Perugia: la Cattedrale di San Lorenzo torna ad accogliere i sacerdoti dell’arcidiocesi perugino-pievese per la Messa Crismale. Il card. Bassetti ringrazia i preti per il loro ministero. Il vescovo ausiliare Salvi: “È stato un anno importante per la nostra arcidiocesi”

La Chiesa perugino-pievese si è ritrovata nella Cattedrale di San Lorenzo per la celebrazione della Messa Crismale, una delle occasioni che riuniscono tutti i sacerdoti del clero diocesano intorno ai loro pastori. Dopo i due anni della pandemia, con il tono dimesso della benedizione degli oli per i sacramenti – ha spiegato il cardinale Gualtiero Bassetti -, la liturgia del Mercoledì santo torna solenne e partecipata, dai consacrati e dai fedeli.
“È una gioia, lasciatemelo dire – ha commentato Bassetti nell’omelia -, poterci ritrovare oggi, fedeli e sacerdoti, così numerosi nella nostra chiesa cattedrale, per quella che viene definita nel Rituale per la benedizione degli Oli, una «epifania della Chiesa». E non posso non dire, carissimi, permettetemi questa nota personale, che questa è l’ultima Messa Crismale che presiedo come Vescovo della diocesi di Perugia-Città della Pieve”.
L’arcivescovo fa poi riferimento alla pagina del profeta Isaia letta dall’ambone. “Sembra davvero – ha affermato Bassetti – che il profeta stia parlando non della situazione del popolo di Israele in esilio, ma delle sofferenze che in queste ore stanno vivendo coloro che sono vittime dell’invasione dell’Ucraina, e hanno perso la propria terra, la casa, i propri familiari, la stessa vita. A questi poveri però il Signore annuncia un cambiamento. Sappiamo bene (e la festa della Pasqua significa anzitutto questo), che la morte non è l’ultima parola per Dio e il suo Messia”.
Nell’omelia, il cardinale si è rivolto anche ai preti diocesani ricordando l’unzione della consacrazione e il rinnovo delle promesse sacerdotali. E ha ringraziato ciascuno per il ministero svolto tra la gente, a nome del Signore e di tutto il popolo cristiano.
“Carissimi sacerdoti – ha detto il cardinale Bassetti -, tra poco riceverete gli Oli che verranno custoditi nelle vostre chiese, e che saranno accolti dalle vostre comunità parrocchiali. (…) Questi Oli sono il segno della presenza del Risorto nella nostra Chiesa, di colui che agisce in voi come agiva una volta. Quando avrete tra le vostre mani questi Oli, ricordate che «l’Olio è sostanza terapeutica, aromatica e conviviale: medica le ferite, profuma le membra, allieta la mensa»”.
La celebrazione della Messa Crismale, come di consueto, è stata aperta dal messaggio del vescovo ausiliare Marco Salvi. “Siamo grati al Signore per aver vissuto insieme questo anno importante per la nostra Arcidiocesi – ha detto mons. Salvi -, in cui sono ripartite con grande entusiasmo tutte le attività pastorali che la pandemia ci aveva costretto a sospendere. Un anno di grande grazia in cui abbiamo avuto sei ordinazioni sacerdotali e abbiamo aperto il cammino sinodale che ci condurrà fino al 2025. Voglio esprimere il mio personale affetto e ringraziamento per la sua paterna presenza all’arcivescovo Gualtiero che proprio pochi giorni fa ha compiuto il suo ottantesimo compleanno avviandosi al termine del suo episcopato, iniziato al servizio della Chiesa perusino-pievese il 4 ottobre del 2009”.
Il vescovo Marco ha anche salutato e ringraziato i sacerdoti che nel 2022 celebrano un particolare anniversario di ordinazione, soprattutto il primo, il venticinquesimo e il cinquantesimo di sacerdozio. Fra questi ultimi: don Leonardo Romizi, padre Rino Bartolini, padre Vittore di Cesare e padre Ennio Tiacci. Ha poi ricordato i confratelli che sono tornati alla Casa del Padre nell’ultimo anno liturgico: l’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti e i presbiteri mons. Marino Riccieri e mons. Siro Nofrini, e ha affidato all’intercessione della Beata Vergine Maria delle Grazie tutti i consacrati e pregato per le vocazioni.

L’OMELIA DEL CARD. BASSETTI

Carissimi fratelli e sorelle,
l’anno passato, per la Messa Crismale di mercoledì 31 marzo, ricordo di aver detto all’inizio dell’omelia che era ormai la seconda volta che celebravamo in modo dimesso questa solenne liturgia, perché a causa della pandemia era stata prevista una ridotta partecipazione del popolo di Dio.
È una gioia, lasciatemelo dire, poterci ritrovare oggi, fedeli e sacerdoti, così numerosi nella nostra chiesa cattedrale, per quella che viene definita nel Rituale per la benedizione degli Oli, una «epifania della Chiesa» (Premesse al Pontificale Romano. Benedizione degli Oli e dedicazione della Chiesa e dell’altare, 10). E non posso non dire, carissimi – permettetemi questa nota personale – che questa è l’ultima Messa Crismale che presiedo come Vescovo della diocesi di Perugia-Città della Pieve.
Come avrete notato, partecipando alla preghiera della Chiesa, nei primi giorni di questa Settimana Santa le letture bibliche sono tutte riferite al mistero della Passione di Gesù. Per la Messa del Crisma esse, più precisamente, illustrano il compito messianico di Cristo e la sua continuazione nella Chiesa.
Vorrei ora soffermarmi brevemente sulla prima lettura, che offre a noi una luce per leggere anche l’attualità, e poi vorrei riscoprire insieme a voi il senso di questa celebrazione eucaristica così speciale, con la liturgia della benedizione degli Oli.
Nella pagina di Isaia, che si trova quasi alla fine del lungo libro profetico, per la prima volta si ascolta la voce narrante di chi parla in prima persona, e che si presenta e racconta della sua unzione.
Non viene detto chi stia parlando: è lo stesso profeta, che racconta dello Spirito che ha ricevuto? È un “servo”, che ha una speciale missione da compiere, in nome di Dio? Più che un singolo individuo, è forse l’intero popolo di Israele?
Noi cristiani sappiamo che Gesù stesso si è riconosciuto in quelle parole, e i suoi discepoli – come lo stesso evangelista Luca, che racconta di come a Nazaret il Signore abbia letto questa pagina – hanno visto nel volto di quel profeta il volto di Cristo Gesù.
Carissimi, è quasi inutile ricordare che oggi, in questo triste tempo di pandemia e di guerra, le parole di Isaia acquistano un significato ancora più forte: parlano di afflizione, lutto, mestizia. Ma la missione di colui che è stato unto dalla Spirito è proprio quella di infondere speranza; in particolare, come si è ascoltato dalle prime frasi della profezia, suo è il compito di portare un lieto annuncio ai miseri, di fasciare le piaghe, di scarcerare i prigionieri.
Sembra davvero che il profeta stia parlando non della situazione del popolo di Israele in esilio, ma delle sofferenze che in queste ore stanno vivendo coloro che sono vittime dell’invasione dell’Ucraina, e hanno perso la propria terra, la casa, i propri familiari, la stessa vita.
A questi poveri però il Signore annuncia un cambiamento. Sappiamo bene (e la festa della Pasqua significa anzitutto questo), che la morte non è l’ultima parola per Dio e il suo Messia.
Un cambiamento anche in questo conflitto però è possibile solo con l’aiuto del Signore, perché – come ci ha ricordato papa Francesco nell’Angelus della scorsa Domenica delle Palme – «nulla è impossibile a Dio». «Nulla è impossibile a Dio – ha detto il Papa – anche far cessare una guerra di cui non si vede la fine. Una guerra che ogni giorno ci pone davanti agli occhi stragi efferate e atroci crudeltà compiute contro civili inermi» (Angelus, 10 aprile 2022).
Se la pace è opera di Dio, e il cambiamento dalla morte alla vita può venire soltanto da lui, un ruolo speciale, nell’opera annunciata dal profeta Isaia al popolo affranto, è svolto dai sacerdoti: «Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti» (Is 61,6), dice il Signore.
Dal santo Crisma tutti i fedeli in Cristo, cioè i “cristiani”, prendono il loro nome, ma sappiamo bene che i sacerdoti hanno ricevuto un’unzione che esprime una speciale missione. Ecco perché – come si legge ancora nell’Introduzione alla liturgia della benedizione degli Oli – «la Messa crismale rende evidente il clima di una vera festa del sacerdozio ministeriale all’interno di tutto il popolo sacerdotale» (Benedizione degli Oli e dedicazione della Chiesa e dell’altare, 10).
Il Prefazio che tra poco ascolterete spiega, infatti, che il Cristo «nel suo amore per i fratelli sceglie alcuni che, mediante l’imposizione delle mani, rende partecipi del suo ministero di salvezza, perché rinnovino nel suo nome il sacrificio redentore [… e], servi premurosi del tuo popolo, lo nutrano con la Parola e lo santifichino con i sacramenti».
Carissimi fratelli nel sacerdozio, oggi è il giorno in cui ricordiamo la nostra unzione e rinnoviamo le nostre promesse sacerdotali. È la giusta occasione per ringraziarvi, e voglio farlo a nome del Signore e di tutto il popolo cristiano.
Voglio ringraziarvi per quello che siete, e per il ministero che svolgete.
Voglio ringraziarvi per la cura che avete avuto verso i vostri parrocchiani, in particolare i malati, gli anziani, i bambini.
Voglio ringraziarvi quando assistete, guidate e consigliate i tanti gruppi, le associazioni, i movimenti che vi sono affidati.
Voglio ringraziare quelli di voi che si occupano dei più poveri, attraverso le Caritas e gli empori; quelli che hanno cura degli infermi e dei medici e del personale sanitario negli ospedali, nelle RSA, negli hospice; quelli che consolano i carcerati e si occupano del personale impiegato nelle carceri.
Voglio ringraziare voi che custodite il patrimonio religioso e artistico delle nostre chiese e delle nostre istituzioni culturali, e quelli che insegnano e studiano.
Voglio ringraziare voi, carissimi sacerdoti – e insieme a voi, i diaconi – perché con la vostra preghiera e i sacramenti che celebrate tenete viva la speranza nel popolo di Dio che vi è affidato.
E preghiamo, fratelli e sorelle, perché il Signore Gesù chiami ancora giovani a consacrarsi nella nostra Chiesa.
Carissimi sacerdoti, tra poco riceverete gli Oli che verranno custoditi nelle vostre chiese, e che saranno accolti dalle vostre comunità parrocchiali.
È con l’Olio dei catecumeni che, a nome di Cristo e della Chiesa, ungerete coloro che devono ricevere il battesimo per essere rafforzati negli impegni della vita cristiana. Con l’Olio degli infermi consolerete coloro che sono toccati dalla malattia. Con il Crisma consacrerete i neobattezzati, e lo stesso Olio sarà il segno della consacrazione dello Spirito; sempre con il Crisma saranno unti i sacerdoti, in vescovi, e gli altari e le pareti di una nuova chiesa.
Questi Oli, carissimi sacerdoti, sono il segno della presenza del Risorto nella nostra Chiesa, di colui che agisce in voi come agiva una volta. Quando avrete tra le vostre mani questi Oli, ricordate che «l’Olio è sostanza terapeutica, aromatica e conviviale: medica le ferite, profuma le membra, allieta la mensa» (Benedizione degli Oli e dedicazione della Chiesa e dell’altare, 9).
In questa Pasqua, carissimi fratelli e sorelle, gli Oli sono per tutti noi soprattutto il segno sacramentale della consolazione che Gesù Cristo ci vuole donare, Lui che è stato unto per «portare il lieto annuncio ai miseri», «fasciare le piaghe dei cuori spezzati», «consolare tutti gli afflitti» (cf. Is 61,1-3).

IL SALUTO DI MONS. SALVI

Carissimo Arcivescovo Gualtiero, cari presbiteri e diaconi, cari fratelli e sorelle, è una grande gioia essere qui riuniti insieme, nella nostra Chiesa Cattedrale per la Messa del Crisma.
Siamo grati al Signore per aver vissuto insieme questo anno importante per la nostra Arcidiocesi, in cui sono ripartite con grande entusiasmo tutte le attività pastorali che la pandemia ci aveva costretto a sospendere. Un anno di grande grazia in cui abbiamo avuto sei ordinazioni sacerdotali ed abbiamo aperto il cammino sinodale che ci condurrà fino al 2025. Voglio esprimere il mio personale affetto e ringraziamento per la sua paterna presenza all’arcivescovo Gualtiero che proprio pochi giorni fa ha compiuto il suo ottantesimo compleanno avviandosi al termine del suo episcopato, iniziato al servizio della chiesa perusino-pievese il 4 ottobre del 2009.
Un anno in cui abbiamo riorganizzato e ristrutturato gli uffici di curia con i loro compiti. Un anno segnato anche da momenti di difficoltà e di sofferenza.
Ci aspetta quindi un nuovo inizio, una nuova partenza, come ci ha ricordato Papa Francesco ‘Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio’: senza inventarci nulla, dobbiamo imparare a vivere insieme un modo nuovo di fare Chiesa, attenti a condividere e pronti ad ascoltare. Anche le nostre parrocchie devono aprirsi a questo nuovo metodo di comunione intraprendendo un profondo rinnovamento pastorale, che faccia dell’annuncio e dell’esempio di vita un vero e proprio metodo di azione. Alla base del nostro rinnovamento è indispensabile porsi in ascolto e l’ascolto richiede tempo. Lasciamoci sorprendere e al tempo stesso sconvolgere dall’ascolto. L’ascolto ci fa comprendere che non siamo soli e ci aiuta ad uscire dalla solitudine in cui spesso ci troviamo. Come ho più volte ricordato, avviamo cantieri sinodali, perché questo stile diventi permanente e diffuso, fatto di lavoro insieme, di condivisione, di dialogo, di confronto e di discernimento.
Nel rinnovare oggi le promesse sacerdotali, confermando la nostra totale adesione al Signore, ricordiamo alcuni sacerdoti che celebrano quest’anno particolari anniversari nel loro ministero: don Savariyar Thiruthuvadoss per il 25° anniversario di ordinazione; don Leonardo Romizi, padre Rino Bartolini, padre Vittore di Cesare, padre Ennio Tiacci per il 50° anniversario di ordinazione; don Samy Cristiano Abu Eideh, don Vittorio Bigini, don Daniele Malatacca, don Simone Strappaghetti, don Michael Tiritiello, don Emmanuel-John Olajide per il 1° anniversario di ordinazione.
Ricordiamo nelle nostre preghiere e in questa celebrazione i confratelli che sono tornati alla Casa del Padre nell’ultimo anno liturgico: l’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti e i presbiteri mons. Marino Riccieri e mons. Siro Nofrini.
Affidiamo all’intercessione della Beata Vergine Maria delle Grazie tutti i consacrati e preghiamo per le vocazioni.