Da Perugia verso Taranto, alla 49a Settimana sociale dei cattolici italiani. L’intervento del cardinale Gualtiero Bassetti: “E’ tempo di scelte coraggiose affinché non siano sempre i più poveri a pagare gli effetti di una crisi sanitaria, sociale, lavorativa, economica e politica”.

A Perugia, nel pomeriggio del 30 settembre, l’incontro di presentazione della 49a Settimana sociale dei cattolici italiani dal titolo: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso”, in programma a Taranto (21-24 ottobre 2021), organizzato dall’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro e dalla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali. Sono intervenuti il cardinale arcivescovo e presidente della Cei Gualtiero Bassetti, il presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana Giuseppe Notarstefano, l’economista Leonardo Becchetti, entrambi membri del Comitato preparatore della 49a Settimana sociale, e l’assessore alla cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano. A moderare i lavori, trasmessi dai canali social del settimanale La Voce, è stato il direttore della Pastorale diocesana per il sociale e il lavoro, il diacono Carlo Cerati. A ciascun partecipante è stato donato un seme di tulipano come simbolo dell’impegno di ogni uomo a prendersi cura del suo germoglio, che rappresenta il futuro e la bellezza da generare in ogni ambito della vita.  Tra i presenti anche alcuni rappresentanti delle realtà produttive del territorio.
Di seguito il testo integrale dell’intervento-prolusione del cardinale Bassetti.

 

“Ringrazio per questa iniziativa diocesana, che intende presentare alla nostra comunità il prossimo incontro di Taranto. Si tratta di una tappa significativa della vita ecclesiale del nostro Paese che, unitamente alla Chiesa universale, si appresta a vivere l’esperienza del cammino sinodale. La Settimana Sociale entra a buon diritto in questo percorso e ne costituisce un qualificato tempo di riflessione e di comunione.

Saluto gli organizzatori, in primo luogo il Diac. Carlo Cerati, e gli illustri ospiti: Leonardo Varasano, assessore alla cultura del Comune di Perugia; Leonardo Becchetti, Membro del Comitato delle Settimane Sociali; Giuseppe Notarstefano, presidente dell’Azione Cattolica e anch’egli membro del Comitato delle Settimane Sociali. Il mio ringraziamento a tutti i convenuti.

La 49a Settimana Sociale è imminente e rappresenta un momento molto importante per la Chiesa italiana. È il primo appuntamento dall’inizio della pandemia che ci è dato in presenza per condividere riflessioni, progetti, sogni. Proprio il Covid ha accelerato situazioni sociali critiche e ha evidenziato nodi non ancora sciolti nella nostra società. La crisi che stiamo attraversando è complessa: è sanitaria, sociale, lavorativa, economica e politica. Per questo guardiamo con fiducia a Taranto, città simbolo di un modello di sviluppo che ha lasciato insoddisfatti e ha creato danni ambientali: siamo chiamati a coniugare ambiente e lavoro, salute ed economia. Andando a Taranto, è come se idealmente visitassimo i numerosi siti di interesse nazionale (SIN) presenti nel nostro Paese: sono luoghi che parlano di inquinamento e di degrado. Come credenti condividiamo le preoccupazioni per quello che sta accadendo al nostro pianeta e al nostro Paese. Troppa gente ha sfruttato regioni e territori, lasciandosi guidare dal loro interesse privato e facendo pagare il conto salato alle future generazioni. Siamo chiamati ad operare una conversione ecologica, come ci suggerisce il Santo Padre nell’enciclica Laudato si’, ossia la trasformazione dei cuori e delle coscienze. Un atteggiamento sbagliato verso la creazione ci ha illuso di trattare ogni creatura di Dio come semplice oggetto. Abbiamo così riempito il mondo di rifiuti e di scarti, quasi che alcune realtà create non abbiano un senso o che possano essere sfruttate per interessi meramente materiali. Serve un cambio di passo che possiamo fare insieme. Per questo a Taranto affronteremo il tema: «Il pianeta che speriamo». Abbiamo nel cuore la fiducia che le cose possono cambiare. Come esseri umani siamo capaci di fare meglio e non ci manca la fantasia per riconoscere nella creazione un dono da contemplare più che un bene da sfruttare.

In secondo luogo, la Settimana Sociale di Taranto si inserisce nel cammino sinodale della Chiesa italiana. È una sorta di prova generale. Non ci aspettiamo un semplice Convegno, dove chiamare i migliori a parlare. Desideriamo ascoltare le nostre comunità, le diocesi, le parrocchie, le associazioni, i movimenti, i gruppi per sintonizzarci tutti sulla via aperta dal magistero di Papa Francesco. La Laudato sì’ e la Fratelli Tutti sono come due lampade che illuminano il cammino. So che nella Settimana Sociale verrà assegnato un ruolo speciale ai giovani: ritengo che sia una profezia nel nostro tempo. I giovani sono troppo spesso oggetto di attenzione e di preoccupazione, mentre dovremmo guardarlo con occhi nuovi. La loro fantasia e il loro entusiasmo ci possono aiutare a camminare in modo nuovo, evitando di prendere scorciatoie o di sapere in partenza che cosa sia necessario fare.

Le prove generali del cammino sinodale vedono un momento importante nella raccolta delle buone pratiche. Talvolta rischiamo di piangerci addosso e guardiamo solo ai problemi che sembrano schiacciare le famiglie e le persone. Non li vogliamo nascondere, ma non possiamo cadere nella tentazione di pensare che, come uomini e come discepoli di Cristo, non siamo più capaci di bellezza. In realtà, lo Spirito di Cristo continua a soffiare sulle nostre comunità. Ci sono cose nuove che stanno germogliando: perché non aprire gli occhi per lodare il Signore? Perché fingere che tutto sia solo negativo? Se ci guardiamo attorno ci accorgiamo che il bene ha la sua forza. Ci sono imprenditori che sanno coniugare il lavoro e la cura per l’ambiente. Ci sono lavoratori valorizzati nella loro attività quotidiana e che si appassionano per quello che fanno. Ci sono persone che hanno smesso di definirsi consumatori in nome di scelte più oculate di acquisto verso prodotti sostenibili. Ci sono parrocchie e oratori che sono punti di riferimento educativo per le tematiche ambientali. Ci sono scuole che formano alla cultura ecologica. Ci sono gruppi di persone che hanno fatto della Laudato sì’ la loro bussola di orientamento nella vita. Ci sono amministrazioni pubbliche che hanno favorito scelte di promozione del territorio con criteri di sostenibilità turistica. Ci sono agricoltori che hanno smesso di usare pesticidi chimici per produrre in modo biologico. Ci sono organizzazioni commerciali che puntano a movimentare il meno possibile le merci, secondo l’idea che i beni a chilometro zero sono a impatto ecologico zero. Ci sono comunità religiose e monastiche che sanno celebrare la bellezza della creazione attraverso la loro vita e la loro preghiera. Ci sono famiglie sostenibili perché convinte che la bellezza delle relazioni non dipende dalla quantità di oggetti disponibili. Insomma, c’è un bene sommerso che occorre portare allo scoperto. Dio continua a stupirci con l’azione del suo Spirito e a noi tocca il compito di rendere grazie.

Questa stagione è stata definita di transizione ecologica. È tempo di scelte coraggiose. Riguardano la vita di tutti e nessuno può sentirsi escluso. Si sa che all’interno di ogni passaggio epocale, i cambiamenti generano mal di pancia e incomprensioni. Il grande tema per la Chiesa è che questa transizione venga condivisa e sia frutto della responsabilità di tutti. Talvolta abbiamo l’impressione che si finisca per far pagare le conseguenze delle novità alle persone più povere e più deboli. Come è scritto nell’Instrumentum laboris della Settimana Sociale di Taranto, l’esclusione degli ultimi dipende «soprattutto per il fatto che i costi di tale transizione vengono spesso scaricati sui gruppi più fragili che si ritrovano così a sopportare i danni causati da altri. Non è possibile affrontare la questione ecologica senza il senso di giustizia che guarda al problema cominciando dai più poveri» (IL 22). Un prete di campagna come don Primo Mazzolari ci aiuta a far tesoro di una spiritualità che appartiene al cuore della nostra fede: «Forse tante nostre infelicità derivano da questo mancato accordo con la natura, come se noi non fossimo partecipi di essa. Tutto si tiene, ed accettare di vivere in comunione non è una diminuzione, ma una pienezza»[1]. Come non ricordare la profonda spiritualità di san Francesco d’Assisi su questo tema?

La Settimana Sociale ci ricorda la bellezza e l’impegno di vivere in comunione con tutte le creature. La fraternità è un dono prima ancora che un impegno. Senza uno sguardo contemplativo sulla creazione rischiamo di affrontare temi che sono etici con il solo approccio tecnico. C’è una portata sociale e ambientale, spirituale e culturale, economica e politica della stagione che stiamo vivendo. Sono in gioco le relazioni con Dio, tra di noi e con il creato. Vogliamo cogliere Taranto come una bella opportunità per continuare a camminare insieme. Come Chiesa e come cittadini”.

[1] P. Mazzolari, Diario di una primavera, a cura di I.B. Volpi – E. Garlaschelli, EDB, Bologna 2020, 54.