La Coena Domini in cattedrale presieduta dal cardinale Bassetti. Il presule all’omelia: «Il Giovedì Santo ci insegna come vivere e da dove iniziare a vivere». Il rito della lavanda dei piedi compiuto ad alcuni operatori sanitari impegnati nella pandemia. Il cardinale: «Il bene da loro fatto resti di esempio per le generazioni future»

Il cardinale Gualtiero Bassetti ha presieduto la celebrazione della Coena Domini del Giovedì Santo nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, nel pomeriggio del 14 aprile, compiendo il rito della lavanda dei piedi ad alcuni operatori sanitari impegnati nella pandemia, richiamando, all’omelia, l’importanza dei segni eucaristici del pane e del vino, «il segno sceso dal cielo», e del segno del servizio «di tenerezza, di amore e di perdono» nel piegarsi verso il prossimo. «Il mondo educa a stare in piedi, ed esorta tutti a restarci pur di contare», ma, ha evidenziato il cardinale Bassetti, «il Vangelo del Giovedì Santo è il contrario di questa mentalità». E, ricordando il «comandamento nuovo» di Gesù “amatevi, come io vi ho amati”, il presule ha esortato ad «amarci», perché «è lavare i piedi, servirci l’uno dell’altro, come ha fatto Gesù, a partire dai più deboli, dai più poveri, dai più indifesi». Il cardinale ha poi parlato della guerra in Ucraina, definendola «un incendio senza fine» e ha avuto parole di ammirazione e riconoscenza verso i sanitari che «non si sono tirati indietro dinanzi al pericolo del virus». La Ceona Domini si è conclusa con l’adorazione eucaristica all’altare della reposizione animata dai seminaristi.

 

Omelia del cardinale Bassetti.

Il nutrimento sceso dal cielo. Carissimi fratelli e sorelle, “ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione”. Sono le parole di Gesù prima dell’ultima cena: Lui vuole stare con noi! Si fa cibo, per divenire carne della nostra carne. Quel pane e quel vino sono il nutrimento sceso dal cielo: ci aiutano a vivere come Lui viveva. Fanno sorgere in noi sentimenti di bontà, di servizio, di tenerezza, di amore e di perdono. Gli stessi sentimenti che lo portano a lavare i piedi dei discepoli, come un servo.

L’ultima grande lezione. A cena inoltrata, Gesù si alza da tavola, depone le vesti e si cinge i fianchi con un asciugamano, poi con dell’acqua si inginocchia davanti ai discepoli e lava loro i piedi. Anche con Giuda, che sta per tradirlo; Gesù lo sa bene, ma si inginocchia ugualmente davanti a lui e gli lava i piedi. Pietro appena vede giungere Gesù davanti a Lui reagisce: “Signore, tu lavi i piedi a me?” Pietro non capisce che la dignità di Gesù non è quella di stare in piedi, ma di inginocchiarsi fino ai suoi piedi. E quello della lavanda dei piedi è l’ultima grande lezione di Gesù da vivo: “se dunque io signore e maestro ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete fare altrettanto. Vi ho dato l’esempio, perché anche voi facciate come ho fatto a voi”.

Servirsi l’uno dell’altro. Il mondo educa a stare in piedi, ed esorta tutti a restarci pur di contare. Il Vangelo del Giovedì Santo è il contrario di questa mentalità. Vi do un comandamento nuovo: “amatevi, come io vi ho amati”. E amarci è lavare i piedi, servirci l’uno dell’altro, come ha fatto Gesù, a partire dai più deboli, dai più poveri, dai più indifesi.

Piegarsi verso il prossimo. Il Giovedì Santo ci insegna come vivere e da dove iniziare a vivere: la vita vera non è quella di restare fermi nel proprio orgoglio; la vita secondo il Vangelo è piegarci verso i fratelli e le sorelle. È una via che viene dal cielo, eppure è la via più umana. Tutti, infatti, abbiamo bisogno di amicizia, di affetto, di comprensione, di accoglienza, di aiuto. Il Giovedì Santo è davvero un giorno unico: il giorno dell’amore di Gesù che scende in basso, sino ai piedi dei suoi amici. E tutti siamo suoi amici, anche chi lo sta per tradire. Per Gesù lavare i piedi non è un gesto, ma un modo di vita.

Lasciarsi coinvolgere da Cristo. Terminata la cena Gesù si avvia verso l’orto degli ulivi. Qui si inginocchia ancora, anzi si stende a terra e suda sangue, per il dolore e l’angoscia. Lasciamoci coinvolgere, cari fratelli, da quest’uomo, che ci ama di un amore mai visto sulla terra. E mentre ci fermeremo stasera davanti al sepolcro, diciamogli la nostra amicizia. Oggi più che mai è il Signore ad aver bisogno di compagnia. Ascoltiamo la sua implorazione: “la mia anima è triste fino alla morte, restate qui e vegliate con me”. Signore, in quest’ora non ti daremo il bacio di Giuda, ma vogliamo chinarci ai tuoi piedi e, imitando la Maddalena, continueremo a baciarli con affetto.

L’Ucraina, un incendio senza fine. Cari fratelli, in questi giorni in cui la guerra in Ucraina sembra un incendio senza fine, riascoltiamo le parole di Papa Francesco: “la guerra è un oltraggio a Dio, un tradimento blasfemo del Signore della Pasqua. Le armi del Vangelo sono la preghiera, la tenerezza, l’amore gratuito al prossimo”. Facciamo tesoro di quanto il Santo Padre ci suggerisce.

Chinarsi sui fratelli affetti dal virus. Come avvenne nell’ultima cena, si ripeterà ora il gesto della lavanda dei piedi. Posate le vesti, il Signore si chinò sui suoi discepoli, non solo per compiere le abluzioni previste dalla antica legge, ma soprattutto per insegnare ai suoi seguaci lo spirito di servizio che deve animare ogni credente. Questa sera sono stati scelti alcuni uomini proveniente dal mondo della sanità, quale segno di ammirazione e riconoscenza verso tutti coloro che in questi ultimi due anni hanno lavorato senza sosta, fino allo stremo delle forze, in situazioni di grande pericolo personale. Essi non si sono tirati indietro dinanzi al pericolo del virus, ma hanno soccorso e curato i pazienti (io ne sono testimone) con professionalità e completa dedizione.

Profondamente grato ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario del nostro ospedale, desidero stasera chinarmi su di loro, e con la lavanda dei piedi ringraziarli perché loro si sono chinati sui fratelli per prestare ogni cura. Il Signore, che conosce i segreti dei cuori, ricompensi ciascuno per il bene fatto, e ciò resti di esempio per le generazioni future.

Gualtiero Card. Bassetti