Fratelli e sorelle,
a conclusione di questo anno 2017, durante il quale ognuno di noi ha sperimentato le gioie e le fatiche di un vivere che si fa spesso pesante e doloroso, vogliamo ringraziare il Signore per le grazie che ci ha riversato nei nostri cuori e il bene che ci ha concesso di operare, e vogliamo ripetere col versetto del Salmo 99 «Dio abbia pietà di noi e ci benedica».
L’impegno della Caritas per i poveri.
Innanzi tutto, vorrei ricordare il costante impegno della Caritas e dell’intera comunità diocesana per i nostri poveri. Un impegno che proprio all’inizio dell’anno ha visto il ricovero di decine di senzatetto all’interno dell’Oratorio di San Giovannino nella zona di Porta Pesa. Un gesto provvidenziale che ha dato inizio, proprio in questi giorni, ai lavori di ristrutturazione di quella che diventerà una dignitosa casa di accoglienza e di spiritualità nella nostra città.
Il Servo di Dio Vittorio Trancanelli dichiarato Venerabile.
In secondo luogo, di questo 2017 mi preme ricordare il positivo sviluppo della causa di beatificazione di Vittorio Trancanelli: il 27 febbraio il Papa ha autorizzato la promulgazione del decreto che lo dichiarava Venerabile e il 2 luglio è avvenuta la traslazione delle spoglie dalla chiesa parrocchiale di Cenerente alla cappella dell’ospedale di Santa Maria della Misericordia a Perugia.
Preghiera e carità alla base di ogni vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata.
Altri splendidi doni di Dio sono stati l’ordinazione sacerdotale di don Antonio Paoletti e il diaconato di ben sei allievi del nostro Seminario: Federico Casini, Pietro Squarta, Giovanni Yang, Augusto Martelli, Niccolò Gaggia, Salvatore Reitano. Preghiera e carità stanno alla base di ogni vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata. Se i nostri giovani saranno capaci di aprirsi alla vita di grazia, non mancheranno mai vocazioni per la nostra Chiesa al servizio del popolo di Dio.
Alla Presidenza della Cei.
Nell’estate scorsa, il Signore ha chiesto anche a me di rendermi disponibile per un servizio più ampio rispetto a quello diocesano, cui sono chiamato come pastore. Il Santo Padre e i confratelli Vescovi mi hanno voluto presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Servizio che cerco di compiere con l’aiuto di Dio e che in questi mesi mi ha portato ad incontrare tanti fratelli nella fede e a visitare molte diocesi italiane.
Le popolazioni colpite dal terremoto e le tante famiglie provate dalla crisi e dalla povertà.
Non posso non ricordare stasera le care popolazioni colpite dal terremoto sia nell’Italia centrale che a Ischia: tutti affido alla Santa Famiglia di Nazareth che ha conosciuto la sofferenza della vita quotidiana, nella precarietà e nella povertà. Esperienza che appartiene, ancor oggi, a tante nostre famiglie, che in questi anni hanno visto dissolversi quello stato di relativo benessere che con tanta fatica erano riuscite a conquistare.
A tal proposito vorrei evidenziare i dati sulla povertà in Italia che colpiscono in particolare le famiglie. Secondo le ultime rilevazioni, le persone che vengono considerate in povertà assoluta sono circa 4,7 milioni: con un forte aumento rispetto al 2007. Ma questa povertà assoluta ha maggiore incidenza soprattutto tra le famiglie con figli. Sono addirittura più di un milione e mezzo le famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta, con un aumento di ben il 97% rispetto a dieci anni fa. Questo dato deve far riflettere tutti: istituzioni civili, religiose e soprattutto politiche. Se si fermano le famiglie, si ferma il motore sociale del Paese. Anzi, si ferma il cuore pulsante del Paese. È necessario ripeterlo con forza: è urgente e doveroso aiutare, curare e sostenere, in ogni modo possibile, le famiglie italiane. Lo dico nell’interesse di tutti. Perché nelle famiglie risiede la struttura portante della nostra società e si pongono le basi del futuro dell’Italia.
Negata la pausa domenicale e festiva.
Negli ultimi anni poi, con il pretesto di favorire i consumi e quindi la “ripresa economica”, si è scardinato un principio che era sempre stato un punto essenziale nella vita delle persone e delle famiglie italiane: la pausa domenicale e festiva, ormai di fatto negata con l’apertura degli esercizi commerciali e, di conseguenza, di molte attività lavorative. Dietro questa scelta c’è una miope idea di vita sociale ed economica che identifica il benessere con il consumo fine a se stesso, innescando una spirale perversa e una serie di questioni morali e pratiche come lo smaltimento degli accumuli, la sperequazione dei redditi, la penalizzazione delle piccole e piccolissime attività e iniziative. Per noi cristiani tra l’altro la domenica, il giorno di Dio e degli uomini, cardine della nostra identità religiosa e culturale, sta scomparendo dal calendario di molte famiglie.
Voglio qui ricordare quanto ho avuto modo di dire nell’ottobre scorso alla Settimana Sociale di Cagliari, parafrasando la celebre espressione dei martiri di Abitene: Sine Dominico non possumus vivere! «Per noi credenti significa che, senza riunirci in assemblea la domenica per celebrare l’Eucaristia, ci mancherebbero le forze per affrontare le difficoltà quotidiane e non soccombere. Ma della domenica ha bisogno anche la nostra società secolarizzata; ne ha bisogno la vita di ogni uomo, ne hanno bisogno le famiglie per ritrovare tempi e modalità per l’incontro, ne ha bisogno la qualità delle relazioni tra le persone». E del «lavoro che vogliamo» la domenica «è parte costitutiva: perché, quando manca il lavoro del lunedì, non è mai pienamente domenica; quando manca la domenica, il lavoro non riesce a essere davvero degno per nessuno».
Oppressione e miseria soffocano tanti popoli del mondo.
Carissimi, il nostro pensiero si dirige anche al di là dei confini italiani. Si spinge a contemplare con angoscia e sofferenza ciò che avviene in tanti Paesi delle sponde del Mediterraneo e in tante zone del mondo, dove oppressione e miseria soffocano ancora tanti fratelli. In particolare, non possiamo dimenticare un dramma dei nostri tempi che purtroppo ha poca risonanza pubblica: la persecuzione contro i cristiani. Oggi, sono più di 200 milioni gli uomini e le donne che in tutto il mondo soffrono a causa della propria fede in Cristo. Un martirio quotidiano che in Egitto anche due giorni fa ha visto il suo tributo di sangue: sei fedeli copti uccisi davanti ad una Chiesa. A questi fratelli che hanno testimoniato con la loro vita l’appartenenza a Cristo noi chiediamo di intercedere presso Dio per la pace tra tutte le famiglie umane e tutte le fedi religiose. La violenza e il tanto sangue versato anche in questo anno che stasera si chiude non debbono farci tuttavia perdere speranza e fiducia. Guardiamo al futuro con gli occhi della fede, ben sapendo che è il Signore a guidare la storia umana. Egli che fa fiorire la sterile e che appare nel mondo come Figlio di genitori vergini, sa trasformare i freddi cuori degli uomini e sa raddrizzare i tortuosi sentieri della vita.
Ti ringraziamo, Signore, perché, di generazione in generazione, non hai mai fatto mancare il tuo amore e la tua provvidenza ad ogni famiglia umana. Nel tuo amore, Signore, ci rifugiamo, nel tuo cuore di Padre cerchiamo la forza che ci occorre per affrontare il tempo che ci è dato da vivere, offrendo agli uomini la tua parola di Salvezza. Amen!
+ Gualtiero Bassetti
cardinale arcivescovo metropolita
di Perugia-Città delle Pieve