Per il terzo anno consecutivo l’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, attraverso l’Ufficio per la Pastorale familiare e il Centro di formazione pastorale, ospita incontri sull’inquietante fenomeno della pornografia proposti e organizzati dall’associazione di promozione sociale e di ispirazione cristiana “Puri di Cuore” (www.puridicuore.it) attiva anche in Umbria. In questo fine settimana si è tenuto un partecipato incontro presso l’antica Abbazia di Montemorcino di Perugia rivolto a catechisti, insegnanti, operatori, mediatori, consulenti familiari e sacerdoti con la finalità di «fornire degli strumenti a chi ha un ruolo educativo o pastorale – hanno spiegato i promotori –, per aiutare coloro che sono fruitori di pornografia, ad accettarsi, perdonarsi e desiderare di porre fine all’uso di tale pratica. Questo ponendo l’accento sulla persona in quanto persona ferita e bisognosa di guarigione».
Dallo scorso anno a Perugia è nato un gruppo di ascolto che segue persone dipendenti (per informazioni: info@puridicuore.it). Questo gruppo ha invitato all’Abbazia di Montemorcino padre Sean Kilcawley, direttore dell’Ufficio per la Pastorale familiare della Diocesi di Lincoln (Nebraska). Padre Sean conduce incontri di sensibilizzazione e formazione per giovani, genitori e operatori pastorali negli Usa e in altri Paesi, ed è stato consulente della Conferenza episcopale statunitense (Ces) per la stesura di un documento come risposta pastorale al problema della porno-dipendenza. Negli Usa il 60% degli uomini adulti fa uso di pornografia almeno una volta al mese e il 25% dei divorzi sono causati da questo fenomeno.
Recenti ricerche rivelano che la pornografia è in crescita non solo negli Usa, ma anche nel nostro Paese. I primi approcci con questo mondo avvengono in tenera età, tra i 10 e i 12 anni. Senza soffermarsi troppo sulle cifre, un dato che fa comprendere la portato del fenomeno sono i 28,5 miliardi di visite che ha fatto registrare in un anno, nel 2017, il principale portale di immagini porno, ben 81 milioni di persone al giorno e 800 ogni secondo. L’Italia è al nono posto nel mondo per visite di siti pornografici di cui il 60% degli accessi avviene da mobile (es. smartphone), con due fasce di età maggiormente interessate (18-24 e 25-34 anni) di cui il 77% uomini.
Padre Kilcawley ha evidenziato che per arginare il fenomeno, «che offende la persona, la coppia, i figli, la famiglia…, la Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura le persone più fragili. Occorre parlare con il bambino di 10-12 anni che guarda queste immagini dal suo smartphone regalato dai genitori per il compleanno. Ai giovani, come agli adulti, occorre far scoprire la bellezza del proprio corpo insegnando loro a coltivare lo stupore della bellezza dell’essere amati».
Al sacerdote statunitense è stato chiesto come poter accompagnare una persona a liberarsi da questa dipendenza. «Attraverso l’evangelizzazione – ha risposto – si accompagna una persona dal suo buio verso la luce, Cristo. Far comprendere il messaggio che ci viene dal passo del Vangelo della donna accusa di adulterio è molto importante: “Chi non ha peccato scagli la prima pietra”. Il lavoro di accompagnamento di un sacerdote, ma anche di un laico, è quello di entrare nella vita di queste persone citando il Vangelo e proseguire con il camminare con loro. La cura per qualsiasi dipendenza è arrendersi a Dio. La nostra libertà giunge quando ci arrendiamo a Dio e per questo dobbiamo essere affidabili. I sacerdoti avvicinati da queste persone devono condividere le vite che si affidano a loro. Tutti i dipendenti devono sapere che ci sono persone che possono capire le loro vite. Per essere liberati dalle dipendenze ci vogliono dei testimoni, oltre a terapie di gruppo con psicologi e cammini spirituali».
La Chiesa ha costantemente sottolineato la gravità dell’offesa della pornografia nei confronti dell’uomo. Nel 1989 il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali è intervenuto con il documento: “Pornografia e violenza nei mezzi di comunicazione: una risposta pastorale” per denunciare questo fenomeno, perché «la diffusione della pornografia e della violenza attraverso i mezzi di comunicazione – si legge – porta offesa agli individui e alla società e crea un problema urgente che richiede risposte realistiche da parte degli individui e delle comunità».
Anche su questa indicazione la stessa Chiesa è impegnata a favorire incontri di formazione e di informazione su questo fenomeno attorno a cui, come ha evidenziato padre Kilcawley, «c’è molta omertà e incontri come questo di Perugia vogliono andare “oltre il silenzio della pornografia”. Chi è cristiano ha il dovere di aprirsi per lasciarsi aiutare, di confessarsi ma anche di perdonarsi».