«I dati sulla povertà relativa nel 2016 contenuti nell’ultimo Rapporto Istat su “La povertà in Italia” pongono in evidenza il drammatico aumento di questa dimensione sociale in Umbria, confermando l’aumento della povertà assoluta riscontrabile, con tutte le cautele del caso, nei dati raccolti dal Centro di ascolto diocesano di Perugia, riportati nel Secondo Rapporto sulle povertà curato dall’Osservatorio delle povertà della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve». Ad affermarlo è l’economista Pierluigi Maria Grasselli, direttore dell’Osservatorio Caritas, nel commentare il recente Rapporto Istat, sostenendo che «la povertà si configura ormai come un fenomeno strutturale generato principalmente dalle dinamiche dei mercati mondiali. Per contrastarlo in modo efficace occorrerebbero politiche, ai vari livelli di governo, profondamente diverse da quelle attualmente praticate».
Modello di welfare insufficiente, ma siamo ad una svolta sostanziale della politica italiana contro la povertà.
«Anche il modello di welfare ancora operante nel nostro Paese si rivela del tutto insufficiente sotto questo profilo – sostiene il direttore dell’Osservatorio Caritas –. Va notata però la svolta sostanziale determinatasi nella politica italiana contro la povertà e l’esclusione sociale, avviatasi nel settembre del 2016 con l’estensione del Sia (Sostegno all’inclusione attiva) e poi con l’approvazione nel marzo 2017 della Legge delega per il contrasto alla povertà, nonché con il Memorandum firmato dal Governo e dall’Alleanza contro la povertà nello scorso aprile. Anche se occorreranno degli anni per l’operatività a pieno regime della Legge Delega (con erogazione del cosiddetto Reddito di inclusione), ci si attende che, in conformità alle Linee guida ministeriali per i progetti di presa in carico del Sia, alla Legge delega suddetta, e al Memorandum citato, la gestione della legge delega venga avviata con la partecipazione del Terzo Settore e degli enti privati non profit che si occupano di assistenza, Caritas inclusa. Sembra infatti non più differibile anche in Umbria l’avvio di una gestione più partecipata del welfare da parte delle amministrazioni regionali e locali, dopo le difficoltà di coinvolgimento e partecipazione effettiva di operatori e cittadini, manifestatesi già in precedenti esperienze di pianificazione sociale regionale umbra».
Un’Alleanza contro la povertà che raggruppa 35 soggetti sociali, in primis Caritas ed Acli.
«Il Memorandum – evidenzia il prof. Grasselli – riguarda appunto la collaborazione tra Governo ed Alleanza nel percorso di attuazione della sopra ricordata legge delega di contrasto alla povertà (nella quale trova conferma la centralità dei servizi di accompagnamento al lavoro, educativi e di cura, che dovranno essere finanziati con almeno il 15% delle risorse complessive stanziate in corrispondenza). L’Alleanza contro la povertà è costituita da un raggruppamento di 35 soggetti sociali, avviatosi per iniziativa di Caritas ed Acli, e comprensivo, tra i soggetti fondatori, dei sindacati confederali, degli enti locali, e di numerose associazioni ed Ong (tra cui Comunità di Sant’Egidio, Confcooperative, Fondazione Banco Alimentare Onlus, Forum Nazionale del Terzo Settore). Come è stato osservato, una simile Alleanza, nata alla fine del 2013, non era mai stata costruita in Italia. La sua nascita riflette sia l’urgenza di rispondere al diffondersi della povertà, al suo crescente carattere di ‘normalità’, sia la piena consapevolezza, in tutti i suoi proponenti, dell’esigenza di unire le forze, pur se ciò possa risultare complicato, per cercare di provare a cambiare qualcosa».
Dare vita ad un nuovo modello di welfare, attraverso la società civile, per l’attuazione del bene comune.
«Pur composta di soggetti differenti per estrazione culturale ed ambito di competenza – spiega il direttore dell’Osservatorio Caritas –, l’Alleanza contro la povertà afferma la priorità della lotta contro la povertà crescente e propone un nuovo modello di welfare, che faccia leva sul protagonismo delle reti sociali, della società civile, del Terzo Settore, dei sindacati, e in particolare avanza la proposta del Reddito d’Inclusione Sociale, contando sui connessi effetti positivi su domanda interna, coesione sociale e riduzione delle disuguaglianze. Tutto questo, per riavviare, anche per l’effetto combinato di appropriate politiche (ben diverse da quelle in corso) europee e nazionali, un ciclo autentico di sviluppo sociale e di crescita civile».
«Proponendo la collaborazione sopra accennata tra Governo ed Alleanza – conclude il prof. Grasselli –, il Memorandum attribuisce un importante ruolo alla società civile e ai suoi corpi intermedi, per l’attuazione del bene comune, con uno specifico riferimento ai servizi di accompagnamento per una effettiva inclusione sociale delle persone. Per quanto riguarda la gestione associata del Reddito di inclusione (Rei) sul territorio, il Memorandum assegna la definizione delle forme di questa alla competenza regionale. Vedremo anche in Umbria quali modalità saranno proposte».