Una numerosa rappresentanza dei giovani perugino-pievesi a “#Seguimi”, il pellegrinaggio-incontro con papa Francesco, in Piazza San Pietro, Lunedì dell’Angelo. Don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale giovanile: «ciò che conta è il seme gettato di un’esperienza che si possa tradurre per loro in cammino di crescita consapevole».

«Anche la piazza ha sofferto il digiuno e adesso è piena di voi! Oggi, tutti voi, siete insieme, venuti dall’Italia, nell’abbraccio di questa piazza e nella gioia della Pasqua che abbiamo appena celebrato». Don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile, ha voluto ricordare le parole di papa Francesco nel tracciare un “bilancio” del pellegrinaggio-incontro a Roma, in Piazza San Pietro, dello scorso Lunedì dell’Angelo 18 aprile, dal titolo “#Seguimi”, organizzato dal Servizio nazionale di pastorale giovanile della Cei, per gli adolescenti, dai 12 ai 17 anni, a cui hanno partecipato in 80mila provenienti da tutta l’Italia. Tra questi 1.200 erano gli adolescenti umbri di cui 300 dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve accompagnati da sacerdoti e animatori d’oratorio. Alcuni di loro hanno definito la giornata «la pasquetta con papa Francesco», iniziata di buon mattino con raduno e partenza in autobus da Montemorcino, Olmo, San Sisto e Castiglione del Lago alla volta di Roma. In Piazza San Pietro c’era anche il cardinale Gualtiero Bassetti, in qualità di presidente della Cei, che ha preso la parola nel rivolgere il saluto al Santo Padre. «Tenerissimo – racconta don Luca Delunghi – è stato vedere lo sguardo e i commenti dei ragazzi che dicevano tra loro: “ma è il nostro vescovo, ma è Bassetti”; segno di una Chiesa fatta di persone che nel riconoscersi a vicenda cresce nella reciproca stima e nel senso di appartenenza».

Don Delunghi. «Siamo felici e grati a Dio di aver risposto alla chiamata del Santo Padre e di essere stati parte di questa Piazza come Diocesi di Perugia – commenta il direttore della Pastorale giovanile –. L’intuito e il fiuto dei nostri giovani ci ha condotti e spinti a San Pietro, proprio come sottolineato da papa Francesco. La loro adesione spontanea, la volontà di esserci, la serenità con cui hanno vissuto ogni momento della giornata, i sorrisi e le risate, la pacata pazienza con cui sono stati in coda per l’ingresso in piazza, la tenacia e lo spirito di adattamento e poi la gioia dell’incontro con il Papa: questo è stato il filo conduttore di un evento tanto atteso quanto sperato. Per tantissimi di loro è stata la prima occasione di vedere San Pietro e soprattutto di incrociare da vicino lo sguardo del Papa: totalmente inaspettato vederlo passare a pochissimi metri da loro e grandissima l’emozione. Ai parroci, agli animatori e in particolare ai ragazzi una parola su tutte: tirare fuori dal buio le proprie paure e portarle alla luce, dividendone il peso con chi ci è vicino e prossimo per vivere e camminare nella luce».

Farci prossimi a ognuno dei ragazzi. «Questo è ciò che riportiamo come Pastorale giovanile perugina – prosegue nella sua riflessione don Delunghi –, cioè l’invito a farci prossimi a ognuno dei ragazzi che vivono dentro, fuori e intorno ai nostri oratori e alle nostre parrocchie, nei territori, in una pastorale che non sia solo l’evento ma sia presenza, ascolto e accoglienza quotidiana a servizio dei più piccoli, perché sempre abbiano l’occasione nelle proprie zone pastorali di incontrare qualcuno che li aiuti a svelare le paure, le inerzie, i dolori facendoli risorgere nella luce.

Il discepolo che riconosce il Maestro. «Il Papa è stato il vero catalizzatore dell’interesse dei ragazzi – evidenzia don Luca Delunghi –, perché il fiuto e l’intuito non li tradisce e li spinge a riconoscere chi ha per loro parole di Vita Eterna. Noi che li abbiamo accompagnati siamo stati spettatori di un Miracolo annunciato: il discepolo che riconosce il Maestro, nell’autorevolezza, nella tenerezza, nella fragilità di un uomo anziano e nelle sue parole risolute, semplici, poche ed efficaci. Che questo sia accaduto per un minuto e che poi nel vortice dell’età adolescenziale possa essere messo alla prova e verificato, rinnegato e riconosciuto ci sta assolutamente: ciò che conta è il seme gettato di un’esperienza che si possa tradurre per loro in cammino di crescita consapevole».

L’esperienza di un adolescente pellegrino. «La giornata del 18 aprile in Piazza San Pietro, con Papa Francesco, è stata per noi giovani un’opportunità speciale e allo stesso tempo importante, dopo due anni di isolamento per la pandemia». Così racconta la sua esperienza di adolescente pellegrino Pietro Maria Rossi di Perugia, che prosegue nel dire: «Riempie veramente il cuore poter essere, dopo questi lunghi momenti difficili, in mezzo a una piazza piena di ragazzi come me. Le testimonianze di coetanei e le parole del Papa sono state di conforto e stimolo per affrontare a testa alta tutte le difficoltà che la vita ci metterà davanti. La cosa che mi ha colpito di più è quando il Papa ci ha detto che non bisogna vergognarsi di avere paura e anche che abbiamo qualcosa di prezioso che gli adulti non hanno: l’intuito per le cose vere e belle; e in quel momento le sue parole ci hanno fatto sentire capiti e allo stesso tempo preziosi. Per ultimo ma non da ultimo il clima di festa, i cantanti e ballerini scelti con un’attenzione ai nostri gusti e con momenti divertenti ma allo stesso tempo di riflessione come quelli con l’attore Scifoni. Una giornata da ricordare proprio perché eravamo in tanti, insieme, a far festa».

Don Marco Briziarelli. «È stato bellissimo rivedere Piazza San Pietro dopo due anni piena di giovani. Ottantamila in ascolto delle parole di papa Francesco». Così il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, uno dei sacerdoti-accompagnatori, nel commentare la giornata dello scorso 18 aprile. «Il Papa ha accolto i giovani con grandissima gioia ed entusiasmo e li ha incoraggiati e sostenuti. La cornice dell’abbraccio di Piazza San Pietro ci ha riempito il cuore. Partendo dal Vangelo che abbiamo ascoltato, il Papa ha invitato i giovani, nel buio della crisi, a non fermarsi, ma a fare in modo che le paure vengano illuminate a trovare il coraggio negli scoraggiamenti e continuare ad avere il fiuto della vita più degli adulti. Tenere nel cuore il fiuto di Giovanni e il coraggio di Pietro. Il Papa ha invitato i giovani a vedere la bellezza della vita, perché ci ha detto che la vita è bella nella misura in cui si vive una vita donata e ha lasciato ai giovani un invito, quello di essere missionari nella vita e a vivere una vita di carità. Come direttore Caritas non posso che essere felicissimo di questa giornata vissuta e dell’entusiasmo dei ragazzi e della necessità-bisogno che abbiamo di stare in relazione e di vivere relazioni vere che ci ricordano ogni giorno che Gesù si è incarnato nel fratello e nella sorella che abbiamo al nostro fianco».

Un pensiero alla guerra in Ucraina. «Il Papa non poteva non lasciare un pensiero al momento storico che stiamo vivendo, a questa guerra, nell’incoraggiarci e nello spronarci a vedere la Luce che viene ad illuminare le tenebre, perché noi siamo figli di questa Luce che spazza via le tenebre dalla nostra vita. Significative le storie raccontate da quattro giovani e la piccola testimonianza di Mattia, un ragazzo di dodici anni che ha raccontato l’amore per il suo papà malato di Alzheimer. Giovani che hanno testimoniato le loro fatiche, il buio del tempo della pandemia, le difficoltà incontrate, ma anche la gioia e il desiderio di tornare a vivere una vita piena della presenza dello Spirito Santo».

Il saluto del cardinale Bassetti. Il presidente della Cei, rivolgendosi a papa Francesco, ha detto: «Questa, credo, è la piazza più bella che si potesse sognare… La gioia di oggi non deve far dimenticare, a noi e a loro, la fatica e la sofferenza dei mesi trascorsi. Non sono dei grandi spensierati i ragazzi che stanno davanti a Lei. Hanno sofferto, molto, durante gli ultimi due anni: più degli adulti sono spesso piombati in una solitudine che nessuna tecnologia ha potuto evitare. E il male della solitudine ne produce molti altri: sono mali che spesso non si vedono, che si annidano dentro al cuore e che rendono più acute le difficoltà nell’affrontare i rapporti con gli altri, lo studio, gli impegni vari della vita di tutti i giorni. Hanno dovuto fare i conti con la fragilità del corpo e della malattia. Alcuni di loro hanno visto in faccia la morte, quella dei nonni, delle persone care, degli amici. Sono stati costretti a volersi bene senza potersi manifestare l’affetto. Hanno cercato di portare avanti i loro percorsi formativi davanti ad uno schermo. Hanno scoperto che il sapere non ha sapore, se è soltanto una ricerca solitaria. Sono affiorate nel loro cuore le domande che ogni adolescente si pone sul perché si vive, perché si soffre e perché si muore. Il futuro è apparso loro oscuro e incerto. Ma questo ha permesso a noi adulti di sentirci più fraterni con loro, perché quelle domande sono anche le nostre… Eppure e nonostante tutto, ci hanno sorpresi» e «questa piazza piena di ragazzi e traboccante di entusiasmo è la loro risposta».

L’esperienza gioiosa della Risurrezione. «Chissà che questi ragazzi, oggi, ci aiutino davvero a riprendere le fila del Vangelo – ha proseguito Bassetti nel rivolgere il saluto al Papa –, dentro questa storia, drammatica e appassionante, nella quale il Signore ci chiede di testimoniare la nostra fede… È importante anche per loro che lei abbia deciso di essere qui oggi: con generosità si spendono nelle parrocchie di tutta Italia e il loro lavoro è oscuro, talvolta lo vede solo il Signore e spesso è questa la loro unica, insostituibile consolazione. Sono sicuro che questi ragazzi e questa giornata darà anche a loro il coraggio per il ritorno a casa e per la ripresa del loro impegno… Se oggi siamo qui, lo dobbiamo a questi ragazzi! Immagino che le loro paure, le loro ansie, i loro dubbi non si siano dissolti nel giro di qualche giorno: sono qui per il bisogno intenso di un incontro bello, importante, da ricordare in futuro. Qui vorrebbero capire che le loro domande sono accolte da qualcuno e che il mistero della vita può continuare a esercitare il suo fascino su di loro. Hanno viaggiato come pellegrini verso Roma, hanno ritrovato i loro amici e ne hanno trovato di nuovi. Ma ora hanno bisogno della parola di un Padre, la sua, che annunci loro che il Signore Gesù può farci vivere ancora una volta l’esperienza gioiosa della Risurrezione”.

Il discorso di papa Francesco può essere scaricato al link:

https://www.chiesacattolica.it/il-discorso-di-papa-francesco-agli-adolescenti

La fotogallery è stata realizzata da alcuni dei giovani pellegrini perugino-pievesi in Piazza San Pietro.