascoltato, Dio ci fa vivere circostanze che svelano sempre di più il suo volto bello e impensabile. Dio continuamente si avvicina alla nostra vita attraverso volti di persone inaspettate, che ci fanno capire la profondità di quella bellezza che il nostro cuore desidera. Anche noi siamo questi volti che possono trasmettere l’Amore di Dio. Il Signore si serve anche della nostra vita fragile, piccola, non adeguata e con tante difficoltà. Dio si serve anche di ciascuno di noi per trasmettere questo Amore con la nostra vita che sia strumento di Amore, facendo conoscere il Signore a tutte le persone che incontriamo. E questo significa essere missionari».