La seconda “Festa del lavoro e della solidarietà” a San Sisto e Sant’Andrea delle Fratte. Il parroco don Claudio Regni: «Girare per la nostra zona industriale è come camminare dentro una chiesa»

Meteo permettendo, domenica 19 maggio (dalle ore 15), si svolgerà la seconda “Festa del lavoro e della solidarietà”, all’aperto, adiacente l’antica cappella dell’Assunta e di San Giuseppe, nel “cuore” della zona industriale di San Sisto e Sant’Andrea delle Fratte, in via Sacconi di Perugia, promossa dalle comunità parrocchiali della II Zona pastorale dell’Archidiocesi. A quest’iniziativa di rilievo diocesano, incoraggiata dal cardinale Gualtiero Bassetti, lo scorso anno hanno preso parte centinaia di persone in rappresentanza di aziende e famiglie desiderose di condividere gioie e sofferenze di quanti sono in età lavorativa. L’edizione 2019 avrà inizio con la “Giocoleria” per fanciulli dai 3 ai 10 anni, per proseguire con la premiazione del 2° Torneo di Calcio a 5 per squadre aziendali e culminare con la messa presieduta dal cardinale Bassetti, che si soffermerà sul tema: “Non ci può essere lavoro senza solidarietà”. La festa si concluderà con un’agape fraterna offerta dai volontari degli Empori Caritas.

Solidarietà, una carità concreta.

«E’ una festa di popolo – spiega il parroco don Claudio Regni – per evidenziare il senso della solidarietà, che è una carità concreta, attraverso due servizi diocesani realizzati nel nostro territorio parrocchiale che abbraccia la zona industriale più importante della città: l’Emporio “Divina Misericordia”, dove 350 famiglie in difficoltà per la perdita del lavoro vengono a ritirare generi alimentari di prima necessità; l’Emporio del Vestito. Quest’ultimo è stato allestito negli ambienti sottostanti la chiesa con tre grandi sale dove le persone possono scegliere abiti per uomo, donna e bambino/a. Sono vestiti nuovi, buoni, dignitosi, che vengono scelti dai volontari per poi donarli a una miriade di gente che viene periodicamente e mi stupisce che l’abito sia richiesto tantissimo come il cibo».

Educare i giovani alla solidarietà verso chi lavoro.

Questa “Festa del lavoro e della solidarietà” ha per simboli quel pezzo di pane e quel vestito donati a chi ha poco o nulla, perché disoccupato o in cerca di occupazione. «La festa 2019 – annuncia don Claudio – ha una caratteristica in più rispetto alla precedente, quella di aver coinvolto nella sua preparazione i giovani del nostro Oratorio affiancandoli ai volontari degli Empori. Questo perché la festa diventi un’occasione profondamente educativa nel comprendere che la fede deve essere operosa e che si incarna nel quotidiano, altrimenti non è cristiana. Inoltre abbiamo inteso continuare questa festa, perché deve entrare dentro lo spirito di ogni creatura, ad iniziare dai più giovani, il desiderio di offrire Gesù agli altri».

Il lavoro, il movimento che nessuno può fermare.

Don Claudio Regni, definito un prete “operaio”, offre una riflessione su quello che lui chiama «il movimento più importante che coinvolge tutti gli esseri umani, quello di miliardi di persone che ogni mattina si alzano per andarsi a guadagnare un pezzo di pane e un vestito. E’ un movimento che nessuno può fermare, iniziato con la Creazione dell’uomo per volontà di Dio. Compiere il proprio lavoro è un atto di amore rivolto alla propria famiglia, che diventa sacro. Girare per la nostra zona industriale è come camminare dentro una chiesa; è piena di sacralità, di religiosità e delle orme di Dio. Il lavoro non è solo un dono per la tua famiglia ma per la società intera, perché stai lavorando per il bene comune, perché anche altri possano godere il dono di grazia che tu hai ricevuto e che stai esprimendo nel tuo lavoro. La nostra zona industriale è una sorta di grande tempio dove in mezzo a chi lavora si vede la lode e la benedizione del Signore. Spesso, purtroppo, la gente non è cosciente di questo e allora, nei giorni che precedono la festa, andiamo nelle fabbriche a ricordare a quanti vi lavorano la sacralità della loro vita, dei loro gesti, delle loro scelte e delle responsabilità che si sono assunti davanti a Dio e davanti agli uomini».