L’omelia del vescovo ed amministratore diocesano mons. Marco Salvi della Solennità di san Lorenzo, diacono e martire, titolare della cattedrale, celebrata il 10 agosto. Il presule: Lorenzo «patrimonio culturale comune, mentre stiamo attraversando l’epoca della cultura liquida se non gassosa»

Carissimi fratelli e sorelle,

un saluto al Sindaco Andrea Romizi, alle autorità civili e militari, un saluto particolare al Cardinale Gualtiero Bassetti che per dodici anni ha governato pastoralmente questa Arcidiocesi e che con la sua testimonianza di vita ha reso più ricca la vita di questa chiesa. A lui va il nostro grazie deferente ed affettuoso.

Saluto fraternamente tutti i sacerdoti concelebranti, i diaconi e voi tutti, popolo di Dio.

Punto di riferimento sicuro. Con la Santa Messa di questa sera rendiamo grazie al Signore per il diacono e martire Lorenzo titolare della nostra Cattedrale. Celebrare un santo come Lorenzo ai giorni nostri, in un’epoca profondamente cambiata rispetto anche ad un passato recente, deve essere per noi cristiani un patrimonio culturale comune, mentre stiamo attraversando l’epoca della cultura liquida se non gassosa. Mancano punti di riferimento sicuri e non riusciamo a dare una risposta chiara ‘su chi è l’uomo?’. Viviamo un’epoca profondamente segnata dalla pandemia e dalle problematiche che essa ha generato, che ancora non sono terminate.

Risposte al nostro vivere. All’inizio di questa celebrazione poniamoci subito la domanda: ‘cosa vuol dire per noi oggi la testimonianza del martire Lorenzo?’ Guardiamo a chi era San Lorenzo, come è vissuto, come si è comportato per cercare di trarne degli insegnamenti per noi, cercando delle risposte al nostro vivere. Lorenzo, giovane colto ed intelligente, che viveva il Vangelo, che credeva profondamente nel Dio di Gesù Cristo in una chiesa, quella del III secolo, che non era strutturata come quella che conosciamo noi oggi. Una chiesa composta da comunità piccole, meno organizzate, ma più attente a vivere la Parola di Dio e a nutrirsi della Parola e dell’Eucarestia, nelle quali i componenti delle comunità erano più partecipi della vita comunitaria e della missione della Chiesa per portare il Vangelo a tutti. Una chiesa dove il linguaggio comprensibile della Carità era praticato e parlato con grande generosità, perché si era compreso autenticamente che Gesù ha dato la vita per noi e noi dobbiamo dare la vita per gli altri. Una vita che si propone come modello.

Vivere la vita nella carità. Al contrario di quelle comunità e di Lorenzo, pensiamo che oggi possa bastare un discorso buono, un pensiero, un’analisi, un concetto anche se giusto e corretto per conquistare la vita. No, non è cosi! Non è nemmeno un ‘discorso religioso’ che può trascinare l’umano o solo il ‘parlare di Dio’ che rende attraente l’esperienza di fede. Altri credono che un’etica, un doverismo sulle ‘cose da fare’ possa essere un antidoto. L’etica non basta anche quando è condivisibile. L’adesione a Cristo è un’altra cosa: è una scelta di vita. Celebrare San Lorenzo, vuol dire assumersi l’impegno di vivere come Lui, innanzitutto la vita nella carità. La carità è in grado di generare un cambiamento autentico nelle persone e nella società. Il Vangelo, ci spiega come si ama: Gesù si paragona ad un chicco di grano che, se non marcisce e muore, se non si dona totalmente rimane solo e non produce frutto, ma se muore produce la spiga e il frutto.

Spendere il nostro cuore per tutti. Se vogliamo vivere della carità come Lorenzo, non dobbiamo avere paura di perdere ciò che abbiamo e ciò che siamo. Dobbiamo anche noi dare la nostra vita, lasciando le nostre sicurezze e certezze, per vivere contro corrente abbandonando ogni compromesso o comportamento ipocrita, spesso purtroppo mascherato da comportamento cristiano, sapendo che tutto ciò che si possiede in questo mondo non è per se ma per tutti: sforziamoci di unire il nostro cuore a Dio e a spendere il nostro cuore per tutti.

Rifondare la nostra fede. In questo tempo e in questa nostra società cambiati così velocemente siamo quindi chiamati a rifondare la nostra fede per essere testimoni di carità in questo mondo. L’autentica carità che Lorenzo ci insegna camminando sulle orme di Cristo sia per tutti noi strada da percorrere. Da Lorenzo, disinteressato uomo di carità, capace di morire a se stesso, ai propri interessi e convenienze, torniamo tutti a imparare la strada giusta da scegliere nella nostra vita. La liturgia di oggi ci aiuti a condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo, a compiere gesti concreti di amore, affinché la carità sia praticata e produca frutti buoni affinché nasca una civiltà nuova e rinnovata, la civiltà dell’amore.

Diaconi, testimoni autentici di Cristo. All’intercessione del santo titolare della nostra cattedrale, affidiamo anche tutti i diaconi e in particolar modo Simone Cicchi che tra poco sarà ordinato, affinché nella loro vita e nelle loro opere siano testimoni autentici dell’insegnamento di Cristo.

Sia lodato Gesù Cristo!

+ Marco Salvi

vescovo ed amministratore diocesano di Perugia-Città della Pieve