Verso il centenario dell’Istituto Don Bosco (1922-2022). Intervenuti il cardinale Gualtiero Bassetti, la presidente della Regione Donatella Tesei… Il porporato: «I bambini sono e possono essere i formatori dei genitori»

La “Festa del Don Bosco 2020” ha aperto a Perugia, domenica 2 febbraio, il triennio di preparazione al primo centenario della presenza salesiana nel capoluogo umbro (1922-2022), i cui eventi sono stati presentati in conferenza stampa il 30 gennaio. Al primo di questi eventi sono stati invitati il cardinale Gualtiero Bassetti, la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il vice sindaco di Perugia e assessore alla scuola Gianluca Tuteri, il pro rettore dell’Università degli Studi Fausto Elisei e la pro rettrice dell’Università per stranieri Dianella Gambini. I relatori si sono confrontati sulla linea tracciata da san Giovanni Bosco, tema della “strenna 2020” del Rettor maggiore dei Salesiani: “Buoni cristiani e onesti cittadini”, che il cardinale Bassetti ha definito «una formula che racchiude l’“umanesimo” educativo di Don Bosco. Il punto di partenza è quindi la sfida formativa che è al centro del carisma salesiano». Il presule ha esordito ricordando le «migliaia di giovani che in questi decenni sono passati e, direi, sono cresciuti grazie alle opere salesiane: le scuole, anzitutto (media, licei classico, scientifico, linguistico e attualmente il Centro di formazione professionale, ndr), ma anche gli oratori, il convitto (oggi residenza universitaria, ndr). Tutto ciò testimonia quanto abbia inciso nel nostro tessuto sociale l’opera educativa e formativa offerta in un secolo sui passi di Don Bosco».

Il cardinale Bassetti.

«Viviamo in una città, Perugia, e in una terra, l’Umbria, dove armonia e bellezza si fondono – ha proseguito il cardinale –. Ma se non educhiamo le nuove generazioni alle cose grandi, al desiderio di avere più vita, se non appaghiamo in loro il bisogno di infinito, in una parola, di Dio, corriamo il rischio che i nostri ragazzi diventino schiavi dell’immanente, di “falsi profeti”, dell’imperativo del “tutto e subito”, di specchietti per le allodole che promettono vie illusorie per una felicità effimera e forviante. Proprio da una realtà come quella perugina, sensibile alle problematiche sociali, ricca di un umanesimo con radici antiche e consolidate, potrebbe partire il progetto per fare della nostra terra un vero laboratorio nel nome dei giovani e per i giovani».

«Come comunità ecclesiale – ha concluso il presule – accogliamo con fiducia iniziative o decisioni che vanno incontro alle esigenze della comunità, come siamo voce critica davanti a scelte o progetti che minano la persona e la società stessa, nel costante dialogo con tutti i protagonisti dell’agire sociale. Il bene comune è ciò che deve animare l’impegno di ciascuno. Ed è il fine che Don Bosco ha indicato con la sua azione profetica, quanto mai attuale, che anche a Perugia ha portato in un secolo straordinari frutti».

Dagli interventi degli altri relatori si è colto che la “proposta-progetto” del cardinale Bassetti non è rimasta inascoltata, anzi, tutt’altro, nel momento in cui è stato riconosciuto all’Istituto Don Bosco un ruolo non secondario di agenzia educativa e formativa.

La presidente della Regione Tesei.

«E’ importante educare i nostri figli a partire dai primi anni di vita – ha detto la presidente della Regione –, ma dobbiamo andare ancora più indietro perché il problema di oggi è quello di una denatalità impressionante. E’ un allarme che ci chiama a dover rispondere come istituzioni pubbliche e come istituzioni educative e formative per dare tutte insieme risposte concrete e per sostenere la famiglia. L’attenzione alla formazione è alta come Regione e daremo molto presto delle risposte importanti a partire dalle scuole per l’infanzia fino all’università, non trascurando la formazione professionale dei giovani per accompagnarli al mondo del lavoro, ma prima ancora ci sono i valori che devono essere trasmessi a partire dalla famiglia. Anche se sempre più spesso la famiglia si sente incapace di gestire questo passaggio, al punto da pensare che sia possibile delegare questa funzione ad altre strutture come la scuola e gli oratori. Ma questo non è sufficiente, perché la formazione deve partire dai genitori e attraverso i bambini si possono formare i genitori ad essere buoni educatori. Questo può avvenire frequentando scuole come il Don Bosco, affinché i bambini di oggi diventino cittadini di domani, parte attiva della società del futuro».

Il vice sindaco Tuteri.

Il vice sindaco Tuteri è intervenuto portando la sua esperienza anche di medico pediatra nell’evidenziare che «la famiglia deve mettersi al servizio dei bambini, perché è semplice nutrire lo stomaco dei figli, ma il compito dei genitori è ben più difficile, è quello di riempire il loro cervello e soprattutto il loro cuore di buone cose. Crescere ed educare i ragazzi richiede un grande sforzo e rinunce personali, perché solo i genitori dovrebbero saper fare e in loro assenza solo uomini e donne dal grande cuore possono affrontare. Per fare questo occorre mettersi al servizio dei bambini come faceva Don Bosco e come continuano a fare i Salesiani in tutto il mondo. Anche dalle nostre parti c’è bisogno di quest’opera perché oggi i figli, più che in passato, hanno bisogno di un’assistenza educativa. La famiglia è in “liquefazione”, ma soprattutto il suo ruolo di guida sul cammino della vita appare in difficoltà… Quante volte nel mio ambulatorio sento genitori dire: “Non vedo l’ora che guarisca per rimandarlo a scuola, perché non riesco più a tenerlo a casa”; oppure: “Quando sono al lavoro mi riposo rispetto a quando sono con i figli”».

La pro rettrice Gambini.

«Quanto contenuto nella “Strenna 2020”, che discende dalla forma dell’umanesimo educativo di Don Bosco, è al centro e al cuore dell’affettività e dell’effettività con cui il docente deve seguire gli studenti del progetto pedagogico del nostro Ateneo». Lo ha evidenziato la pro rettrice dell’Università per stranieri nel ricordare che «tanti membri della famiglia salesiana frequentano i nostri corsi di lingua italiana e molti dei nostri studenti fruiscono dell’ospitalità della residenza universitaria “Don Bosco”». Tra le varie componenti del progetto pedagogico dell’Università per stranieri, la prof.ssa Gambini ha ricordato quella dell’integrazione e inclusione degli studenti, come i figli di famiglie siriane cristiane accolte dalla Caritas attraverso i “corridoi umanitari” della Comunità di Sant’Egidio.

Il pro rettore Elisei.

«Dall’“osservatorio università” emerge un’emergenza educativa da parte di famiglie e di quanti sono chiamati ad essere educatori». A dirlo è stato il pro rettore dell’Università degli Studi, che ha aggiunto: «I figli crescono guardando i genitori, gli adulti e l’importante è quello che riescono a percepire ed associare. Gli educatori devono essere capaci di parlare poco e agire molto. Per questo – ha sottolineato il prof. Elisei – chiediamo alla politica di essere corretta, al di là delle norme che mette in campo, e alla Chiesa di essere una Chiesa di fede, al di là di quello che ci racconta. I ragazzi fuggono dall’impegno, perché non sono abituati a sudare quello che hanno a casa e abbiamo bisogno della crescita di luoghi capaci ad educarli alla loro libertà, come l’Istituto Don Bosco, per essere i responsabili del loro futuro».

Cento anni di futuro.

«Al centro della missione salesiana sono i nostri giovani e noi ci poniamo al loro servizio». Lo ha sottolineato il direttore dell’Istituto Don Bosco don Giorgio Colajacomo nel porgere il saluto di ringraziamento a quanti sono intervenuti e preso parte all’incontro, tra i quali il rettore emerito dell’Università degli Studi Franco Moriconi, ex allievo salesiano. «Siamo certi di poter contare sulla vostra collaborazione – ha proseguito don Colajacomo – affinché possiamo crescere, come è stato detto, come luogo educativo e formativo. Ci prepariamo a vivere il primo centenario della nostra presenza a Perugia pensando al presente e a ciò che verrà. Non è un caso aver scelto come slogan: “Cento anni di futuro”. Credo che sia la premessa di una serie di iniziative efficaci, non solo rievocazione del passato, a garanzia di impegno per il futuro».

In sintesi…

E’ stato riconosciuto il ruolo educativo dei nonni nella crescita dei figli e chiesto alla politica di legiferare affinché i giovani per lavorare non lascino l’Italia, avanzando la proposta di trovare un percorso comune che aiuti l’Umbria a «trattenere le persone più brave». Al termine dell’incontro il cardinale Bassetti, quasi a voler fare una sintesi degli interventi, ha detto: «I bambini sono e possono essere i formatori dei genitori. Mentre vi ascoltavo ho pensato a una lettera che scrisse san Giovanni Paolo II ai genitori e che aveva per titolo: “I bambini sono i vostri maestri”». Concetto che il presule ha ripreso durante l’omelia della messa celebrata nella palestra dell’Istituto alla presenza di trecento bambini e ragazzi del Settore sportivo e del Centro di formazione professionale. Tra i concelebranti anche un gruppo di giovani sacerdoti koreani ospiti del Don Bosco per apprendere la lingua italiana presso l’Università per stranieri.

Il lavoro è preghiera.

Il cardinale, nell’omelia, ha ricordato quando un noto quotidiano economico italiano, in occasione del centenario della morte di san Giovanni Bosco, intitolò: “La leggenda del santo imprenditore”. «Don Bosco, innanzitutto – ha commentato Bassetti –, si convinse che ogni lavoro fatto nella volontà di Dio e per il bene del prossimo è di per sé preghiera. San Benedetto aveva detto: “Prega e lavoro”. Don Bosco cambiò un po’ questo motto benedettino e disse: “Il lavoro è preghiera se fatto con il cuore, con l’anima ed è un servizio soprattutto per gli altri. Questa è la grandezza di Don Bosco e con queste intuizioni apriva una nuova strada per la santità di tutti i laici anche attraverso l’esercizio dei mestieri considerati più umili».