“Quel sacchetto di lenticchie”, la riflessione del cardinale Gualtiero Bassetti, sulle colonne de Il Settimanale de «L’Osservatore Romano»

«C’è un’immagine dell’ultima visita del Papa al Quirinale che mi porto nel cuore. I bambini delle zone terremotate dell’Italia centrale che hanno incontrato Francesco nei giardini del Quirinale avevano con sé dei doni di grande significato: alcuni delle foto e dei quadri dei propri splendidi paesi prima che il sisma li distruggesse; una bambina aveva invece in mano un sacchetto di lenticchie, quasi a ricordare che la terra prima di essere dispensatrice di dolore è anche madre, donatrice di vita e di speranza». Così il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, apre la sua riflessione ospitata nella rubrica “Dialoghi” de Il Settimanale de «L’Osservatore Romano» in edicola il 16 giugno, consultabile anche sul sito: www.osservatoreromano.it . In questo stesso giorno il porporato sarà a Norcia, all’inaugurazione del primo dei cinque Centri di Comunità realizzati con il sostegno della Caritas italiana nei luoghi dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia colpiti dal recente terremoto. I Centri di Comunità sono segni di speranza, di vicinanza concreta alla popolazione per contribuire alla ripresa di una sua “normale” vita pastorale e sociale.

 

Saper spendersi per le priorità irrinunciabili per l’intero Paese.

«La speranza – prosegue il cardinale – è una delle parole più importanti evocate dal Pontefice nell’incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Questa speranza è stata resa visibile dai doni di quei bambini, che con la loro semplicità hanno ricordato a tutti che l’Italia, nonostante le ferite e nonostante le difficoltà, possiede la forza e lo spirito per superare anche le avversità più dolorose. E la stessa speranza scaturisce dall’incontro al Quirinale che è frutto, come è stato detto, di “una laicità non ostile e conflittuale, ma amichevole e collaborativa”. Questo è uno snodo decisivo. Nel rispetto reciproco di ogni istituzione, civile e religiosa, è fondamentale che esista uno spirito di collaborazione tra tutte le persone di buona volontà “per la promozione dell’uomo e il bene del Paese”. Mai come oggi la “nostra diletta Italia”, come la definì più di cento anni fa Benedetto XV ha bisogno di tutti gli uomini e di tutte le donne che sappiano spendersi per ciò che potremmo definire le priorità irrinunciabili per l’intero Paese».

 

Saper leggere la storia perché non è più tempo di promesse irrealizzabili o mascherare le proprie incapacità.

Soffermandosi sul discorso di papa Francesco al Quirinale, il porporato ricorda che il Santo Padre «ha tracciato una strada indicando almeno quattro questioni fondamentali: il terrorismo, le migrazioni, il lavoro, la famiglia. Quattro temi in cui la dimensione nazionale e quella internazionale si fondono insieme in uno scenario di grande complessità. E soprattutto quattro priorità fondamentali che non possono essere ridotte a banali chiacchiere da osteria dove i pareri dei commensali variano a seconda di chi alza più la voce. Al centro di queste questioni è in gioco, infatti, il destino di una comunità e di tutte le persone che ne fanno parte. Non si tratta, dunque, soltanto di riuscire a intuire gli umori della piazza per acquisire consenso e potere ma, al contrario, di saper cogliere quella che La Pira chiamava la “storiografia del profondo”: ovvero di saper leggere la storia. E oggi la storia ci dice chiaramente che non soltanto non è più tempo di promesse irrealizzabili o di miraggi fantasiosi, ma che è profondamente inutile e dannoso continuare a evocare paure ataviche o a individuare capri espiatori a cui addossare la colpa per mascherare, troppo spesso, le proprie incapacità».

 

Responsabilità e concretezza nel delineare un cammino comune, necessario e doveroso per il futuro dell’Italia.

«Oggi è il momento della responsabilità e della concretezza – evidenzia il cardinale Bassetti concludendo la sua riflessione –. Chi non si assume questa responsabilità con coraggio e dedizione totale al bene comune non può aspirare a rappresentare un grande paese come l’Italia. Pertanto, delineare con nettezza quali sono le priorità irrinunciabili per il paese non è certamente un esercizio retorico ma è solo l’inizio di un cammino comune, necessario e doveroso, per il futuro dell’Italia. Un cammino che, però, non può non partire dalle popolazioni colpite dal terremoto. Quei bambini riuniti nei giardini del Quirinale che avevano in mano le foto delle proprie città e il sacchetto di lenticchie aspettano delle risposte».