Perugia, incontro dell’Apostolato biblico diocesano: Il cardinale Gianfranco Ravasi, “rileggendo” il libro di Daniele della Bibbia, ha esortato i giovani, ma non solo, a non lasciarsi strumentalizzare dal potere, a non rigettare il presente, a far trionfare la giustizia e, soprattutto, a non essere apocalittici con la loro l’indifferenza

«Sono lieto che questa sera a riscaldare il nostro cuore, in questa cattedrale piena di fedeli come in tutte le occasioni, anche liturgiche, più importanti, sia ancora una volta il carissimo cardinale Gianfranco Ravasi». Con queste parole il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti ha dato il benvenuto, la sera del 12 gennaio, al presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, invitato dal Settore Apostolato Biblico e dall’Ufficio Catechistico dell’Archidiocesi perugino-pievese a offrire una lettura, alla luce dei nostri giorni, del libro biblico di Daniele in preparazione al Sinodo dei Vescovi per i giovani. Il cardinale Bassetti ha proseguito il suo intervento di saluto dicendo: «Lo accogliamo con tanta gioia e lo ringraziamo per essere nuovamente tra noi a distanza di nemmeno un anno. Il nostro precedente incontro è avvenuto lo scorso febbraio, quando, in una gremita Sala dei Notari del Palazzo dei Priori, il cardinale Ravasi è intervenuto sul “Discorso della montagna” di Gesù. Conosciamo il suo affetto e la sua stima per la nostra città e la nostra Chiesa e gliene siamo veramente grati». Bassetti, richiamandosi al titolo di un recente libro di Ravasi, “Quanto manca ancora all’alba? La Bibbia e il pensiero apocalittico” (EDB 2017), ha introdotto l’intervento dell’illustre ospite che ha avuto modo di presentare questa sua opera molto legata al tema della serata.

 

In preparazione al Sinodo dei Vescovi sui giovani.

Un tema, come ha precisato padre Giulio Michelini, Ofm, responsabile dell’Apostolato Biblico dell’Archidiocesi, scelto «grazie al suggerimento del cardinale Gualtiero Bassetti e del vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti per prepararci insieme come Chiesa al prossimo Sinodo dei Vescovi voluto da papa Francesco su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, che si terrà in Vaticano dal 3 al 28 ottobre 2018». Ci prepariamo a questo importante evento ecclesiale, ha evidenziato il noto teologo e biblista francescano, «leggendo tre libri dell’Antico Testamento dedicati a tre giovani: Ester, Daniele e Tobia. Il cardinale Ravasi ci aiuterà ad approfondire il libro di Daniele, il più difficile e delicato dei tre. Daniele era un giovane coraggioso in un tempo molto turbolento della storia del popolo d’Israele, dove si cercava di far perdere agli ebrei la loro identità civile e religiosa e questo scontro è tale che viene definito in qualche modo apocalittico. Il pensiero apocalittico come ricorda il cardinale Ravasi nel suo libro “Quanto manca ancora all’alba?” – ha sottolineato padre Michelini – ha ancora molta fortuna anche quando viene interpretato in modo poco corretto. “L’apocalittica, scrive Ravasi, ha ancora una sua forza, ha ancora germi che continuano a prosperare soprattutto a livello popolare”».

 

Uno sguardo verso l’alto, verso la speranza.

Il presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, a margine dell’incontro, intrattenendosi con alcuni giornalisti, ha evidenziato che «la lettura del libro di Daniele ha soprattutto uno scopo, quello di cercare di introdurre nell’interno di un orizzonte difficile, corrotto, stanco e malato uno sguardo verso l’alto e verso la speranza. E’ per questo motivo che la Bibbia invita questi giovani, che sono i protagonisti del libro, a non lasciarsi attrarre dalla rete dello scoraggiamento, della mancanza di senso, del significato, ma di continuare e ritrovare una speranza, un futuro».

 

Apocalittico è oggi anche l’antipolitica.

Il cardinale Ravasi ha approfondito il tema del libro di Daniele, non semplice, spesso difficile, come lui stesso lo considera, attraverso «tre strade» che sono anche un monito, soprattutto alle giovani generazioni, a non lasciarsi strumentalizzare dal potere, che sfrutta le loro doti fisiche e le loro capacità umane. Soprattutto a non essere apocalittici in senso negativo, «una tentazione – ha sottolineato Ravasi – che esiste da sempre nella storia. E’ il rifiuto della stessa storia, di ciò che abbiamo, se si vuole un po’ l’antipolitica di oggi, attraverso la critica radicale, sistematica e totale a tutto, il rigetto, la nausea, l’indifferenza, il rifiuto di qualsiasi impegno nel presente sottoposto a opposizione sempre, che alla fine dà origine al fondamentalismo». Inoltre i giovani non devono rinunciare alla loro «dote della spiritualità, della fede, dei valori e questo è l’elemento decisivo all’interno della storia».

 

Contrastare lo “stalking” verso le donne nell’impegnarsi seriamente per la giustizia.

Infine, dai giovani del libro di Daniele giunge la lezione ad impegnarsi per la giustizia, nel confrontarsi all’interno di situazioni morali (esempio la storia della giovane Susanna), «dove abbiamo palesemente la corruzione del potere – ha commentato il cardinale –, attraverso due magistrati che facevano quello che oggi è “stalking”, nel poterla avere con il ricatto. Questo è uno dei problemi che sentiamo nella nostra epoca: la violenza contro le donne e la prevaricazione anche nel linguaggio che è nelle forme che ben sappiamo. Daniele è il giovane che riesce a smentire questo con la sua purezza, la sua sincerità, il suo coraggio, mentre la folla sta sempre con il potere seguendo l’onda dominante; lui è l’unico che si alza e argomentando riesce, non con la mera contestazione del potere corrotto, a far trionfare la giustizia, a impegnarsi seriamente per la giustizia».

 

Rischio Sinodo dei Vescovi: considerare i giovani un oggetto da mettere sotto il microscopio.

«Il libro letto in questa luce, anziché parlare dei giovani – ha evidenziato Ravasi –, potrebbe essere un libro che parla ai giovani. Il rischio del prossimo Sinodo è proprio quello di considerare i giovani come un oggetto da mettere sotto il microscopio. Questo libro è un po’ un appello, anche se di sua natura non è nato per questo, per la giovane generazione di ebrei che sta sorgendo, che viene stimolata a conservare la purezza della sua fede, la forza della sua morale, il suo impegno civile. Un libro, non va dimenticato, che ha la caratteristica di appartenere al genere apocalittico, anche se non l’ho è del tutto, che si interessa molto della fine del mondo, mentre l’escatologia, una apocalittica sana, si interessa del fine della storia e del mondo, di una meta da raggiungere in questa luce. Il messaggio che va raccolto dal libro di Daniele è quello di non essere apocalittici con l’indifferenza, rigettando il presente quando “il Regno di Dio è in mezzo a voi”, diceva Gesù. L’indifferenza è nel non riconoscere il Regno di Dio».