«Don Giacomo Rossi è stato il padre della Carità nella nostra Diocesi, comprendendo la grande innovazione del Concilio Vaticano II e di papa Paolo VI, perché noi la Caritas la dobbiamo al beato Paolo VI e al Concilio». Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’incontro-intitolazione della Sala riunione del “Villaggio della Carità” a mons. Giacomo Rossi (1930-2017), fondatore e primo direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, tenutosi lo scorso 13 dicembre, in occasione del tradizionale scambio degli auguri dei volontari e operatori Caritas con il porporato. Presenti numerosi amici e collaboratori di mons. Rossi, soprattutto i “suoi giovani” che insieme a lui avviarono nel 1976, a seguito dell’esperienza dell’emergenza terremoto in Friuli, la Caritas nel capoluogo umbro. Sono intervenuti, oltre al cardinale Bassetti, il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti, l’attuale direttore della Caritas diocesana, il diacono Giancarlo Pecetti, Maurizio Santantoni e Stefano Cusco, due dei tanti giovani volontari di don Giacomo, che sarà commemorato – è stato annunciato nel corso dell’incontro -, a livello cittadino, il 23 giugno 2018, giorno del primo anniversario del suo ritorno alla Casa del Padre.
«La Carità – ha proseguito Bassetti – è il fine della vita cristiana, perché “quello che avete fatto al più piccolo l’avete fatto a me” (Mt 25,31). Nella Chiesa si è sempre vissuta la Carità ma non con la chiarezza di concetti come sono stati elaborati da Paolo VI e dal Concilio. Si è sempre fatta l’elemosina, ma quello che deve essere l’annuncio della Carità, che va fatto come l’annuncio della Fede e della Liturgia, l’ha detto chiaramente il Concilio Vaticano II. Don Giacomo ha avuto il grande merito di portare questa innovazione nella nostra comunità diocesana, ad esempio con l’attivazione del Centro di Ascolto diocesano. Come si fa a “diagnosticare” i bisogni delle persone se non ascoltarle e informarsi sulla loro vita e se non ci si china su di loro come il Samaritano? Sarebbe come un medico che ti dà per telefono le medicine senza visitarti».
«Il Centro di Ascolto in una Caritas è fondamentale – ha evidenziato il presule –, perché è il riferimento d’interesse alla persona, che inizia dal momento dell’incontro, da dove poi si diramano tutte le altre attività-sostegni alla stessa persona. Don Giacomo ha capito questo e io ho apprezzato molto che al “Villaggio della Carità” si intitolasse un luogo in sua memoria, in ricordo di un prete grande e che ha dato tanto alla nostra Chiesa e non solo. In Friuli Venezia Giulia, nel comune di Trasaghis, è ancora vivo il suo ricordo tra la gente, perché non soltanto ha soccorso la popolazione terremotata con un folto gruppo di giovani volontari perugini, ma l’ha evangelizzata, rianimata e dato ad essa fiducia e speranza. Sono parole che io ho ascoltato da questa gente, lo scorso anno, quando mi recai in visita in Friuli».
Il cardinale Bassetti, rivolgendosi ai volontari presenti, ha detto: «Il volontariato non è un darsi da fare per qualcosa, ma è una vocazione, è l’unica cosa della vita cristiana che ha continuità; è la nostra stessa vita che deve essere caratterizzata dai colori del volontariato. Se tu sei un battezzato – ha proseguito – sei un volontario perenne, con una forte attenzione all’altro che è il tuo specchio, è la manifestazione di Dio». Poi, Bassetti ha fatto una confidenza: «Come presidente della Conferenza episcopale italiana sono chiamato a firmare tantissimi progetti; quelli che firmo più volentieri, però, sono quelli che riguardano il sostegno ad opere di carità». Il cardinale ha concluso ricordando la pedagogia della carità lasciata in eredità da don Giacomo Rossi: «Prima dei mezzi e dei soldi vengono i volti».
Ai 50 e più volontari Caritas, impegnati in particolare nel servizio dell’Emporio della Solidarietà “Tabgha”, situato nel complesso del “Villaggio della Carità”, sono state consegnate delle felpe di colore azzurro con la scritta: “Caritas… Il bene è contagioso”. Il perché di queste felpe donate in tempo di Avvento-Natale, l’ha spiegato il direttore Giancarlo Pecetti: «Per dare un senso di omogeneità, essere più famiglia, essere testimoni di un messaggio semplice a tutti coloro che frequentano i nostri centri di accoglienza: Il bene è contagioso, che sia veramente contagioso tra di noi e con gli altri. Il vescovo don Tonino Bello diceva: “Indossare il grembiule di servizio” (nel nostro specifico la felpa) è già servire”».