La benedizione del fuoco, l’accensione del cero – segno di Cristo – davanti al fonte battesimale, l’aspersione dei fedeli con l’acqua benedetta, l’impartire i sacramenti dell’iniziazione cristiana ad alcuni catecumeni giovani adulti, sono stati i gesti pasquali compiuti dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nella Messa della Veglia di Pasqua, nella Notte Santa, in cattedrale a Perugia.
«Ci vuole coraggio per credere nel mistero della risurrezione… Entrare nel mistero vuol dire andare oltre le proprie sicurezze, oltre le pigrizie e l’indifferenza che ci frenano, e metterci alla ricerca della verità». Lo ha evidenziato il cardinale nell’omelia parlando di quel coraggio che ripete spesso papa Francesco, perché, ha detto Bassetti, «essere coraggiosi è la caratteristica del cristiano. Ci vuol coraggio a credere in Cristo. Ci vuol coraggio a dirsi cristiani, oggi. Ci vuol coraggio a testimoniare la fede in questa società: coscienza e coraggio! Invece tante volte ci mostriamo timidi, paurosi, religiosamente incerti, spesso “insignificanti come cristiani!. Tanto che qualcuno ha definito la nostra identità “fragile” (Galli della Loggia). Ci vuole più coraggio, più coerenza. La parola coraggio deriva da cuore. Cari fratelli nella fede, dobbiamo mettere più cuore, più passione, chiedendo al Risorto questo coraggio. La potenza dello Spirito è il terremoto misterioso, invisibile che rotola via ogni pietra dal nostro cammino».
«La Pasqua può liberarci da ogni paura: “E’ risorto, non è qui!”. Fratelli, abbiate il coraggio della fede: allora, ogni tenebra potrà trasformarsi in luce, perché una nuova vita rinasce in noi e ci fa diventare “luce del mondo e sale della terra”. Così poveri e così illuminati! Così nulla e così ricolmi di un destino eterno. Questa è la Pasqua del cristiano. E allora come è possibile che un cristiano si rinchiude in se stesso e non sia affascinato dal grande tesoro che la risurrezione di Cristo racchiude? Certamente non dobbiamo illuderci. Dobbiamo prendere atto che noi cristiani, all’interno della società, siamo una comunità minoritaria; da noi, in Umbria, appena il 15% frequenta la messa domenicale. Ma proprio per questo è necessario essere “luce e sale della terra”. Come essere allora luce e “città posta sul monte”, come ci chiede il Vangelo? Dobbiamo tutti crescere in umanità: nell’apertura verso gli altri, i deboli, i sofferenti, le persone sole, coloro che sono costretti a migrare, e tutti coloro che la società considera “scarti”».
«Mi hanno profondamente impressionato le parole del Santo Padre durante la Via Crucis di ieri sera al Colosseo, quando ha chiesto al Signore: “aiutaci a vedere la tua croce in tutte le croci del mondo”. I cristiani hanno il compito di contribuire alla salvezza del mondo, già redento da Cristo, con la forza dell’amore, della mitezza, della condivisione amicale, favorendo il bene comune, mettendo sempre la persona al primo posto».
«Fratelli – ha concluso il cardinale Bassetti – dobbiamo tornare ad amare la nostra città la nostra piccola regione, come l’hanno amata san Costanzo, sant’Ercolano e san Francesco, ponendo sempre il bene delle persone al primo posto. Quanto è grande la responsabilità che tutti dobbiamo condividere! Facciamo dunque Pasqua in questo modo o miei figli e fratelli. La nostra Pasqua non può terminare con la convenienza degli auguri di domani e che domani l’altro non ci sono più. La Pasqua è vita della nostra vita. Perché Cristo ci dice: “Io sono risorto e sono sempre con te”!
Testo integrale dell’omelia del cardinale Bassetti
Carissimi fratelli e sorelle, che con me state vegliando in questa santissima notte; voi che avete accesso le vostre fiaccole al cero pasquale, segno di Cristo. Voi tutti che avete ascoltato la Parola di Dio così abbondante e luminosa, che ci ha fatto ripercorrere l’intera storia della salvezza; tutti voi del cammino neocatecumenale, che vi siete rivestiti di una candida veste di lino e vi accingete a rinnovare le promesse battesimali; voi carissimi catecumeni, che dopo un cammino di approfondimento delle fede, ricevete stasera l’acqua del battesimo per essere rigenerati a vita nuova… a tutti l’annuncio del Signore risorto, già proclamato dal diacono nel preconio pasquale.
È questa la vera Pasqua, in cui Cristo, vero agnello immolato è risorto ed ha distrutto le nostre colpe! Non si tratta di una illusione, di un gioco, se pur bello, della fantasia, e neppure di una buona notizia che viene tramandata. Cristo è risorto!
Voi mi direte, ma nel mondo, ed anche vicino a noi, c’è tanta tenebra, tanta ingiustizia, che ci riempie di timore, se non di paura. È vero, anche le donne che si recarono al sepolcro erano impaurite e l’Angelo le rassicurò: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto”. Anche noi, come quelle donne, siamo spesso impauriti: ci sono mille cose o preoccupazioni, ogni giorno, per cui temere. Non è il caso di sottolinearle, perché le conoscete meglio di me. Ma permettetemi di citare una parola che Papa Francesco nomina spesso: “coraggio”!
Ci vuole coraggio per credere nel mistero della risurrezione. “Entrare nel mistero – dice il Papa – ci chiede di non aver paura della realtà: non chiudersi in se stessi, non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo, non chiudere gli occhi davanti ai problemi, non negarli, non eliminare gli interrogativi. Entrare nel mistero vuol dire andare oltre le proprie sicurezze, oltre le pigrizie e l’indifferenza che ci frenano, e metterci alla ricerca della verità.
Ci vuol coraggio a credere in Cristo. Ci vuol coraggio a dirsi cristiani, oggi. Ci vuol coraggio a testimoniare la fede in questa società: coscienza e coraggio! Invece tante volte ci mostriamo timidi, paurosi, religiosamente incerti, spesso “insignificanti come cristiani!. Tanto che qualcuno ha definito la nostra identità “fragile” (Galli della Loggia). Ci vuole più coraggio, più coerenza. La parola coraggio deriva da cuore. Cari fratelli nella fede, dobbiamo mettere più cuore, più passione, chiedendo al Risorto questo coraggio. La potenza dello Spirito è il terremoto misterioso, invisibile che rotola via ogni pietra dal nostro cammino.
La Pasqua può liberarci da ogni paura: “E’ risorto, non è qui!”. Fratelli, abbiate il coraggio della fede: allora, ogni tenebra potrà trasformarsi in luce, perché una nuova vita rinasce in noi e ci fa diventare “luce del mondo e sale della terra”. Così poveri e così illuminati! Così nulla e così ricolmi di un destino eterno. Questa è la Pasqua del cristiano. E allora come è possibile che un cristiano si rinchiude in se stesso e non sia affascinato dal grande tesoro che la risurrezione di Cristo racchiude? Certamente non dobbiamo illuderci. Dobbiamo prendere atto che noi cristiani, all’interno della società, siamo una comunità minoritaria; da noi, in Umbria, appena il 15% frequenta la messa domenicale. Ma proprio per questo è necessario essere “luce e sale della terra”. Come essere allora luce e “città posta sul monte”, come ci chiede il Vangelo?
Come testimoniare la nostra identità di credenti in Cristo, per “una speranza viva”? non corriamo forse il rischio di rassegnarci e quindi di chiuderci? Qualcuno dice: “vale la pena di andare controcorrente quando i comportamenti dei più sono ben altre cose? (carriera, interessi, potere…). Diventa facile la tentazione di lasciar correre… E come testimoniare la speranza viva? Gesù ci insegna che “amare è servire”. Solo l’onda lunga dell’amore salverà il mondo, perché l’amore diventa compassione, misericordia, simpatia, fino al sacrificio, fino al dono della vita. Dovremmo sempre domandarci: “chi non crede, cosa percepisce dell’amore di Dio nei nostri confronti? Dobbiamo tutti crescere in umanità: nell’apertura verso gli altri, i deboli, i sofferenti, le persone sole, coloro che sono costretti a migrare, e tutti coloro che la società considera “scarti”.
Mi hanno profondamente impressionato le parole del Santo Padre durante la Via Crucis di ieri sera al Colosseo, quando ha chiesto al Signore: “aiutaci a vedere la tua croce in tutte le croci del mondo”. I cristiani hanno il compito di contribuire alla salvezza del mondo, già redento da Cristo, con la forza dell’amore, della mitezza, della condivisione amicale, favorendo il bene comune, mettendo sempre la persona al primo posto.
Fratelli dobbiamo tornare ad amare la nostra città la nostra piccola regione, come l’hanno amata san Costanzo, sant’Ercolano e san Francesco, ponendo sempre il bene delle persone al primo posto. Quanto è grande la responsabilità che tutti dobbiamo condividere! Facciamo dunque Pasqua in questo modo o miei figli e fratelli. La nostra Pasqua non può terminare con la convenienza degli auguri di domani e che domani l’altro non ci sono più. La Pasqua è vita della nostra vita. Perché Cristo ci dice: “Io sono risorto e sono sempre con te”!
Gualtiero Card. Bassetti
Arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve
Presidente della Cei