La Residenza protetta per anziani “Fontenuovo” compie 135 anni. Il cardinale Bassetti: «non è un ospizio, non è un ricovero…, ma ambisce ad essere come una “grande famiglia”. Papa Leone XIII la volle come opera e segno di carità, autentica espressione di amore della Chiesa»

Era l’anno 1885 quando, per volontà dell’allora pontefice Leone XIII, già vescovo di Perugia per 32 anni (1846-1878), fu fondato “Fontennuovo” affinché in città non morisse più nessuno per strada. Accadde ad un uomo chiamato dai perugini “Uccellino”, narrano le cronache dell’epoca. Da quel triste episodio è trascorso quasi un secolo e mezzo, ed oggi “Fontenuovo” è una realtà socio-sanitaria della Chiesa diocesana all’avanguardia nell’accoglienza-cura di persone anziane soprattutto non autosufficienti (attualmente sono 90 e 7 autosufficienti ospitate in miniappartamenti).

Superato lo tsunami del Coronavirus. Grazie alla professionalità del suo personale e alla collaborazione di familiari e volontari, questa Residenza protetta ha superato, al momento, lo tsunami del “Coronavirus”. Per il particolare e difficile momento dell’emergenza sanitaria le celebrazioni del 135° anniversario della fondazione di “Fontenuovo” sono state contenute in un programma di eventi svoltosi nella mattinata di domenica 28 giugno, apertosi con la celebrazione eucaristica all’esterno presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti insieme ai sacerdoti anziani ospiti della struttura, e conclusosi con lo spettacolo “Ricordando le origini” di musica e poesia con la presenza dell’artista perugina Mariella Chiarini. Il tutto rispettando le norme per il contenimento del contagio.

Clima di accoglienza e fraternità. Ad accogliere il cardinale Bassetti sono stati il presidente del Consiglio di amministrazione di “Fontenuovo” Orfeo Ambrosi, la direttrice sanitaria Simonetta Cesarini ed una rappresentanza del personale e dei familiari degli ospiti. A tutti loro il presule ha rivolto parole incoraggianti per l’opera svolta nel tempo del Covid-19 e di ringraziamento-apprezzamento, perché «chi viene a “Fontenuovo” – ha sottolineato lo stesso arcivescovo – avverte un clima di accoglienza e di fraternità».

Opera e segno di carità. Il cardinale ha esordito nell’omelia ricordando il suo illustre predecessore: «il grande cardinale vescovo di Perugia, Gioacchino Pecce, salito poi alla Cattedra di San Pietro col nome di Leone XIII, fondò questa casa e la volle come opera e segno di carità, autentica espressione di amore di questa nostra Chiesa. Per questo “Fontenuovo”, lo dico con convinzione profonda – ha proseguito Bassetti –, non è un ospizio, non è un ricovero, non è neppure soltanto una “casa di riposo”, ma ambisce ad essere come una grande “casa famiglia”. Non vogliamo che qui si perda il sapore della famiglia. Siete tantissimi, fra personale, ospiti, parenti degli ospiti, volontari, ma nonostante tutto qui ognuno deve sentirsi in famiglia, a casa sua».

Non scartare nessuno. Commentando il Vangelo della domenica, quasi in “sintonia” con lo spirito che animò la Chiesa perugina della seconda metà dell’800 a fondare “Fontenuovo”, il cardinale ha evidenziato che «le parole di Gesù sono esigenti e non ci accarezzano certamente le orecchie. Gesù non fa sconti, non si accontenta del minimo indispensabile: “Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me… Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me”. Mi raccomando: accoglietevi sempre gli uni gli altri, nei vostri rapporti non scartate nessuno. “Chi avrà dato anche soltanto un bicchiere di acqua a questi piccoli, nel nome mio – dice Gesù – non perderà la sua ricompensa”. L’amore, vedete, non ha bisogno di tante cose… Viviamo impegnandoci tutti il più possibile, ciascuno nel proprio campo. Impegniamoci con coscienza chiara e generosa».

Un “hospice” per persone affette da “demenza grave”. «In continuità con lo spirito delle sue origini – ha annunciato a margine dell’incontro la direttrice sanitaria Cesarini –, un’ala del complesso di “Fontenuovo” è stata recentemente ristrutturata dedicandola in particolare alle persone affette da “demenza grave”, che trascorrono gli ultimi anni della propria vita con la necessità di cure medico-infermieristiche. E’ un “hospice” dedicato a persone affette da questa disabilità per le quali il personale è stato specificamente formato».