«Fatima ha segnato la storia del Novecento, influenzando Papi e uomini di stato. Un’esperienza mistica e miracolosa, i cui protagonisti terreni sono bambini poveri e analfabeti. Senza dubbio, nel suo sviluppo, è stata un’esperienza di popolo che richiama alla mente, oltre a quello della Vergine, due temi di grande attualità: la santità dei piccoli e la fondamentale importanza della pietà popolare». Così introduce la sua riflessione il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti dedicata proprio alla «fede dei piccoli» e alla «pietà popolare», raccolta nella rubrica “Dialoghi” de Il Settimanale de «L’Osservatore Romano», in edicola con il numero di venerdì 19 maggio, già consultabile sul Web, all’indirizzo: http://www.osservatoreromano.va/vaticanresources/pdf/ITA_2017_020_1805.pdf
«Questo è un punto di fondamentale importanza – prosegue il porporato –. Agli inizi degli anni settanta del secolo scorso prese piede una tendenza culturale, oserei dire una moda, che criticava la pietà popolare vista solamente come residuo di una fede arcaica, superata dai tempi. Contro questa tendenza, però, operarono, alcune figure preziosissime come don Giuseppe De Luca e, soprattutto, agirono i Pontefici, a partire da Paolo VI. Il quale si preoccupò, con vero amore di padre, di salvaguardare i “tradizionali costumi popolari religiosi badando a non spegnere il sentimento religioso, nell’atto di rivestirlo, di nuove e più autentiche espressioni spirituali” come disse nel 1973».
«La grande lezione di Paolo VI – ricorda il presule – è stata poi ripresa e continuata da Giovanni Paolo II e oggi ha in Francesco un erede appassionato. Così appassionato che già nel documento di Aparecida, del 2007, il cardinale Bergoglio incoraggiava e stimolava la “spiritualità popolare” o la “mistica popolare”. Oggi troviamo una bella espressione di questa eredità nella Evangelii gaudium che in alcuni passaggi – forse ancora poco conosciuti e dibattuti – sottolinea con forza e gioia la centralità della pietà popolare come motore di evangelizzazione e come luogo della nuova evangelizzazione. Nella pietà popolare – scrive il Papa – “il popolo evangelizza continuamente sé stesso … Il camminare insieme verso i santuari e il partecipare ad altre manifestazioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli o invitando altre persone, è in sé stesso un atto di evangelizzazione”».
«In queste parole, oltre al richiamo della fede nel senso più genuino – evidenzia il cardinale –, c’è un rimando indiretto alla storia profonda dell’Italia. Se è vero, infatti, che i santuari sono il luogo per antonomasia della pietà popolare, e che questa pietà si mostra con la sua vitalità nei pellegrinaggi, nelle feste patronali o nella devozione mariana, è anche vero che l’Italia, da questo punto di vista, è senza dubbio privilegiata».
Il presule perugino conclude questa riflessione con un’esperienza personale e nel ribadire che la pietà popolare «non è superstizione o magia, ma esattamente l’opposto. È la fede vissuta in pienezza, in semplicità e lode. È la fede che come pastore ho conosciuto, per limitarmi a due esempi, alla festa della Madonna del Conforto di Arezzo o al santuario della Verna. Due luoghi diversi ma che raccontano l’Italia profonda. E dove si tocca con l’anima la tenerezza di Dio per i suoi figli».