4 ottobre
San Francesco d’Assisi
religioso
Patrono d’Italia
Festa
Tutto come nella Liturgia delle Ore secondo il Rito Romano, eccetto quanto segue.
Ufficio delle letture
Seconda lettura
Come nella Liturgia delle Ore secondo il Rito Romano, oppure:
Dalla “Vita Seconda” di Tommaso da Celano
(4-6, in E. Caroli ed., Fonti francescane, Padova, Editrici Francescane, 2004, pp. 364-366)
Della sua prigionia in Perugia, e delle due visioni che ebbe quando voleva farsi cavaliere
Si combatteva tra Perugia e Assisi. In uno scontro sanguinoso Francesco fu fatto prigioniero assieme a molti altri e, incatenato, fu gettato con loro nello squallore del carcere. Ma mentre i compagni muoiono dalla tristezza e maledicono la loro prigionia, Francesco esulta nel Signore, disprezza e irride le catene. Afflitti come sono, lo rimproverano di essere pieno di gioia anche nel carcere e lo giudicano svanito e pazzo. Ma Francesco risponde con tono profetico: “Di che cosa pensate che io gioisca? Ben altro è il mio pensiero: un giorno sarò venerato come santo in tutto il mondo”. In realtà è così: si è avverato completamente ciò che ha predetto.
Vi era tra i compagni di prigionia un cavaliere superbo, un caratteraccio insopportabile. Tutti cercano di emarginarlo, ma la pazienza di Francesco non si spezza: a furia di sopportare quell’intrattabile, ristabilisce la pace fra tutti. Era un animo capace di ogni grazia e, fino da allora, come vaso eletto di virtù, esalava attorno i suoi carismi.
Fu liberato dalla prigione poco tempo dopo e divenne più compassionevole con i bisognosi. Propose anzi di non respingere nessun povero, chiunque fosse e gli chiedesse per amore di Dio.
Un giorno incontrò un cavaliere povero e quasi nudo: mosso a compassione, gli cedette generosamente, per amor di Cristo, le proprie vesti ben curate che indossava.
È stato, forse, da meno il suo gesto di quello del santissimo Martino? Eguali sono stati il fatto e la generosità, solo il modo è diverso: Francesco dona le vesti prima del resto, quello invece le dà alla fine, dopo aver rinunciato a tutto. Ambedue sono vissuti poveri e umili in questo mondo e sono entrati ricchi in cielo. Quello, cavaliere ma povero, rivestì un povero con parte della sua veste; questi, non cavaliere ma ricco, rivestì un cavaliere povero con la sua veste intera. Ambedue, per aver adempiuto il comando di Cristo, hanno meritato di essere, in visione, visitati da Cristo, che lodò l’uno per la perfezione raggiunta e invitò l’altro, con grandissima bontà, a compiere in se stesso quanto ancora gli mancava.
Infatti, subito dopo, gli appare in visione uno splendido palazzo, in cui scorge armi di ogni specie e una bellissima sposa. Nel sonno Francesco si sente chiamare per nome e lusingare con la promessa di tutti quei beni. Allora tenta di arruolarsi per la Puglia e fa ricchi preparativi nella speranza di essere presto insignito del grado di cavaliere. Il suo spirito mondano gli suggeriva un’interpretazione mondana della visione, mentre ben più nobile era quella nascosta nei tesori della sapienza di Dio.
E infatti un’altra notte, mentre dorme, sente di nuovo una voce che gli chiede premurosa dove intenda recarsi. Francesco espone il suo proposito dicendo di volersi recare in Puglia per combattere. Ma la voce insiste e gli domanda chi ritiene possa essergli più utile: il servo o il padrone?
“Il padrone”, risponde Francesco.
“E allora – riprende la voce – perché cerchi il servo in luogo del padrone?”.
E Francesco: “Che cosa vuoi che io faccia, o Signore?”.
“Ritorna – gli risponde il Signore – alla tua terra natale, perché per opera mia si adempirà spiritualmente la tua visione”.
Ritornò senza indugio, fatto ormai modello di obbedienza e trasformato con il rinnegamento della sua volontà da Saulo in Paolo. Quello venne gettato a terra e sotto i duri colpi disse parole soavi, Francesco invece mutò le armi mondane in quelle spirituali, e in luogo della gloria militare ricevette un’investitura divina. Così a quanti – ed erano molti – si stupivano della sua letizia inconsueta, rispondeva che sarebbe divenuto un grande principe.
Responsorio Gv 12, 26; 15, 15
R/. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. * Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
V/. Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
R/. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
Orazione
O Dio, che in san Francesco d’Assisi, povero e umile, hai offerto alla tua Chiesa una viva immagine del Cristo, concedi anche a noi di seguire il tuo Figlio nella via del Vangelo e di unirci a te in carità e letizia. Per il nostro Signore.