Perugia: Il primo anniversario della morte di mons. Giacomo Rossi, fondatore della Caritas diocesana, che fece della Carità «il suo stile di vita, privilegiando sempre i poveri e gli afflitti»

Il 23 giugno 2017 tornava alla Casa del Padre mons. Giacomo Rossi, il fondatore e primo direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, parroco per quasi 60 anni di Sant’Egidio e Lidarno. Il suo successore don Antonio Sorci e i suoi parrocchiani ricordano il loro “don Giacomo” con la celebrazione eucaristica in suo suffragio sabato 23 giugno (ore 18), nella chiesa di Sant’Egidio di Perugia. Nella locandina-avviso affisso in parrocchia si legge: «Siamo tutti invitati a partecipare per ringraziare il Signore del dono e del bene che tutti noi abbiamo ricevuto da don Giacomo».

Mons. Rossi era l’amico di tutti, anche dei “lontani” e dei “diversi”, perché, come ha evidenziato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti il giorno delle sue esequie, «don Giacomo ha fatto della Carità il suo stile di vita, privilegiando sempre i poveri e gli afflitti, i miti e i misericordiosi. Un amore smisurato per il prossimo che lo ha portato a seguire la volontà di papa Paolo VI e a fondare la Caritas diocesana. Don Giacomo era un grande parroco – ha commentato il cardinale – ma al contempo umile e di poche parole, ma nel momento del bisogno, lui c’era».

La Caritas diocesana, su indicazione dell’attuale direttore, il diacono Giancarlo Pecetti, ha intitolato a don Giacomo Rossi la “Sala rossa” delle riunioni del “Villaggio della Caritas-Sorella Provvidenza”, sede della stessa Caritas diocesana e del Centro di ascolto diocesano. Questo Centro è stato una delle prime opere segno promosse da mons. Rossi, un sacerdote lungimirante e profetico nel cogliere quello che decenni dopo sarebbe stato il fenomeno migrazione. Nel 1989 si prodigò ad attivare a Perugia un servizio di ascolto e di accoglienza per studenti immigrati, poi divenuto il Centro di Ascolto diocesano, affidandone la responsabilità ad una giovane assistente sociale, Stella Cerasa, che l’ha coordinato per 25 anni.

 

Ricordiamo una breve biografia di mons. Rossi in occasione del primo anniversario della sua morte.

Nato il 16 novembre 1930 a Perugia, dopo gli studi in Seminario fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1953 e due anni più tardi venne nominato parroco di Sant’Egidio. Oltre ad aver fondato la Caritas diocesana nel 1976 a seguito dell’esperienza della Chiesa perugino-pievese accanto alle popolazioni terremotate dei Friuli nel condividere la loro sofferenza attraverso tanti giovani volontari, portò avanti nei 25 anni della sua direzione (1976-2001) numerosi progetti a favore degli “ultimi”: disabili e malati senza alcuna assistenza, detenuti e detenute, persone in gravi condizioni di disagio e di emarginazione, giovani e svantaggiati in cerca di lavoro, dando vita a diverse opere segno, cooperative sociali e contribuendo alla nascita dell’Associazione perugina di volontariato (Apv) e all’opera del Centro volontari della sofferenza (Cvs). Tra le sue battaglie come non ricordare quella a favore dell’Obiezione di coscienza, che, come ricorda ancora uno dei “suoi” giovani volontari, fu anche «denunciato per attività di volantinaggio fatte davanti a caserme». Mons. Rossi si prodigò molto anche nel sostenere l’importanza del ruolo pedagogico e sociale svolto dalle Scuole d’infanzia cattoliche, ricoprendo per lunghi anni la carica di presidente diocesano della Fireu.

Da direttore della Caritas di Perugia, mons. Rossi ricoprì il ruolo di delegato regionale della Caritas Umbria e fu membro della Presidenza della Caritas italiana, esperienza che lo portò a stretto contatto con due grandi figure di sacerdoti italiani impegnati nella carità e nel sociale, i monsignori Giovanni Nervo e Giuseppe Pasini, che attraverso di loro la Caritas italiana, voluta da papa Paolo VI nel 1971, mosse i suoi primi passi. Don Rossi, per la sua infaticabile opera e generosa disponibilità verso i più bisognosi, fu nominato cappellano di Sua Santità con il titolo di monsignore. Tra i suoi non pochi meriti quello di essere stato un sacerdote aperto ai laici, impegnandoli non poco anche in servizi di responsabilità in parrocchia e in Caritas, dando loro subito fiducia che è più difficile se bisogna conquistarsela giorno dopo giorno».