«Gesù non è una presenza lontana, che abita i cieli, è una presenza concreta, un pellegrino, un corpo che affianca i nostri passi e resta con noi, ogni volta che nella nostra vita si fa sera. Quel Corpo è presente nell’Eucaristia. Per questo noi oggi ci fermiamo a contemplare l’ostia consacrata». Lo ha evidenziato, all’inizio dell’omelia della solennità del Corpus Domini, domenica 3 giugno, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, in una gremita cattedrale di San Lorenzo di Perugia. Solennità che nel capoluogo umbro è culminata con la storica processione del Santissimo Sacramento (risale al secolo XIV), che ha percorso le piazze e le vie principali del centro della città, dalla cattedrale alla basilica di San Domenico, sostando in preghiera davanti alle sedi delle Istituzioni civili. La processione ha visto la partecipazione di numerosi parroci, religiosi e religiose, diaconi, seminaristi, membri di diverse confraternite e associazioni ecclesiali, degli ordini cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro e di alcune migliaia di fedeli. Le preghiere sono state accompagnate dalle musiche intonate dalle Filarmoniche di Pretola e Mugnano.
Il Corpo di Cristo è quello dei poveri, dei deboli, dei malati.
Il cardinale Bassetti, che ha ringraziato quanti si sono adoperati, come ogni anno, per l’organizzazione della processione del Corpus Domini, una delle più antiche e sentite dai perugini, ha parlato, nell’omelia, del Corpo di Cristo, di «quell’ostia» in cui «è presente Gesù trasfigurato, crocifisso e risorto; un corpo che ci accompagna nelle diverse stagioni della nostra vita, fino da quando, con emozione, lo abbiamo ricevuto la prima volta. Oggi, tutti noi, vogliamo ricordare questo nostro incontro, il più bello e il più significativo con Gesù Eucaristia». Rivolgendosi ai numerosi fanciulli presenti, il cardinale ha detto: «Cari bambini, il giorno della Prima Comunione ricordatelo sempre».
«Il Corpo di Cristo – ha proseguito – ci rimanda ad un altro corpo: quello dei poveri, dei deboli, dei malati. Anche in essi c’è la carne di Cristo».
Dio conosce i nomi di tutti gli esclusi, gli abbandonati… dei profughi o dei migranti
«Le parole di Gesù – ha sottolineato il presule – ci orientano ad amare le fragilità di ogni creatura. Ad esempio quel vecchio che non può alzarsi, che non chiede nemmeno più, che non ha nessuno con cui parlare; quel malato, vicino di casa, che non visito mai; quel povero a cui non mi degno di dare pochi spiccioli. Dio conosce ogni creatura… Dio sa le tragedie di tante persone violentate, uccise e finite nel nulla. Dio conosce i nomi di tutti gli esclusi, gli abbandonati, delle decine di migliaia di bambini uccisi in Siria e dei profughi o dei migranti finiti in fondo al mare. Sono tutti suoi figli e suoi fratelli e con il suo amore li riscalda, li accoglie, li protegge, li ascolta, li accarezza. Non dimentichiamoci mai, e lo dico alla sua presenza, che la debolezza dei fratelli è quella stessa di Cristo».
La domenica ritorni ad essere il giorno del Signore e dell’uomo.
«Celebriamo il mistero dell’Eucaristia, che è la nostra vera festa – ha ricordato il cardinale –. Dico con forza e l’ho già ripetuto in altre circostanze, per celebrare degnamente il sacramento dell’Eucaristia, torniamo a santificare la festa, la domenica, il giorno del Signore. Facciamo di tutto per partecipare alla celebrazione eucaristica e vivere il riposo, anch’esso dono di Dio. Sono molte le persone che devono lavorare di domenica… Auspichiamo che essa torni ad essere il giorno del Signore e dell’uomo. Il giorno in cui si è vicini alla propria famiglia che ha bisogno di affetto. La domenica sia il giorno degli affetti e del volontariato. Santificando la domenica, nel passato tante opere di carità e di misericordia si sono potute sviluppare».
Il cardinale Bassetti ha concluso l’omelia sottolineando che «Cristo si è rivestito delle apparenze del pane per farci capire che è Lui l’alimento, il principio interiore, rinnovatore della nostra povera esistenza terrena… Nutriamoci di Lui, se vogliamo vivere in pienezza la nostra esistenza cristiana. Nell’Eucaristia Dio si fa piccolo, si fa cibo, per essere in piena comunione con l’uomo, adattandosi a lui, penetrando nel suo stesso essere».